Paolini nell'abisso tra Boomers e ragazzi a Gorizia, «il progresso è un mito»

Paolini nell'abisso tra Boomers e ragazzi a Gorizia, «il progresso è un mito»

l'intervista

Paolini nell'abisso tra Boomers e ragazzi a Gorizia, «il progresso è un mito»

Di Rossana D'Ambrosio • Pubblicato il 31 Gen 2024
Copertina per Paolini nell'abisso tra Boomers e ragazzi a Gorizia, «il progresso è un mito»

Protagonista ieri sera al Teatro Verdi, Paolini guarda al rapporto tra vecchie e giovani generazioni: «Siamo in accelerazione, la distanza aumenta».

Condividi
Tempo di lettura

Classe 1956, il bellunese Marco Paolini è stato protagonista ieri sera sul palco del Teatro Verdi. Un impegno che lo condurrà a realizzare “Il racconto del Vajont”, consentendogli di raggiungere il vasto pubblico e stringendo un sodalizio con Mauro Corona, per non dimenticare una tragedia annunciata.

Ha poi messo in scena "I-TIGI Canto per Ustica", dove approfondisce il disastro del DC9 in cui morirono 81 persone. Fino a proseguire con il grande successo incentrato sul “Sergente nella neve” di Mario Rigoni Stern, e innumerevoli altri lavori. Una mole immensa di allestimenti e produzioni, frutto di un talento artistico e creativo in grado di travalicare il reale, illuminando o lasciando intravedere quelle verità sempre nascoste tra le pieghe della Storia.

Lo abbiamo raggiunto al telefono, per porgli qualche domanda in merito al suo ultimo spettacolo – “Boomers” – e a un non improbabile conflitto mondiale in estensione dal Medio Oriente e dal cuore dell’Europa.

Per quale motivo avete scelto l’ambientazione sotto il ponte? C’è una qualche allusione al ponte Morandi?
Lasciamo che sia il pubblico, a fare le associazioni. Evitiamo le spiegazioni.

C’è davvero un abisso, fra i Boomers e la Generazione Zeta?
Sì, esiste un cambiamento del mondo che sembra graduale e normale per chi lo vede e lo vive, ma il cambio di passo, l’accelerazione tecnologica derivante dal modello di sviluppo, fa sì che anche i valori, la parte emotiva ed emozionale, la parte sociale, sino in qualche maniera cambiate. Ma senza continuità. In maniera brusca. Per cui, per chi è nato dopo, le cose sono normali come sono adesso. Non c’è la possibilità di fare un confronto, che invece c’è per chi le ha viste cambiare. E in qualche maniera non riesce a raccontare la differenza, perché la sta vivendo.

Servirebbe un grado di lucidità micidiale, per raccontare che cosa è cambiato nell’arco – diciamo - di cinquant’anni o di trent’anni. Io non ci provo nemmeno, racconto delle piccole storie lasciando poi il compito di tessere il disegno a chi guarda, perché sarebbe troppo presuntuoso farlo in un’ora di spettacolo. Ci sono libri di sociologia, di antropologia, di filosofia, che raccontano tutto questo. Però il cambiamento c’è, ed è veloce. Non si può confrontare il cambiamento tra due generazioni precedenti e due generazioni di adesso, perché siamo in accelerazione, quindi la distanza aumenta. Nello stesso arco di tempo cambiano molte più cose.

Quanta importanza riveste la memoria, alla luce delle guerre odierne?
Non lo so. Non voglio rispondere in maniera consolatoria. La funzione della memoria è un’incognita. Si può praticare, si può ricorrere alla memoria per raccontare delle cose, ma non si può pensare che la memoria passi soltanto attraverso la volontà. La memoria è una scelta, la memoria è una suggestione, è legata alla costruzione dei miti, a ciò che bussa alla porta della storia e passa le epoche. Non ci sono ricette, su questo.

Il progresso è davvero una risorsa?
Il progresso è un mito. Così come la volontà di Dio. Sono cose che diventano senso comune. Il progresso tecnologico ha una sua concretezza. Il progresso economico porta con sé il benessere, non voglio sputare nel piatto dove si mangia. Però è chiaro che questo modello ha un limite, cioè che le risorse sono finite e il tempo è limitato. Quindi non si possono conteggiare vantaggi e svantaggi nel modo in cui si faceva prima. Dunque, esiste un progresso condivisibile, ma bisogna trovarlo. Non possiamo darlo per scontato. Di sicuro non è quello a cui ci siamo abituati.

Rimani sempre aggiornato sulle ultime notizie dal Territorio, iscriviti al nostro canale Telegram e Whatsapp, seguici su Facebook o su Instagram! Per segnalazioni (anche Whatsapp e Telegram) la redazione de Il Goriziano è contattabile al +39 328 663 0311.


Articoli correlati
...
Occhiello

Notizia 1 sezione

...
Occhiello

Notizia 2 sezione

...
Occhiello

Notizia 3 sezione