Nuovo polo scolastico a Monfalcone, Legambiente chiede altre soluzioni

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LA POSIZIONE

Nuovo polo scolastico a Monfalcone, Legambiente chiede altre soluzioni

Di Salvatore Ferrara • Pubblicato il 22 Ago 2023
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L'associazione ambientalista chiede all'amministrazione comunale di evitare ulteriore consumo di suolo e di trovare altre sedi.

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Per quanto molte persone siano sentimentalmente legate alla sede storica del liceo di via Matteotti o a quella dell’istituto professionale di via Boito, la nuova didattica - quella che intende stare al passo con i grandi cambiamenti in corso in tutti i settori della società e con le esigenze di apprendimento delle nuove generazioni - necessita di spazi comuni ampi e funzionali. Insegnanti e studenti hanno bisogno di spazi dove ci si possa ritrovare per fare esperienze innovative e originali.

L’aumento della popolazione e le strutture ormai datate che ospitano gli istituti superiori cittadini hanno indotto da molti mesi l’amministrazione comunale di Monfalcone ad affrontare – assieme ai dirigenti scolastici - la carenza di disponibilità di spazi importanti e necessari per il settore dell’istruzione. Il nuovo polo scolastico che dovrebbe prendere forma tra le vie Grado e Gramsci, potrebbe risolvere molti problemi. Se da un lato non mancano i soldi necessari – nel marzo scorso sono arrivati infatti 18,5 milioni di euro dall’Ente di decentramento regionale – dall’altro, l’area in questione attende la conversione da “zona omogenea dedicata ad attrezzature per l’istruzione” a zona per “servizi e attrezzature collettive”.

Oltre a non piacere al centrosinistra locale, l’idea non convince nemmeno il circolo Legambiente Ignazio Zanutto che, attraverso una nota, esprime la sua posizione in merito. “Davvero – si domanda l’associazione guidata da Michele Tonzar - il polo scolastico previsto per dare una nuova collocazione agli istituti scolastici del liceo Buonarroti e del professionale Pertini deve essere costruito su terreno non edificato in via Grado, andando ad aggravare ulteriormente i dati già preoccupanti di consumo di suolo in Friuli Venezia Giulia e nel nostro territorio in particolare? Oltretutto in una zona dove la falda acquifera è molto superficiale, come testimonia il reticolo idrografico riportato nella numerosa cartografia dei secoli scorsi?”

E gli interrogativi degli ambientalisti continuano. Il circolo monfalconese chiede così che si valuti la ricerca di una zona alternativa “magari un po’ più all’interno del perimetro urbano monfalconese”, di poter visionare una proiezione con dati sul prossimo futuro in modo di avere un’idea del numero di studenti che afferiranno alle strutture scolastiche nei prossimi anni. “Per quanto riguarda il liceo – continua Legambiente - concordiamo sulla necessità di una nuova e più razionale sede scolastica, ma perché non pensare, solo per fare un esempio, all’area dell’ex ospedale di via Rossini, dimenticata da Dio e dagli uomini e riservare, adeguandola, l’attuale sede del liceo all’indirizzo alberghiero di Grado, sempre che questa scelta venga ritenuta opportuna, anche politicamente, dall’amministrazione gradese”.

In sostanza, l’associazione chiede di non forzare la mano e di valutare tutte le soluzioni alternative. Nella nota poi, Legambiente ricorda pure che da più di dieci anni l’Italia attende l’approvazione di una legge contro il consumo di suolo. Un provvedimento che consentirebbe di arrivare a quota zero, cioè a non cementificare un metro quadro in più, entro il 2050. Il fenomeno della cementificazione, nel frattempo continua a crescere. Secondo i dati del rapporto dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, nel 2021 il nostro Paese ha raggiunto il valore più alto dell’ultimo decennio, una media di oltre 19 ettari al giorno, una copertura arrivata al 7,13%, contro una media europea che si attesta al 4,6%.

“Monfalcone – conclude l’associazione ambientalista - in questa poco esemplare classifica, detiene il record regionale di superficie occupata da edifici e infrastrutture varie, ben il 45,9% nel 2021, un dato costantemente in aumento almeno dal 2006 con il 44,2% di suolo consumato secondo le tabelle del rapporto Ispra”. “Ancora una volta, alla luce di questi dati impietosi, invitiamo l’amministrazione comunale a riflettere ed a studiare altre soluzioni per evitare che, come sempre accade dappertutto ed in ogni contesto, sia l’ambiente a rimetterci” così Legambiente in chiusura.

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