Tre storie di fiume fra società e ambiente: Marco Paolini porta gli ‘Incontri della Fabbrica del Mondo’ al lido di Staranzano

Tre storie di fiume fra società e ambiente: Marco Paolini porta gli ‘Incontri della Fabbrica del Mondo’ al lido di Staranzano

AL FESTIVAL DELL'ACQUA

Tre storie di fiume fra società e ambiente: Marco Paolini porta gli ‘Incontri della Fabbrica del Mondo’ al lido di Staranzano

Di Federico De Giovannini • Pubblicato il 25 Mag 2025
Copertina per Tre storie di fiume fra società e ambiente: Marco Paolini porta gli ‘Incontri della Fabbrica del Mondo’ al lido di Staranzano

A dialogare con il noto attore bellunese Marta Cuscunà, Francesca Luppi e Filippo Moretto. A confronto esperienze e prospettive sui fiumi Isonzo ed Enza e sulle foci della costiera veneta.

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Il terzo Festival dell’Acqua di Staranzano è giunto oggi alla sua giornata conclusiva e lo ha fatto recandosi” direttamente in quei luoghi tra mare e fiume che ne sono i protagonisti. Dopo le visite mattutine all’Idrovora Sacchetti e al Museo digitale della Bonifica, alle ore 11 il lido di Staranzano ha accolto oltre un centinaio di partecipanti per l’atteso appuntamento con Marco Paolini e il suo “Teatro delle Rive” nel solco dei cosiddetti “Incontri della Fabbrica del Mondo” (il progetto da lui ideato assieme a Telmo Piovani).

Il celebre attore e drammaturgo bellunese è stato il conduttore di un dialogo con la performer di teatro visuale Marta Cuscunà (il cui spettacolo “Corvidae” chiuderà il Festival stasera al San Pio X), Francesca Luppi, ingegnere e promotrice di processi partecipativi per la risorsa idrica, e Filippo Moretto, responsabile del Centro Studi dell’Associazione Nazionale Bonifica Italiana (Anbi) del Veneto. Obiettivo della rassegna di Paolini e dell’incontro odierno è avvicinare il pubblico a prospettive, progetti e “storie di fiume”, raccontando come diversi corsi d’acqua possano essere vissuti in termini di lavoro, gestione ambientale, ma anche e soprattutto a livello sociale.

A ciascuno dei tre ospiti Paolini ha quindi chiesto di intraprendere un percorso di ricerca o portare esperienze vissute in prima persona. Ha cominciato Cuscunà: la performer ha voluto approfondire il fenomeno delle “jungle”, nate negli scorsi anni lungo le rive dell’Isonzo tra Gradisca e Gorizia su iniziativa spontanea dei richiedenti asilo ospiti del Cara che, «dovendo stare in giro dalle 8 alle 20, di fronte all’indifferenza e all’ostilità percepita nei loro confronti da parte delle città, hanno invece trovato un luogo accogliente sulle rive dell’Isonzo». Luoghi e momenti spontanei di condivisione e aggregazione che, ha rievocato Cuscunà, attirarono l’attenzione del regista Cristian Natoli, che ne fece il soggetto del documentario “The Jungle”: il fiume, dunque, e la zona boschiva che ne lambisce le rive, sono stati cornice d’incontro, confronto e comprensione reciproca tra diverse culture.

Dopo aver intervistato le persone che hanno vissuto questa vicenda, l’artista di teatro visuale ha anche approfondito il rapporto tra la comunità bengalese di Monfalcone, la sua città, e il mondo fluviale: «In Bangladesh vi sono grandi fiumi, come Gange e Brahmaputra, che spesso durante le stagioni monsoniche si “gonfiano”, inondando il territorio circostante». Proprio queste reiterate calamità, così sempre Cuscunà, «creano spostamenti migratori che ci riguardano direttamente»: da qui la sua proposta alla città bisiaca, sulla scia degli incontri istituzionali tra i rappresentanti nazionali dei due Paesi, di «intraprendere un Contratto di fiume con lo Stato del Bangladesh che sia incentrato su Gange e Brahmaputra».

Ci si è invece spostati fra i pascoli emiliani, dove nasce il celebre Parmigiano Reggiano, con l’esperienza di Francesca Luppi nella creazione di una sinergia fra stakeholder per la gestione condivisa del torrente Enza, il corso d’acqua che «dà da bere a queste aree» permettendo la cosiddetta coltura del prato stabile. Il bacino idrografico in questione, ha spiegato Luppi, presenta però un quadro complesso che rischia di causare divisioni: nel mirino la costruzione di una diga, necessaria a far fronte alle grandi esigenze d’irrigazione del prato stabile, accolta con favore dagli agricoltori ma con minore entusiasmo da associazioni e altre realtà del territorio. La vera scommessa, così Luppi, sta nel «mettere in pratica le proposte d’azione finora raccolte, non dimenticando il valore del Contratto di fiume, di cui Staranzano si è fatta promotrice per l’Isonzo, come strumento di gestione condivisa».

“Giungle” di aggregazione spontanea fra persone, ma anche – se ne è discusso al Festival nei giorni scorsi – interventi pianificati di rinaturalizzazione: tutta una serie di «elementi del paesaggio», ha commentato Paolini, che mostrano «l’inversione di rotta di oggi» rispetto a quegli interventi di risanamento e bonifica del secolo scorso «percepiti come positivi perché separavano le “zone solide” dalla “palude” e dall’umidità», mondi e parole che «ancor oggi evocano una percezione negativa».

Considerazioni che hanno fatto da preludio al successivo argomento illustrato da Filippo Moretto, ovvero la situazione in Veneto nei territori di pianura vicini alle foci di Po, Adige e Brenta: aree agricole che si trovano sotto il livello del mare e che in ragione di ciò sono sempre più soggette al movimento di acqua salata verso il sottosuolo, il cosiddetto “cuneo salino”. Proprio per tutelare colture, attività agricole, ma anche le falde d’acqua dolce e la biodiversità degli ecosistemi a essa correlati, Anbi Veneto si sta adoperando per la costruzione di strutture ad hoc denominate “barriere antisale”: «La sovrapposizione degli habitat non fa bene né alle specie di terra né a quelle di mare», ha spiegato Moretto. La domanda è dunque: «Si tratta di un’interruzione della spontanea continuità tra ecosistemi oppure di un necessario intervento a difesa degli stessi?». Concordano sia Paolini che il responsabile di Anbi sul fatto che il dibattito in merito è e deve restare ancora aperto.

Queste, dunque, le tre “piccole storie” da tre realtà diverse che, su impulso di Paolini e del suo progetto, si sono incontrate nella cornice del litorale staranzanese, diventando uno dei tasselli dell’iniziativa triennale della Fabbrica del Mondo “Atlante delle Rive”: «un'azione di teatro civile per narrare l'Italia attraverso i fiumi, le rive e le loro storie di resilienza all’impatto delle attività umane e dei cambiamenti climatici».

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