lo scontro
Monfalcone, il futuro senza carbone della centrale A2A divide la politica

Opinioni contrastanti sul progetto di riconversione, per Moretti «la questione si poteva chiudere prima».
L'accordo raggiunto tra la giunta regionale e A2a Energiefuture - giudicato peraltro con favore dal Comune di Monfalcone - in merito al futuro della centrale termoelettroca che sarà dismessa in più fasi e riconvertita, fa ancora discutere. Dopo le reazioni del circolo cittadino "Ignazio Zanutto" di Legambiente, che poche ore fa ha definito l'operazione "un investimento sui combustibili fossili ignorando l' ambiente e la crisi climatica" arrivano anche le reazioni politiche.
“Come è già capitato in passato su questo tema - sono le parole del consigliere regionale del Pd Diego Moretti - il sindaco Cisint continua volutamente a dimenticare i fatti". Il candidato del centrosinistra offre così un riepilogo delle fasi vissute. Ripercorriamole: a dicembre 2019, A2a aveva presentato la domanda di conversione a gas del sito. A gennaio 2020 – in sede di rinnovo dell’Aia sul carbone, durante la Conferenza dei servizi – il Comune aveva votato a favore del mantenimento della produzione a carbone".
"Dopo un anno, A2a ha presentato alle istituzioni comunali e regionali il progetto di investimento di oltre 500 milioni di euro, dichiarandosi già allora disponibile a interventi compensativi per il territorio. A maggio 2021 la Regione, con la delibera 679, si è espressa a favore della proposta per la conversione a gas". Moretti rileva che "tutti capiscono che già nel gennaio 2020, tre anni fa, il Comune avrebbe potuto intavolare una trattativa per definire sia la chiusura anticipata della centrale a carbone sia le misure compensative per il territorio".
"Peccato però che il suo mandato amministrativo scadeva appena un anno e mezzo dopo - incalza -, per cui il sindaco ha continuato a recitare una commedia che prevedeva la contrarietà al gas, quando invece l’obiettivo era esattamente opposto. Poche ore fa abbiamo letto di un nuovo rendering in cui scompare il fantasmagorico ristorante sulla ciminiera con vista sull’ex parco lamiere e sul bacino di carenaggio del Cantiere, appaiono alberi a pollini zero e ben un punto di telefonia".
"In tutta questa ennesima farsa, i cittadini di Monfalcone e del territorio hanno continuato a respirare polveri di carbone per due anni quando la questione si poteva chiudere prima". Di tutt'altro parere sembra essere il consigliere della Lega Antonio Calligaris, secondo il quale va sottolineato l’atteggiamento con cui il Comune e la Regione si sono mossi in questi anni. Per Calligaris finalmente si avrà la possibilità di vedere cambiare Monfalcone che da polo strettamente industriale diventerà anche un polo turistico di rilievo.
"La Regione - spiega Calligaris - non ha guardato alla vicenda come a una pratica amministrativa ma con una visione ampia. È intervenuta in una trattativa lunga e complessa, cercando la migliore soluzione per la tutela dei cittadini e per lo sviluppo della città". Per il leghista, quindi, la questione non riguarda solo la modifica della centrale. E ancora Calligaris: "Si tratta di cambiare totalmente rotta, seguendo una visione che si apre sia al Carso che al mare, sfruttando finalmente le potenzialità del territorio”.
“Il beneficio - conclude Calligaris - è doppio: tuteliamo la salute dei cittadini e creiamo nuove opportunità per Monfalcone, che ora ha davanti a sé un futuro turistico che qualche anno fa mai avrebbe immaginato”.
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