LA MANIFESTAZIONE
Parte da Gradisca il viaggio di Marco Cavallo per dire no ai Cpr, in 300 ad accompagnarlo

Al corteo promosso da Forum Salute Mentale hanno partecipato varie associazioni, enti per l’impegno civile e sigle sindacali. Il sindaco Pagotto: «L’auspicio è superare un sistema ingiusto».
La sua sagoma aveva già fatto capolino tra i manifestanti all’ultimo corteo per le vie di Gradisca d’Isonzo dello scorso maggio: una giovane ragazza lo aveva disegnato sul suo cartellone per porre l’accento sull’uso di psicofarmaci e sulle criticità in termini di salute mentale che caratterizzano la situazione al di là delle austere mura della struttura di via Udine.
Oggi, sabato 6 settembre, è stato invece Marco Cavallo in persona a guidare chi intende dire “no” al sistema dei Centri di Permanenza per il Rimpatrio. Simbolo di libertà, diritti e della rivoluzione che ha permesso di abbandonare, in psichiatria, l’approccio oppressivo e degradante al tempo in vigore, la scultura realizzata nel 1973 al manicomio di Trieste quando ne fu direttore Franco Basaglia diventa ora protagonista di una mobilitazione nazionale per chiedere la chiusura dei famigerati Cpr.
Il suo sarà un viaggio nelle località d’Italia dove si trovano i centri e proprio Gradisca ne ha rappresentato la prima tappa. Non solo un corteo, bensì un’“azione partecipata” con il coinvolgimento di cittadini, artisti, attivisti e professionisti nel campo di salute mentale e diritti. Una “passeggiata collettiva” nella quale il messaggio sociale e di protesta va accompagnandosi a una dimensione culturale e performativa caratterizzata da momenti di silenzio e ascolto, interventi, racconti e gesti simbolici.
A promuovere l’iniziativa è il Forum Salute Mentale assieme ad un’ampia rete di soggetti, tra cui Mediterranea Saving Humans, Rete Mai più Lager-No Cpr, Società Italiana di Medicina delle Migrazioni. A supporto della manifestazione di stamattina altrettante realtà del territorio: Comune di Gradisca d’Isonzo, Centro Balducci, cooperativa sociale La Collina, la rete di Libera Fvg, le associazioni Quarantasettezeroquattro, Euritmica, Macu Across. L’appuntamento rientra anche nel programma ufficiale della rassegna “In\Visible Cities”, in corso in questi giorni a Gradisca con appuntamenti fra arte, teatro, linguaggi sperimentali, questioni d’attualità e impegno civile.
I partecipanti si sono ritrovati per la partenza alle ore 10 in piazza Unità. Da lì, attraversando via Garibaldi, via Aquileia e infine via Udine hanno raggiunto attorno alle 11.30 lo spazio antistante al Cpr, dal lato di borgo Santa Maria Maddalena. All’incirca 300 le persone che vi hanno preso parte, guidate alla testa dalla scultura di Marco Cavallo. Numerosa l’adesione delle realtà dedite all’impegno civile e sindacale: lo hanno testimoniato gli striscioni e i simboli di Medici Senza Frontiere, Unione Donne Italiane e varie sezioni Cgil quali Funzione Pubblica, il Sindacato Pensionati e anche il Sindacato dei Lavoratori di Polizia.
Ma a connotare la particolare atmosfera del corteo sono state le numerosissime, variegate e variopinte bandiere fai-da-te: un intreccio di stoffe e tessuti con diversi motivi, disegni e tinte, tutte recuperate – su iniziativa del Forum Salute Mentale – dalle sartorie degli ex ospedali psichiatrici di Gorizia e Trieste. Un patchwork che vuole indicare i diversi background ed esperienze di vita che vengono ad incontrarsi nelle celle del Cpr: così lo ha commentato Alessandro Pagotto, il sindaco di Gradisca, presente in fascia tricolore alla manifestazione e felice di vedere «una grande partecipazione, soprattutto di cittadini e cittadine gradiscani».
«La presenza di questi centri governativi sul nostro territorio è pluriventennale, per cui abbiamo maturato una certa esperienza sul tema e già fatto un bilancio che oggi qui ribadiamo – ha dichiarato Pagotto – il sistema dei Cpr è inadeguato nei confronti delle persone che vi vengono trattenute, costrette in condizioni di degrado; nei confronti di chi vi lavora in condizioni come operatore, e la presenza di varie sigle sindacali qui oggi lo testimonia; nei confronti infine della comunità e del territorio, poiché le problematiche della struttura fanno percepire sempre un continuo stato di tensione».
L’auspicio di primo cittadino e comunità, allora, è che «come negli anni Settanta si è arrivati alla chiusura dei manicomi e al superamento di un sistema ingiusto, Marco Cavallo faccia aprire oggi gli occhi a tutti anche sulla realtà dei Cpr». Con questa forte carica simbolica, la statua blu ha transitato dinanzi i cancelli dell’ex caserma Polonio per sostare infine all’incrocio con borgo Maddalena, di fronte alle porte del Cara. Qui lo storico psichiatra ed ex direttore del Dipartimento di salute mentale di Trieste Peppe Dell’Acqua, che nei primi anni Settanta ebbe modo di lavorare con Basaglia, ha scandito l’inizio di cinque minuti di riflessione e silenzio.
La manifestazione è infine proseguita con letture di lettere, testimonianze e interventi. Fra questi, la denuncia di Gianfranco Schiavone, presidente del Consorzio Italiano di Solidarietà, che «i Cpr di oggi sono, come gli ex ospedali psichiatrici, un’istituzione totale che non può essere modificabile, migliorabile o aggiustabile con dei ritocchi». Da don Paolo Iannaccone, direttore del centro Balducci di Zugliano, l’appello a ricordarsi che «non parliamo di numeri, ma volti di persone»: «Bisogna abbandonare la cultura di sospetto e indifferenza che ci fa pensare al migrante come minaccia», ha proclamato, ricordando suicidi e altre morti avvenute nei centri sul suolo italiano nel corso degli anni.
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