Mobbing in crescita a Gorizia, boom di denunce nei primi mesi del 2021

Mobbing in crescita a Gorizia, boom di denunce nei primi mesi del 2021

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Mobbing in crescita a Gorizia, boom di denunce nei primi mesi del 2021

Di Timothy Dissegna • Pubblicato il 20 Lug 2021
Copertina per Mobbing in crescita a Gorizia, boom di denunce nei primi mesi del 2021

Crescono i casi di disagio sul posto di lavoro. Appello a denunciare gli abusi, il servizio gratuito al centro Lenassi.

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L’onda lunga della pandemia non ha provocato solo problemi sanitari, ma anche sociali. Il quadro emerge chiaramente dall’ultimo report del centro anti-mobbing di Gorizia, presentato questa mattina al parco del municipio, che in soli sei mesi registra quasi lo stesso numero di casi dell’anno precedente. Sono infatti 58 le persone che hanno completato il percorso attraverso lo sportello, a fronte di 64 nel 2020 (a sua volta superiore di 20 casi rispetto al 2019). Numeri che rappresentano solo la punta dell’iceberg, però, perché rimane alta la paura di denunciare situazioni di disagio sul posto di lavoro, soprattutto in un momento delicato come questo, dove regna la precarietà.

“Sarebbe bello che questa servizio non servisse - ha sottolineato il sindaco Rodolfo Ziberna - ma questi dati ci allarmano. Il controllo attraverso lo smart working è anche più invasivo rispetto all’ufficio. Non dobbiamo abbassare la guardia ma, anzi, alzarla ancora di più”. Da qui, l’appello a tutti coloro che subiscono questo tipo di violenza a denunciare “perché distrugge la persona e l’ambiente di lavoro”. Analisi condivisa dall’assessore alla Pari opportunità, Marilena Bernobich, che ha anche evidenziato come le abitudini, in questo anno e mezzo segnato dal Covid, siano notevolmente cambiate. Per questo, medici e psicologici sono parte attiva del percorso.

Il profilo standard della persona vessata è quindi quello di una donna tra i 45 e 55 anni, assunta a tempo indeterminato. A denunciare sono infatti principalmente le lavoratrici (40) e, nel complesso, la maggior opera nell’ambito privato (37), soprattutto nel settore industriale (18) e commerciale (16). Si tratta principalmente di impiegati (28) e operai (12). I colloqui sono stati 156. Per quanto riguarda gli assunti nella pubblica amministrazione (21), la maggior parte è attiva nelle autonomie locali (11), a seguire professionisti sanitari e dell’istruzione (8) e delle forze armate (2). Da notare che lo sportello copre l’area goriziana ma anche di Trieste, in quanto lì assente.

“Il trend è in crescita anche a livello locale - ha commentato la coordinatrice Teresa Dennetta -, le richieste di aiuto aumentano anche grazie al supporto dei medici di base, con cui siamo riusciti a raggiungere un utenza maggiore”. L’obiettivo della struttura non è quello di sporgere denunce ma supportare psicologicamente chi trova il coraggio di chiedere una mano. Su questo fronte, pochi giorni fa è stato siglato un protocollo d’intesa, promosso dalla consigliera di parità di Area vasta, Anna Limpido, per creare una rete contro le discriminazioni di genere. A comporla sono le amministrazioni comunali, sindacati, associazioni di categoria e Ispettorato del lavoro.

Come più volte rimarcato, gli operatori impegnati due giorni a settimana - martedì dalle 12 alle 17 e giovedì dalle 9 alle 17 al centro Genassi di via Vittorio Veneto - aiutano le vittime nel percorso. Può bastare un cambiamento della comunicazione, ma a volte bisogna arrivare a predisporre una strategia difensiva nei confronti del superiore. I responsabili di questi abusi sono principalmente uomini che ricoprono ruoli di superiore, spesso fiduciari del datore di lavoro. Con loro, lo sportello non si interfaccia, compito che spetta invece ai legali del singolo o ai sindacati che lavorano in rete con la struttura, concentrandosi quindi sulla persona e i suoi timori.

Ci si può rivolgere anche in forma anonima, via mail all’indirizzo antimobbing.gorizia@gmail.com o telefonando al 0481 383515, anche fuori dagli orari di apertura. C’è anche il sito web con tutti i riferimenti. All’interno del centro, istituito nel 2018 grazie alla sinergia tra Regione, Comune e terzo settore (facendo di questo uno dei pochi analoghi in Italia), sono attivi psicologo e medico del lavoro, psicoterapeuta, avvocato e operatrice di accoglienza. Il tutto a disposizione gratuitamente. Dennetta - che riveste il ruolo di legale - ha poi ricordato che, sebben il mobbing sia giuridicamente un’azione risarcitoria, le sue singole componenti possono essere penali.

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