Gorizia e la sua piccola comunità ebraica, ragazzi nel cimitero di Valdirose

Gorizia e la sua piccola comunità ebraica, ragazzi nel cimitero di Valdirose

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Gorizia e la sua piccola comunità ebraica, ragazzi nel cimitero di Valdirose

Di Luca Mozzi • Pubblicato il 10 Mar 2023
Copertina per Gorizia e la sua piccola comunità ebraica, ragazzi nel cimitero di Valdirose

Un gruppo di ragazzi oggi ha visitato il cimitero ebraico in Slovenia, la storia delle grandi famiglie goriziane.

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Tra le quasi illeggibili epigrafi in tedesco, ebraico e italiano, le lapidi del cimitero ebraico di Valdirose (in sloveno Rožna Dolina) raccontano di vicende e persone che si sono perse nel tempo; una vera e propria “Antologia di Spoon river goriziana”. Questa mattina si è svolto in questo luogo fuori dal tempo il secondo incontro riguardante il patrimonio ebraico di Gorizia, inserito all’interno del progetto “Ergo-Gulp! Easy readers-Gruppi urbani di lettura partecipata”, coordinato dal Comune con il sostegno del Centro per la promozione del libro e della letteratura e organizzato da Isig. L’evento è stato curato da Andrea Morpurgo, architetto e storico dell’architettura.

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Lo stesso è anche membro del Comitato esecutivo della Fondazione per i Beni culturali ebraici in Italia. L’evento, consistito in una visita e in un racconto sull’evoluzione di questo luogo, ha fatto luce sulla lunga e travagliata storia del cimitero ebraico di Valdirose, che, adoperato sin dalla seconda meta del Settecento, è stato un luogo fondamentale per la comunità cittadina, secondo solo alla sinagoga di via Ascoli. Durante la passeggiata tra le rovine del cimitero, Morpurgo ha raccontato come la piccola comunità ebraica goriziana (che non superò mai le poche centinaia di membri) si sia sempre trovata al centro degli avvenimenti cittadini e del territorio, soprattutto in campo commerciale ed intellettuale.

A testimonianza di ciò viene ricordato come nel 1624 l’imperatore Ferdinando II concesse il titolo di Hofjuden ad alcuni individui di importanti famiglie israelitiche come i Morpurgo o i Pincherle. Questi, come "ebrei di corte" avevano numerose agevolazioni riguardo il commercio e gli spostamenti all’interno dell’Impero. Osservando le numerose tombe e steli granitiche che occupano in maniera disordinata quanto romantica il prato del cimitero, si individuano due stili architettonici molto differenti. Se le lapidi più antiche presentano piccole lastre semi nascoste nel terreno, con epigrafi scritte rigorosamente in ebraico, le più recenti sono più grandi e sontuose, chiaramente contaminate dagli stili neoclassici e orientalisti popolarissimi nella seconda metà dell’Ottocento.

Questo iato stilistico, spiega Morpurgo, è ascrivibile ad un evento spartiacque per gli ebrei d’Europa, quello dell’emancipazione ebraica, fenomeno storico che permise l’espansione di eguali diritti agli israeliti. Con questo passaggio che, iniziato con la Rivoluzione francese, raggiunse anche l’Impero Asburgico tra il 1849-1867, la comunità ebraica goriziana si arricchì e acquisì ulteriore rilevanza, come testimoniano le tombe monumentali dell’area settentrionale del cimitero, decisamente più appariscenti delle più antiche e sobrissime steli funebri settecentesche.

L’architetto ha fatto dunque notare come le tombe realizzate dopo l’emancipazione presentino delle epigrafi meno austere con scritte anche in italiano o in tedesco, oltre che in ebraico, a testimonianza di come la comunità ebraica goriziana non fosse rimasta indifferente allo spirito di progresso e modernità del tempo. Con la nascita della corrente dell’illuminismo ebraico, la Haskalah, il clima riformista a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo travolse infatti anche l’ebraismo e le idee di questo movimento vennero diffuse anche a Gorizia, specialmente da Isacco Samuele Reggio, rabbino della città dal 1846 al 1855, la cui tomba è presente all’interno del cimitero.

Con l’emancipazione ebraica, molti giudaici goriziani si spostarono verso città dell’Impero più grandi e la comunità di ebrei goriziani iniziò così un declino demografico che proseguì nel ventesimo secolo, fino allo scoppio della Seconda guerra mondiale. Nel cimitero di Valdirose, le ultime tombe risalgono infatti proprio al periodo tra le due guerre mondiali. Interessante come in questo incontro si sia preferito dare più rilevanza alla storia delle importanti famiglie ebraiche del territorio e di personaggi meno conosciuti, rispetto a quelle di ben più noti esponenti della comunità ebraica goriziana come Carlo Michaelstadter o Carolina Coen Luzzato.

Le loro tombe si trovano anch’esse all’interno del cimitero. In linea con gli obbiettivi del progetto “Ergo-Gulp”, questa scelta è stata finalizzata ad incentivare un modello di cittadinanza attiva, declinato, nel caso dell’evento di oggi, in un racconto suggestivo sulla storia della comunità ebraica di Gorizia, dunque non limitata esclusivamente ad alcuni luoghi o personaggi celebri. Soprattutto in vista dell’iniziativa europea GO! 2025, che prevede, tra le sue numerose iniziative, anche quella di un itinerario ebraico in città.

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