La popolazione a Romans scende a 3546 persone, in calo anche gli stranieri

La popolazione a Romans scende a 3546 persone, in calo anche gli stranieri

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La popolazione a Romans scende a 3546 persone, in calo anche gli stranieri

Di Eliana Mogorovich • Pubblicato il 27 Gen 2024
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Sono 170 le persone che hanno lasciato il paese nell'ultimo anno, a fronte di 137 nuovi residenti. Solamente quattro i matrimoni celebrati.

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Un saldo demografico in passivo è quello registrato dal Comune di Romans d’Isonzo, che si conferma in questo senso in linea con il trend della provincia e dell’intera Penisola. Dai 3618 abitanti del primo gennaio 2023 si è passati, l’ultimo giorno dell’anno, a 3546 con un -72 da attribuirsi non solo al basso tasso di natalità (19 le cicogne atterrate sul territorio comunale, con una preponderanza di fiocchi rosa: 11 contro 8), ma anche al superiore numero di decessi (58 in tutto) e alla discrepanza nelle migrazioni da e verso il paese.

170 le persone che hanno lasciato Romans, solo 137 i nuovi residenti: e se ad andarsene sono state più donne (90 contro 80), maggiore è invece il numero di uomini che sono arrivati (74 rispetto a 63), mentre un calo si è rilevato anche nella presenza dei cittadini stranieri, attestati sul numero di 178 unità a inizio anno e scesi a 173 il 31 dicembre del 2023. Solamente quattro i matrimoni celebrati, di cui tre civili e uno religioso: testimonianza, anche questa, dei tempi che cambiano.

«La situazione è piuttosto stabile e riflette quella di tutti i Paesi – commenta il sindaco Michele Calligaris – con un saldo naturale negativo che sicuramente pesa sull’andamento demografico e un segno meno anche nel flusso migratorio. Quest’ultimo è un dato che dovremo senz’altro analizzare poiché negli anni scorsi compensava la stagnazione delle nascite ma si può vedere il riflesso di questo anche nelle richieste di insediamenti edilizi con un rallentamento dell’edificazione e addirittura lo stop allo sviluppo di aree previste».

Eppure Romans d’Isonzo è un paese con un importante passato alle spalle, testimoniato anche dal successo che sta riscuotendo il documentario “La donna longobarda” (è notizia di pochi giorni fa la prossima partecipazione, l’8 marzo, al festival cinematografico “Firenze Archeofilm”). Notevole è inoltre la coesione e l’attivismo di associazioni sportive e sociali che collaborano con il Comune per venire incontro alle necessità delle famiglie grazie anche ai molti progetti in cantiere.

Spiega Calligaris: «Se partiamo dall’infanzia, l’asilo nido è una realtà molto apprezzata e al momento c’è una lista d’attesa che però contiamo prossimamente di ridurre grazie al finanziamento di 178mila euro ottenuto dal Ministero e ad altri fondi già a disposizione che ci permetteranno di attuare gli adeguamenti necessari per ampliare l’accoglienza da trenta a cinquanta utenti. Abbiamo inoltre in piedi un grande cantiere per la scuola primaria, che grazie ai 950mila euro del fondo Pnrr e ad altri 650mila messi a disposizione dal Comune, potrà contare su lavori strutturali di tipo antisismico, statico e di efficientamento energetico».

«Ma l’opera maggiore riguarda il potenziamento dell’Istituto comprensivo Celso Macor - rimarca - attraerso la costruzione ex novo della scuola media, un edificio che sarà dotato anche di un centro cottura e di una mensa andando così a completare il polo scolastico. I lavori, realizzati con 7 milioni e mezzo di investimenti provenienti da Inail e contributi regionali, dovrebbero essere ultimati a maggio 2025».

Come sta accadendo dappertutto, sotto il profilo dell’assistenza sanitaria gli ambulatori comunali soffrono la carenza di medici di base e alta è l’attenzione dell’amministrazione verso la prossima apertura delle case di comunità che dovrebbero farsi carico della cura dei cittadini, con la preoccupazione soprattutto nei confronti dell’accessibilità a questi servizi da parte di anziani o disabili.

Il contatto diretto fra Comune e residenti, la forza di una rete di piccolo commercio - che non solo sembra aver tenuto alla crisi ma la sta sfidando con recenti nuove aperture – unita a un tessuto associativo sempre in fermento costituiscono alcuni dei punti di forza di Romans che, pur guardando al futuro, rimane fortemente legata a due manifestazioni storiche: la festa di Santa Elisabetta e il Carnevale che, ormai alle porte, vedrà sabato 10 la festa per i bambini e domenica 11 l’attesa sfilata.

Pure le attività culturali non mancano: se l’arte ha sofferto nello scorso anno l’improvvisa perdita di Enzo Valentinuz (che si sta pensando di omaggiare con un’antologica da allestire a Casa Candussi Pasiani non appena vi verranno ultimati i lavori che stanno interessando l’ultimo piano dell’edificio) sono ormai parte integrante e attesa del palinsesto estivo gli appuntamenti di “Insegui la tua storia”, rassegna teatrale per bambini ideata dal Comune di Romans in collaborazione con Artisti Associati, mentre il 31 gennaio alle 18 in Casa Candussi Pasiani, in occasione della Giornata della Memoria, ripartirà la rassegna “Romans d’autore” con la presentazione di “Ci sarà ancora domani questo cielo?” di Fiammetta Bonsignore e Tiziana Menotti, evento realizzato in collaborazione con Teatro Tuttotondo, Libreria Faidutti, Teatro nei Luoghi e Anpi Romans.

L’effervescenza culturale della cittadina non è però finora servita a far accendere su di lei i riflettori della Regione. Come già denunciato nei giorni scorsi a mezzo stampa e sui social, è notevole l’amarezza del sindaco e dell’intera giunta rispetto alla reiterata esclusione di Romans dai fondi provenienti dalla Concertazione fra Regione e Comuni, soldi da cui il Paese è tagliato fuori da quattro anni. Nell’ultima domanda presentata questi sarebbero stati utilizzati per attrezzare il museo longobardo da collocare all’interno di Casa Candussi Pasiani con dotazioni multimediali e un allestimento interattivo e accessibile.

«A dicembre l’intero consiglio comunale all’unanimità ha votato per avere accesso agli atti e comprendere i motivi di questa esclusione: se si vanno a scorrere gli elenchi di chi ha ricevuto i contributi è evidente che i fondi sono andati ai comuni in odore di elezioni e, anche negli anni passati, a quelli che seguono certe correnti».

Si toglie così qualche sassolino dalla scarpa Calligaris che, pur prendendo atto di questa situazione, prosegue esprimendo amarezza per la mancanza di sensibilità nei confronti di un progetto che avrebbe posizionato Romans all’interno delle proposte turistiche per il 2025. «Metteremo in campo il piano B investendo le risorse del bando cultura e del Gect ma questo significherà che il museo potrà essere inaugurato solo nel 2026. Poco male: sarà l’occasione per festeggiare con ancora maggiore evidenza i quarant’anni dalla scoperta della necropoli longobarda» conclude il sindaco.

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