la sentenza
Post omofobo su aggressione attivista Lgbtq, Fabio Tuiach condannato

Condannato l'ex consigliere comunale triestino, l'attivista noto anche nel Goriziano.
Sarà pubblicata a giorni la sentenza, arrivata a fine settembre, e la controparte ha già annunciato ricorso. Nel frattempo, l’attivista Lgbtq+ Antonio Parisi festeggia la sentenza di due anni in primo grado del Tribunale di Trieste, che gli ha dato ragione nel processo contro l’ex consigliere comunale giuliano Fabio Tuiach, dopo che quest’ultimo aveva scritto un post di sui. Era il 2020 quando Parisi venne aggredito in osmiza e l’allora esponente del consiglio comunale, nel gruppo di Forza Nuova dopo aver lasciato la Lega, commentò con parole omofobe.
“Un esponente Lgbt è stato picchiato e scoppia il caso omofobo a Trieste - così il testo pubblicato -, siamo in campagna elettorale e succede ogni volta ma forse a litigato con il fidanzato per la vaselina. Grande solidarietà da parte di tutte le forze politiche, ma ricordiamoci che in più di un terzo dei paesi non esiste il problema omofobia perché per i gay c’è il carcere o la pena di morte. Noi avevamo il rogo un tempo, mentre in Russia c’è la legge anti-gay come in tutto l’Est”. Parole che crearono un forte clamore mediatico.
Parisi, originario di Roma ma trasferitosi nel 2000 nell’estremo Nordest e molto conosciuto anche in provincia di Gorizia, ha quindi sporto denuncia. Il reato era quello di diffamazione a mezzo stampa, arrivando ad ottenere la condanna più alta che si potesse dare in quella circostanza. “È una sentenza storica - spiega il diretto interessato, supportato in aula dall’avvocato Maria Genovese -. A prescindere da come finirà questa storia, sono contento che ci sono giudici che stanno colmando il vuoto legislativo lasciato dalla fallita legge Zan”.
Il testo naufrago in Parlamento, che porta il nome del deputato Alessandro Zan, “non era solo contro l’omofobia - rimarca l’attivista - ma abbraccia anche il contrasto a bullismo e violenza sulle donne. Questa è una vittoria di tutti e la dedico a tutti coloro che si sono sentiti offesi da Tuiach e da chi usa i social come sfogatoio dell’odio”. Durante i dibattimenti, l’ex consigliere ed ex portuale non si è mai presentato davanti al giudice, dovendo ora ripagare 15mila euro alla controparte e 5mila ai Sentinelli di Milano, associazione che si era costituita parte civile.
“Non si possono sdoganare frasi di odio e termini offensivi per più di una categoria - ancora Parisi -, ancora di più se questi post sono scritti da una figura istituzionale con carica politica. Dopo il ban di Facebook, è andato sul russo VK e continuato a scrivere post omofobi”. Il denunciante, dopo aver fatto parte di un’associazione pro-diritti, ora fa parte del gruppo Jotassasina, il quale organizza serate ed eventi queer a Trieste e nel resto della regione, tra cui Gorizia nell’ultima edizione di Gusti e alla discoteca Qube di Turriaco.
Con l’amministrazione comunale del comune bisiaco, inoltre, “fremo una cosa insieme a novembre per la giornata contro la violenza sulle persone transgender. Abbiamo creato una rete con le amministrazioni locali, non ci interessa lavorare in discoteca e basta ma vogliamo sensibilizzare il territorio che ci ospita”. Nel 2016, peraltro, fu ospite nel Palazzo della Provincia di corso Verdi, nel dibattito sulla legge Cirinnà riguardo le unioni civili. Riguardo alla violenza in sé che Parisi subì all'epoca, si attende ancora l'inizio del processo.
Nella foto, da sinistra a destra: Fabio Tuiach e Antonio Parisi
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