Post contro attivista Lgbtq+, sentenza ribaltata in appello per Fabio Tuiach

Post contro attivista Lgbtq+, ribaltata la sentenza in appello per Fabio Tuiach

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Post contro attivista Lgbtq+, ribaltata la sentenza in appello per Fabio Tuiach

Di Daniele Tibaldi • Pubblicato il 12 Giu 2024
Copertina per Post contro attivista Lgbtq+, ribaltata la sentenza in appello per Fabio Tuiach

Ribaltata la condanna in primo grado all'ex pugile triestino, l'attivista Antonio Parisi (noto anche nel Goriziano) annuncia che ricorrerà in Cassazione. I fatti risalenti al febbraio 2021.

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Assolto «perché il fatto non sussiste». Colpo di scena, ieri a Trieste, dove la Corte d’appello ha ribaltato la sentenza di condanna a due anni di reclusione per diffamazione, senza la sospensione condizionale della pena, dell’esponente di Forza Nuova Fabio Tuiach (nella foto), ex pugile e già consigliere comunale del capoluogo giuliano. Nel processo è coinvolto come parte offesa Antonio Parisi, attivista per i diritti Lgbtq+ molto noto anche nel Goriziano.

La storia
La vicenda ebbe origine il 17 febbraio 2021, quando, a seguito di un’aggressione a Rupingrande (Repen) di cui fu vittima l’attivista per i diritti Lgbtq+ Antonio Parisi, Tuiach aveva dedicato a quest’ultimo un commento sul social russo VKontakte: «Un esponente Lgbt è stato picchiato e scoppia il caso omofobia a Trieste, siamo in campagna elettorale e succede ogni volta ma forse ha litigato con il fidanzato per la vasellina. Grande solidarietà da parte di tutte le forze politiche ma ricordiamoci che in più di un terzo da paesi al mondo non esiste il problema omofobia perché per i gay c'è il carcero la pena di morte. Noi avevamo il rogo un tempo, mentre in Russia c'è la legge antigay come in tutto l'est e per questo non accolgono palestrati che fuggono da paesi omofobi».

A questo post, l’estremista di destra ne aveva fatto seguire un altro il 7 marzo: «Pare dalle voci di corridoio che il militante Lgbt, su di giri, ci abbia provato insistentemente con un ragazzo che poteva essere suo figlio e lui, stufo delle molestie, ha reagito. Con le nuove leggi se un gay ti molesta devi farti sodomizzare se no vieni arrestato». Due commenti per i quali il pubblico ministero Pietro Marrone aveva chiesto una condanna a 10 mesi, poi aumentata a due anni dal giudice Francesco Antoni con la decisione del 21 novembre 2022.

La difesa
Per l’avvocato di Tuiach, il napoletano Nicola Trisciuoglio, la Corte d’appello ha riconosciuto le posizioni della difesa per cui le affermazioni del condannato in primo grado «non costituiscono diffamazione, ma parodia di fatti e atti di “scarpettiana” memoria».

Il riferimento del legale è alla storica vicenda che, nel 1908, vide il drammaturgo napoletano Edoardo Scarpetta difendersi in tribunale dalle accuse di plagio per la sua parodia teatrale de “La figlia di Iorio” di Gabriele D’Annunzio. Allora «la sentenza affermò che era legittimo ridicolizzare fatti ed eventi – così Trisciuglio – la qual cosa ha fatto Tuiach commentando un episodio della vita reale di un soggetto dei gruppi Lgbt. L’assoluzione è stata resa con formula più ampia aderendo al pensiero del difensore».

Può tirare un sospiro di sollievo, quindi, l’ex pugile triestino che in aula, ieri, sgranava il rosario pregando sommessamente. Tra le sue prime osservazioni, ha dichiarato che sarebbe stato assurdo prendere due anni di carcere «per aver detto un’ovvietà».

Le parti civili
Profondamente irato per l’esito del processo Parisi, a cui in primo grado era stato riconosciuto anche un risarcimento di 15mila euro: «Sono curioso di leggere la sentenza non appena sarà pubblicata, ma posso già dire che farò ricorso in Cassazione, dove spero che i giudici capiscano nessuno può permettersi di diffamare sulla base di pregiudizi gravi sull’omosessualità. L’accanimento di Tuiach nei miei confronti durava da anni, ma ho sempre lasciato passare credendo nel fair play. In questo caso, invece, l’ho querelato perché aveva cercato di danneggiare la mia credibilità».

Dei due post incriminati, infatti, quello che più aveva colpito l’attivista era stato il secondo: «Naturalmente non è vera la sua dichiarazione secondo cui avrei molestato un ragazzo che avrebbe potuto avere l’età di mio figlio. Non solo l’accostamento della pedofilia all’omosessualità è tra i pregiudizi più antichi, ma è ancor più grave in ragione della mia attività professionale». Il querelante, infatti, fa parte del gruppo Jotassassina, che organizza eventi rivolti soprattutto ai giovani a Trieste e nel resto della regione.

Sia Parisi, sia “I Sentinelli” – l’associazione milanese celebre per le sue battaglie a tutela dei diritti civili e costituitasi parte civile in questo processo – hanno già annunciato che presenteranno ricorso in Cassazione. Questo per quanto riguarda solo le statuizioni civili, mentre non potrà esserci un'ulteriore sorpresa, invece, riguardo la sentenza di assoluzione, a meno che non sia il Procuratore generale a impugnare la sentenza.

Foto Fabio Bergamasco

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