L'INAUGURAZIONE
Gorizia, il contrasto tra natura e malattia mentale negli scatti in mostra al Parco Basaglia

L'esposizione, frutto delle passeggiate fotografiche tenutesi negli scorsi mesi, sarà visitabile fino all'8 giugno al Centro di salute mentale di via Vittorio Veneto.
Rami fioriti e architetture riflesse contrastano col vuoto sinistro dei capanni in abbandono, le scritte sui muri scrostati e la desolazione della sofferenza. A narrare il parco Basaglia sono gli scatti in mostra al Centro di salute mentale di via Vittorio Veneto a Gorizia. La mostra fotografica - inaugurata nella serata di ieri, venerdì 9 maggio – raccoglie oltre 90 immagini a raffigurare la meraviglia del parco e al contempo l’isolamento della malattia psichiatrica, in cui «il dolore è senza domani», come scriveva la poetessa Alda Merini nei suoi versi.
«Questa mostra nasce con l’idea di far conoscere il parco – spiega la presidente di Mitteldream Artegorizia Alida Cantarut – ed è il risultato di tre passeggiate fotografiche». Le prime due si sono svolte durante l’autunno e l’inverno, quando la luce è fioca e l’ambiente restituisce la tristezza del luogo, mentre la terza si è tenuta in primavera, con cieli tersi e alberi che rinascono a nuova vita. «Durante le tre passeggiate erano presenti soci dell’associazione o semplici appassionati – precisa - ma alla prima uscita pioveva, quindi abbiamo dovuto rinviarla e sono venuti in pochi».
A ricordare la storia della realtà basagliana è stato Franco Perazza, ex direttore del Dipartimento di salute mentale, mentre all’uscita di gennaio era presente il fotografo professionista Andrea Rossato, che ha fornito spunti di architettura urbana. La terza passeggiata si è poi svolta insieme alla guida naturalistica Sabrina Pellizon, che ha evidenziato il verde del parco con le sue primule, bucaneve e muscari appena sbocciati, fra i quali ha fatto capolino una lepre. «Dopo un lavoro di cernita, con la partecipazione del Comune e della Regione, abbiamo stampato 96 foto complessive – prosegue Cantarut – perché nel parco c’è vita».
In mostra anche due collage assemblati per l’edizione èStoria del 2021 dedicata alla “Follia”, le cui foto sono state scattate in quelle che un tempo erano le celle. «È stato molto emozionante – ammette mostrando uno dei due pannelli – perché questo era rivolto al passato, al periodo precedente la rivoluzione basagliana». La speranza è che un giorno “le segrete stanze” possano rivedere la luce e trasformarsi in museo fruibile da turisti e cittadinanza. «Era da poco iniziata la riqualificazione del verde – aggiunge - ma al momento è ferma» per via dei residuati bellici rinvenuti.
L’intenzione è quella di riportare il parco al suo antico splendore, con strade e piante curate. «Il vero senso della mostra è il presente del parco, ma soprattutto il futuro, affinché venga conosciuto. I goriziani lo temevano, mentre la nostra iniziativa intende sottolineare che non si tratta solo di un luogo di cura, ma anche di cultura. Non è la prima mostra che Mitteldream tiene qui: si sono tenuti anche piccoli concerti e presentazioni di libri». Uno spazio immenso con la vocazione di aprirsi al cittadino e al turismo, per il quale sarà necessario un piano di riqualificazione ad hoc. «Approfittiamo di questo Go!2025 – rilancia – se non è quest’anno può essere il prossimo».
Del tutto inagibili a causa del crollo di parte di un soffitto i sotterranei della struttura, di proprietà di enti diversi. «Una parte è gestita dall’Azienda sanitaria e una parte di quella che era la Provincia – specifica l’educatrice Elisa Stocco – mentre al momento è in mano alla Regione, che a sua volta l’ha data al Comune». Una frammentazione che penalizza l’intento di un progetto unitario in grado di riqualificare la struttura o riproporne la storia. «È qui che è nata la rivoluzione basagliana – rimarca – quindi auspichiamo che i vari enti comunichino fra loro per progettare insieme, perché è un patrimonio importante per la città. Queste iniziative sono fondamentali a far riscoprire una ricchezza patrimoniale, architettonica e storica», conclude.
Grande entusiasmo per la mostra viene espresso anche da Perazza, presente all’inaugurazione: «Sono foto straordinarie – osserva - e gli artisti hanno scelto un oggetto estremamente suggestivo quale è questo parco meraviglioso. La sua storia nasce nel 1911, quando viene per la prima volta avviato il manicomio Francesco Giuseppe I». Nella periferia della Nizza asburgica sorse il luogo di tormenti e disperazione, per poi cadere vittima dei bombardamenti nel 1916. Ricostruito nel 1933 rimase quasi per trent’anni lo spazio in cui i malati erano per lo più soggetti a sevizie e torture. Finché il 16 novembre del 1961 a varcare i cancelli e portare vita fra i “matti” fu il direttore Franco Basaglia. «Le condizioni del parco sono devastanti – ribadisce – nonostante sia stato da anni stipulato un progetto di rigenerazione, che non riesce a decollare. È scandaloso, perché tutto il mondo guarda a quanto accaduto negli anni Sessanta a Gorizia, la sua fu una rivoluzione epocale. In qualsiasi altra parte del mondo un gioiello come questo, architettonico, ambientale e storico, verrebbe valorizzato. Quando Basaglia andò via da Gorizia venne chiamato a Trieste, dove riuscì a completare la sua rivoluzione».
Uno spirito eclettico che amava l’arte circondandosi di artisti e laboratori, iniziati anche nel capoluogo isontino. «Se non ci fosse stata Gorizia non ci sarebbe stata Trieste – chiosa – né la legge 180 che chiuse i manicomi e rese l’Italia l’unico Paese senza ospedali psichiatrici. Purtroppo, la legge è stata applicata a macchia di leopardo. La nostra è l’unica regione in cui le cure non contemplano contenzioni fisiche alle persone che vivono il disturbo mentale. Si rispettano sempre i diritti delle persone e il diritto della libertà anche nei momenti più difficili. Siamo un modello che l’Oms indica come esempio di buone pratiche, elemento di cui dovremmo tutti andar fieri».
Un ospedale considerato all’avanguardia già durante il periodo asburgico, pur restando il tradizionale manicomio con muri puntellati da cocci di vetro e disumani offendicula. «Capitava che i pazienti venissero legati anche attorno agli alberi – commenta – ma l’ospedale era costruito con una serie di palazzine piccole e un’ampia azienda agricola, in cui le persone meno problematiche avevano un po’ di libertà, e questo caratterizzava solo Gorizia». Da un lato l’elettroshock, la lobotomia e l’ingranaggio distruttivo del manicomio, infernale «dispositivo per annientare», dall’altra la luce portata da Basaglia. «Tutta l’organizzazione, le cure, le regole di vita, erano pensate per togliere dignità alle persone. Era un luogo di morte. Nel ’61 Basaglia lo fa ridiventare un luogo di vita, per questo non possiamo lasciarlo in queste condizioni. Anche perché può ritornare alla città e ricoprire un ruolo importante in senso positivo».
A rassicurare i convenuti è stato l’assessore a Go!2025 Patrizia Artico, che ha insistito sulla necessità di rivedere i progetti, previsti anche per la chiesetta da trasformare in centro culturale. «Spero che entro l’autunno possa essere pronto il primo nucleo del parco tematico sull’ex manicomio – puntualizza – perché mai come oggi la rivoluzione basagliana è attuale». «Roma wasn’t built in a day - ha ricordato invece l’assessore alla cultura Fabrizio Oreti – ed essendo questo un luogo sacro ci vorrà tempo. Ma verso questo progetto abbiamo anche un impegno morale, che resterà dopo la capitale europea della cultura e coinvolgerà la cittadinanza. Un’iniziativa che ci consentirà di riappropriarci di questo splendido parco», assicura accolto dagli applausi.
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