A Gorizia riaprono le botteghe di via Rastello, nuovo slancio per GO!2025

A Gorizia riaprono le botteghe di via Rastello, nuovo slancio per GO!2025

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A Gorizia riaprono le botteghe di via Rastello, nuovo slancio per GO!2025

Di Daniele Tibaldi • Pubblicato il 09 Mag 2024
Copertina per A Gorizia riaprono le botteghe di via Rastello, nuovo slancio per GO!2025

Avviato ufficialmente ieri il primo dei cinque gruppi tematici creati nell’ambito del progetto per la rinascita di Borgo Castello e via Rastello.

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«Da oggi in poi il Cluster 1 avrà un nuovo nome: “La via del Borgo”». La direttrice di Confcommercio Gorizia Monica Paoletich ha ribattezzato così, ieri pomeriggio, il primo dei cinque gruppi tematici creati nell’ambito del progetto per la rinascita di Borgo Castello e via Rastello, finanziato principalmente dal Pnrr e dalla Regione con 27 milioni di euro.

La sede del cluster
Cuore della Via del Borgo sarà il civico 52 di via Rastello, che fino a pochi anni fa era la Bottega del cappello. Un luogo non scelto a caso, considerando gli obiettivi dell’intero progetto coordinato da Confcommercio, essendo una delle storiche botteghe che un tempo animavano la vita di questa strada. «Con questa scelta si è voluto rendere omaggio non solo a un luogo simbolico, ma anche alla signora Maria e alla famiglia», ha affermato Paoletich, riferendosi a Maria Juretic che con la famiglia aveva gestito il negozio dal 1978 al 2020.

«Questo luogo non servirà solo da vetrina su ciò che succede con il Bando Borghi – ha continuato la direttrice – ma fungerà anche da spazio a uso e servizio degli operatori turistici. Coinvolgendo anche Promoturismo, svilupperemo un’inedita forma di cooperazione volta a raccontare questi luoghi suscitando emozioni».

Gli interventi
Anche per il presidente di Confcommercio Gorizia, Gianluca Madriz, si tratta di un momento importante, di «un esempio pratico dell’orgoglio della nostra città e della sua voglia di nascere». In particolare, Madriz si è rivolto agli «amici di Nova Gorica», rivolgendosi alla direttrice della Camera regionale dell'artigianato e dell'impresa del comune sloveno Roberta Fortuna, presente all’incontro: «Ci state accompagnando quotidianamente in un percorso rinascita di tutto il territorio transfrontaliero».

Tema ripreso dall’Assessore regionale al patrimonio Sebastiano Callari: «Vivo a Gorizia da 40 anni, e da allora ho visto tante cose cambiare. Con spirito di fratellanza, abbiamo seppellito ogni discordia tra Italia e Slovenia e Gorizia e Nova Gorica sono l’emblema dell’Europa del futuro. La Regione crede in questo progetto e non ha mai voluto commissariare il Comune su Go! 2025. Al contrario, si è fin da subito messa a disposizione dell’amministrazione locale con risorse importanti, perché dal rilancio di Gorizia derivano vantaggi per tutto il Friuli Venezia Giulia».

Sulla stessa linea anche l’assessore alla Capitale europea della cultura Patrizia Artico: «La cosa che mi emoziona di più è vedere quanto la gente comune abbia fatto proprio Go! 2025. Vi siete resi protagonisti – rivolgendosi agli imprenditori e agli esponenti delle associazioni coinvolti – con progetti straordinari che faranno rinascere non solo il Borgo e via Rastello, ma anche tutta la città».

Le altre botteghe
Quella della Bottega del cappello, quindi, non sarà l’unica saracinesca a rialzarsi. Nel corso del tour iniziato nella mattinata e conclusosi in serata è stato già possibile vedere in anteprima alcune delle iniziative che animeranno la storica via commerciale. Per esempio, grazie al progetto della celebre chef goriziana Chiara Canzoneri, tornerà a nuova vita anche l’antica Bottega gastronomica, già citata fin dal 1848 come luogo d’eccellenza per la vendita al dettaglio dei prodotti gastronomici del territorio e non solo.

«Il locale – che ora, ha spiegato Canzoneri, è in fase di ristrutturazione – ci ha regalato preziose testimonianze riguardo i prodotti che i goriziani del XIX secolo usavano per cucinare». Il riferimento è a dei prezziari con l’elenco, in lingua tedesca, di quanto era in vendita nella bottega. Un’offerta variegata di aromi, spezie, pesce, formaggi, frutta e conserve che potrebbe, da sola, essere materia di studio per gli appassionati locali di storia dell’enogastronomia.

«Quando, entro settembre, i lavori di restauro saranno ultimati – ha spiegato la chef – si potrà tornare a degustare nella bottega i prodotti del territorio. Non solo. Se in una saletta, questi saranno raccontati in maniera gustosa, in un’altra sarà allestito uno spazio ad hoc per il co-working tra aziende del settore gastronomico».

Di tutt’altro genere, nonché già visitabile, è la bottega adiacente, frutto dell’iniziativa dell’imprenditrice Fabrizia Perco e dedicata all’artigianato. Secondo Perco, «l’artigianato è un vero e proprio modo di comunicare, e non può che essere la via giusta per il rilancio della città, anche oltreconfine». L’assortimento di prodotti – con altrettanti talenti – raccolti nel piccolo locale è impressionante: candele di cera, maschere veneziane di carta pesta, gioielleria in stile neobarocco contemporaneo e collezioni di fiori finti in stile Biedermeier.

E ognuno di questi ha delle storie da raccontare o delle idee potenziali da sviluppare. Secondo Perco, per esempio, dal talento degli artigiani veneziani può derivare una nuova serie di maschere goriziane. Al contempo, ammirando i gioielli esposti si scopre che il loro produttore Patricio Parada, è un artista cileno con nonno croato e nonna francese, le cui creazioni sono esposte in boutique a Milano e a Parigi.

Infine, chiacchierando con Monica Cosmai, si può riscoprire una forma d’arte quasi del tutto dimenticata, ma che per un certo periodo, nella prima metà dell’Ottocento, si era ben radicata anche nel Goriziano. «I bouquet di fiori in stile Biedermeier cominciarono a diffondersi in tutta l’Austria perché, per fattori inizialmente climatici, era necessario trovare delle alternative ai fiori veri».

Se in Cosmai è apparsa fin da subito evidente una certa vocazione alla didattica non è stato un caso: «Ho insegnato tutta la vita in diverse scuole medie, soprattutto a Milano. Poi, con la pensione, ho deciso di tornare nelle mie terre d’origine. Mia mamma era goriziana e mio nonno era stato giudice a Trieste in epoca asburgica».

E attraverso le sue creazioni si ha inevitabilmente l’impressione di fare un tuffo nel passato. Non solo le tazzine in cui sono raccolti i suoi bouquet sono ceramiche rigorosamente provenienti dall’Austria o dalla Baviera, ma sulla sommità di ogni mazzolino è collocato un castone con l’immagine di tre donne iconiche del periodo Bierdermeier: Sofia di Baviera, la figlia, l’imperatrice d’Austria Elisabetta, e la madre dell’imperatore Francesco Giuseppe, Carlotta.

Foto Tibaldi

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