Lettere - Villa Louise, il direttore della Fondazione Coronini: «Mettere a reddito gli immobili risponde allo Statuto dell’ente»

Lettere - Villa Louise, il direttore della Fondazione Coronini: «Mettere a reddito gli immobili risponde allo Statuto dell’ente»

LA LETTERA

Lettere - Villa Louise, il direttore della Fondazione Coronini: «Mettere a reddito gli immobili risponde allo Statuto dell’ente»

Di CLAUDIO POLVERINO • Pubblicato il 31 Ago 2025
Copertina per Lettere - Villa Louise, il direttore della Fondazione Coronini: «Mettere a reddito gli immobili risponde allo Statuto dell’ente»

Claudio Polverino accoglie positivamente la proposta di trasferire nella villa in restauro il museo della moda, chiarendone i meccanismi di concessione.

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Ci scrive Claudio Polverino, direttore della Fondazione Palazzo Coronini Cronberg, inviando un intervento di risposta ad alcune perplessità sollevate nella puntata del podcast ‘Voci dal Confine’, incentrata sul recupero di Villa Louise. Il direttore precisa che il concetto di “mettere a reddito gli immobili di proprietà della fondazione” non si traduce in attività lucrative a scopo commerciale. Polverino accoglie inoltre con interesse la proposta avanzata dalla docente Elisabetta Loricchio riguardo al trasferimento del museo goriziano della moda nella storica dimora, pur chiarendo i soggetti competenti nell’ambito di tale scelta. [F.D.G.]

Ho letto l’articolo di ieri sul futuro di Villa Louise e ci terrei soltanto a dare un piccolo ma, ritengo, importante contributo chiarificatore.

Laddove si osserva che «destano perplessità le dichiarazioni rese recentemente alla stampa locale dal direttore della Fondazione Coronini, secondo cui, una volta conclusi i lavori, la struttura sarà “messa a reddito” attraverso affitti da incamerare, va precisato che il concetto di “mettere a reddito” gli immobili di proprietà della Fondazione non implica un’attività lucrativa ovvero commerciale ma risponde agli scopi previsti dal Conte Guglielmo Coronini nello Statuto fondativo dell’ente.

L’articolo 7 dello Statuto, infatti, prevede che gli immobili di proprietà della Fondazione, con esclusione ovviamente del Palazzo Coronini la cui destinazione a Museo rappresenta un vincolo prioritario: «Costituiscono la dotazione materiale della Fondazione ed i loro redditi serviranno, nel seguente ordine di priorità, alla regolare manutenzione dei fabbricati sopra descritti sub art.6, e del parco, all’assicurazione e alla conservazione degli immobili, all’estinzione di eventuali passività, alla corretta gestione museale, alla costituzione di un congruo fondo per necessità emergenti ed alla conservazione ed eventuale integrazione organica delle collezioni con precedenza al completamento ed aggiornamento delle raccolte bibliografiche, archivistiche e numismatiche di interesse locale e regionale con acquisti di altri beni che, una volta acquistati, entreranno a far parte del complesso museale con lo stesso carattere di inalienabilità».

L’articolo 9, a sua volta, dispone che: «Anche altri fabbricati costituenti il patrimonio della Fondazione potranno essere destinati a scopi di esposizione museale, accogliendo raccolte di diverso genere per esempio etnografiche o di arte moderna, a condizione che intervenga un finanziamento esterno sostitutivo dei redditi prodotti dagli stessi immobili e così sottratti agli scopi primari della Fondazione»; di talché la concessione dell’utilizzo della Villa Louise sarebbe possibile unicamente prevedendo, se non un canone di locazione, quanto meno un indennizzo economico equivalente.

Come vedete, dunque, alcuna concessione a titolo gratuito di un bene immobile della Fondazione, ad esclusione del Palazzo Coronini, sarebbe permessa dallo Statuto. Altro discorso vale per altri beni immobili della Fondazione, quali Vila Frommer e via della Scala n° 1 in Piazzutta, i quali ai sensi dell’articolo 5 dello Statuto, essendo edifici «periti» o comunque non «suscettibili di godimento utile, diretto o ad opera di terzi”, possono essere alienati “con l’obbligo di destinare il ricavato netto alla conservazione e valorizzazione del patrimonio storico ed artistico della Fondazione».

In relazione alla proposta di trasferire il museo della moda – oggi ospitato in uno spazio troppo angusto a Borgo Castello – a Villa Louise, fermo restando che allo stato attuale il discorso è prematuro essendo il termine dei lavori di restauro ancora lontano e che, in ogni caso, tale scelta competerà al Curatorio della Fondazione in collaborazione con gli enti interessati (Regione, Erpac, Soprintendenza e Comune), essa rappresenta senz’altro una prospettiva affascinante e da tenere senz’altro in considerazione.

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