Il Fondo Sgubin, un racconto in foto e video del territorio. Il lavoro per recupero e digitalizzazione

Il Fondo Sgubin, un racconto in foto e video del territorio. Il lavoro per recupero e digitalizzazione

L’EREDITÀ

Il Fondo Sgubin, un racconto in foto e video del territorio. Il lavoro per recupero e digitalizzazione

Di Francesca Diviacchi • Pubblicato il 20 Mar 2025
Copertina per Il Fondo Sgubin, un racconto in foto e video del territorio. Il lavoro per recupero e digitalizzazione

Da educatore e formatore fu promotore di eventi e sodalizi per cultura e tradizioni. Il ricordo delle figlie Raffaella e Rosalia.

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Il 22 marzo 1925 nasceva Eraldo Sgubin. Oggi, giovedì 20 marzo, la Mediateca Ugo Casiraghi di Gorizia, ha ospitato il secondo incontro sul fondo Eraldo Sgubin, figura chiave della cultura e della memoria storica del territorio friulano. A cento anni dalla sua nascita, l’imponente archivio è stato protagonista di un incontro organizzato da Silvio Celli che sta curando l’acquisizione del Fondo Eraldo Sgubin per l’Erpac, un lavoro avviato tre anni fa e tuttora in corso.

L’evento, intitolato “L’uomo con la macchina da presa”, ha messo in luce il profilo di un uomo che, pur concentrando il suo sguardo su un’area di appena 30 chilometri attorno casa, è riuscito a restituire un ritratto straordinario del territorio. Lo ha definito bene chi lo ha ricordato come un «impressionista del cinema», capace di catturare il Collio in tutte le sue stagioni e sfumature di luce. Durante l’incontro sono anche state mostrate diverse fotografie scattate da Eraldo e alcuni dei suoi filmati.

L’impiego principale fu quello di dirigente scolastico, ruolo che gli permise di innovare profondamente l’approccio educativo, portando il territorio dentro la scuola: dalle tradizioni popolari alla lingua friulana, fino alla tecnologia cinematografica. Grazie al suo impegno, i ragazzi di Lucinico hanno potuto vivere un’educazione dinamica e immersiva, come dimostrano le testimonianze di ex studenti che ancora oggi ne ricordano l’influenza.

Ma Sgubin non fu solo un educatore. Fu un uomo di cultura nel senso più ampio: fondatore della Festa della Viarte, dell’associazione Pro Loco, dell’associazione Amis Da Mont Quarine, ricercatore della memoria collettiva attraverso le storie degli artigiani, dei contadini e degli abitanti del Collio. Le sue riprese raccontano la vita quotidiana del Cormonese, dalle vendemmie alle raccolte delle ciliegie negli Anni ’50, fino agli esperimenti di teatro e danza per i ragazzi del Friuli.

A raccontare qualche aneddoto sono state le figlie Raffaella e Rosalia che hanno svelato aspetti più intimi della sua vita: «Non si è mai fermato un momento, era curioso e sostituiva una passione con un’altra», ha ricordato la figlia Raffaella, sottolineando anche il suo amore per l’apicoltura e il vino, senza mai rinunciare al suo stile.

Rosalia ha invece raccontato il suo lato più creativo e caotico: «Un uomo con più studi, un accumulatore seriale di libri e immagini». Il fondo a lui dedicato, infatti, è una miniera sterminata di fotografie, filmati, documenti storici e testimonianze uniche. «Abbiamo trovato migliaia di foto, alcune anche insolite, ma anche articoli di giornale, interviste a varie personaggi, uno che mi viene in mente è Bruno Pizzul», così ancora Rosalia.

Negli Anni ‘70 ha lavorato ad alcuni documentari in Friuli per dimostrare ed educare i ragazzi all’amore della propria lingua e per il loro territorio, e lo ha fatto sempre adattandosi alla continua evoluzione della tecnologia della macchina da presa. Oltre ai documentari cormonesi, Eraldo ha dedicato film anche al Collio sloveno e alla fine degli Anni ‘80 ha collaborato con una scuola di Nova Gorica per creare un libro sul Collio tradotto in italiano, friulano e sloveno.

L’opera di digitalizzazione del Fondo Sgubin è un lavoro assai lungo: quasi 500 filmati e 1900 fotografie, in costante crescita. L’obiettivo è quello di preservare e rendere accessibili questi materiali, con la possibilità di caricarli su YouTube per restituire alla comunità uno sguardo sul passato.

«Stiamo lavorando ad alcuni progetti e uno di questi tratta dei castelli del Collio con l’obiettivo di valorizzare il paesaggio», ha ribadito Silvio Celli dell’Università degli studi di Udine.
L’incontro si inserisce nel percorso di presentazione degli archivi storici, curato da Silvio Celli e Giulia Barini, che stanno portando avanti il lavoro sugli archivi della Mediateca di Gorizia. Il prossimo appuntamento è fissato per il 17 aprile, con la presentazione del Fondo San Toscanolaro, mentre in futuro verrà approfondito il lavoro sulla Stella Matutina, altro progetto che ha permesso di salvare documenti preziosi prima che venissero dispersi.

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