l'analisi
«L'invasione dell'Ucraina ha radici nella Guerra fredda», l'analisi dell'esperto

Il docente del polo di via Alviano: «Tensione come mai dopo la Seconda guerra mondiale», gli scenari.
Un conflitto che ha radici nella Guerra fredda. Nell’evolversi incessante dello scenario tra Ucraina e Russia, Georg Meyr inquadra quanto sta accadendo tra i due giganti dell’ex Unione sovietica nell’ottica della contrapposizione tra Est e Ovest. Direttore del dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Università di Trieste, è anche docente di Storia delle relazioni internazionali al polo di Gorizia, dalle cui finestre oltre 30 anni fa si vedevano i carroarmati jugoslavi fare e andare a fuoco, facendo ricadere la paura sull’Europa.
Oggi, le armi sono tornate a risuonare in un modo che il Vecchio continente non conosceva dalla fine della Seconda guerra mondiale. “Ci dobbiamo aspettare un’evoluzione piuttosto rischiosa - spiega il professore - anche se ciò non significa che debba portare necessariamente delle situazioni gravi nella nostra vita quotidiana. Però è un momento di tensione come non ne vedevamo dal 1945, salvo la crisi jugoslava che toccò l'Europa in modo piuttosto indiretto. Qui sono tornati in gioco i vecchi equilibri della Guerra fredda”, grazie anche a una Russia post-sovietica.
Questa “ha ripreso pienamente un suo ruolo di potenza a livello globale e che rivendica margini di controllo nei territori limitrofi. Tutti che erano sotto l’Urss e con un retaggio storico di dominio russo su quelle terre. Ora non accetta l’idea che l’Ucraina dimostri di volersi schierare agli interessi di quello che era il nemico storico, ossia l’Alleanza atlantica, gli Stati Uniti e in secondo luogo l’Europa”. Proprio quest’ultima, nonostante non possegga ancora un numero di telefono unico da chiamare, per usare un’espressione di Kissinger, ora è chiamata in causa.
Bruxelles “non ha una reale capacità militare propria. Può solo cogliere l’opportunità di dimostrare un'unità d'intenti come non è mai riuscita a fare. Ma non vorrei nemmeno vedere la prova di forza con l’organizzazione militare che ha questa capacità, attraverso la Nato. È uno scenario da non prendere alla leggera e da deprecare, il contrasto deve esserci ma attraverso sanzioni forti, anche se ci sono esempi che lasciano il dubbio sulla sua efficacia. Serve il proseguo di un dialogo, anche se le armi purtroppo adesso fanno rumore”, lottando anche contro la disinformazione.
Su questo aspetto, molto si sta discutendo, soprattutto per quanto riguarda le iniziali dichiarazioni arrivate da Mosca che le azioni sarebbero state limitate alle altre regioni separatiste. In ogni caso, Meyr allontana l’ipotesi che dall'Occidente parta anche una risposta armata, ad esempio dalla base militare americana di Aviano: “È logico che le basi sono in allarme, ma non immaginiamoci un impiego operativo. Non c’è bisogno di un conflitto su vasta scala in Europa”. Nel frattempo, a Gorizia, studenti e non solo hanno organizzato un evento per manifestare solidarietà a favore di Kiev.
Foto Lion Udler
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