Fiume di penne nere sfila a Gorizia, il saluto ai 100 anni degli alpini

Fiume di penne nere sfila a Gorizia, il saluto ai 100 anni degli alpini

la mattinata

Fiume di penne nere sfila a Gorizia, il saluto ai 100 anni degli alpini

Di Timothy Dissegna • Pubblicato il 29 Ott 2023
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Questa mattina la sfilata da Parco della Rimembranza a piazza Vittoria, l'appello del presidente Ana: «Periodo necessario ai giovani».

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È stata una mattinata graziata dal sole quella che ha accolto circa mille penne nere quest’oggi a Gorizia, sfilando per le vie del centro fino a piazza Vittoria. Per festeggiare i cento anni della sezione dell’Associazione nazionale alpini, infatti, gruppi da tutta la provincia e da fuori si sono infatti ritrovati al Parco della Rimembranza per l’appuntamento clou della due giorni dedicata. Ieri sera il Teatro Verdi ha applaudito la consegna della cittadinanza onoraria all’Ana, passando oggi per la chiesa di Sant’Ignazio con la musica della fanfare alpina Julia e della banda di Cormons.

Dopo il corteo seguito da non molto pubblico, c’è stato quindi il momento per celebrare chi è “passato avanti”, anticipato dai discorsi all’esterno della chiesa dove erano schierati i gonfaloni e alcuni sindaci del territorio. Un’occasione che ha richiamato anche il ministro per i rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, che ha portato anche i saluti del collega ala Difesa, Guido Crosetto, e della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni: “Provengo da una famiglia alpina. Essere qui oggi risponde a una chiamata silenziosa della coscienza, qui ci chiama il nostro dovere del ricordo e la gratitudine”.

Per l’esponente dell’esecutivo, accompagnato anche dalla senatrice Francesca Tubetti, quella degli alpini è “una religione laica. Una volta che si indossa il cappello, si rimane alpini per tutta la vita”. Ha quindi evidenziato che “niente e nessuno potrà separare le terre di Gorizia dalla storia degli alpini, perché sono la stessa cosa”. Nessuna replica diretta, invece, alle parole del presidente nazionale Ana, Sebastiano Favero, che nel suo intervento è tornato a chiedere “un periodo necessario per i giovani, non necessariamente militare”.

Al netto di ciò, il vertice del sodalizio ha rimarcato che “noi vogliamo il bene della nostra patria, oggi più che mai. Senza patria e identità non si può avere la pace. Noi quando ci muoviamo costruiamo la pace. Ci sono i doveri prima del ricevere”. A portare i saluti della Brigata alpina Julia è stato invece il colonnello Ruggero Cucchini, mentre per la città il sindaco Rodolfo Ziberna ha rilevato che “gli alpini sono testimoni di italianità in Italia. Qualunque cosa accada, loro ci sono perché i sentimenti non sono negoziabili”.

"Siamo orgogliosi - è intervenuto l’assessore regionale al Patrimonio, Sebastiano Callari - di quello che avete fatto voi alpini e lo siamo soprattutto in questo momento in cui si sentono rumori di guerra e spesso percepiamo essere in crisi lo stesso nostro vivere civile: voi siete il baluardo di quello che l'Italia rappresenta nel mondo”. Emozionato nel ricordare anche il supporto delle famiglie alle attività delle penne nere è stato il presidente goriziano Paolo Verdoliva, dopo aver elencato anche le diverse tappe nella storia locale del corpo.

Un passato che ha visto stanziare qui realtà come il Battaglione Aosta, mentre nel 1951 Gorizia ha accolto la sua unica Adunata nazionale. Anche quest’anno, la sezione insieme a quella di Cividale rinnoverà il pellegrinaggio sul monte Nero, in memoria della conquista della vetta nel ’15 oggi in Slovenia. A novembre, invece, Gorizia sarà nuovamente tappa del percorso della 67ma Fiaccola alpina della fraternità, che partendo dal Sacrario di Timau toccherà la stessa sera l’Ossario di Oslavia. Oggi, inoltre, chiude la mostra allestita al Museo di Santa Chiara.

In chiesa, invece, sono state le parole dell’arcivescovo Carlo Roberto Maria Redaelli a risuonare, ponendo alcuni interrogativi: “Il comandamento dell’amore vale anche in periodo di guerra? Sono domande che non hanno una risposta facile ma interpellano la coscienza di tutti, la dimensione laica non è meno impegnativa. L’articolo 11 della Costituzione, per cui l’Italia ripudia la guerra, può essere sospeso come il Trattato di Schengen? Sono interrogativi importanti, qualcuno potrebbe dire che i vangeli sono testi ideali e la vita è altra cosa”.

“I cristiani e le persone serie - ha rimarcato il vertice della Curia - non si possono accontentare di queste risposte, non si può rinunciare ai valori che ci rendono umani”. Ha quindi ricordato don Carlo Gnocchi, una cui reliquia è stata portata per l’occasione a Gorizia da don Vincenzo Barbante, presidente della Fondazione dedicata al beato della Chiesa. Ricordando la sua iniziale adesione al fascismo, cambierà idea dopo aver visto la guerra in Montenegro e aver partecipato alla campagna di Russia per stare insieme ai suoi alpini, fino ad entrare nella Resistenza.

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