l'onorificenza
Cento anni di alpini a Gorizia, le penne nere ora cittadine onorarie

Ieri sera la festa al Teatro Verdi, alla mattina la consegna dei Tre soldi goriziani alla sezione. Questa mattina la sfilata fino piazza Vittoria.
“Questo è un giorno speciale, è il giorno del ringraziamento: oggi tutta la città, con una delibera approvata in Consiglio all’unanimità, vuole ringraziare gli alpini e indossa virtualmente il cappello con la penna nera”. Con queste parole il sindaco di Gorizia Rodolfo Ziberna ha conferito ieri sera la cittadinanza onoraria all’Associazione nazionale alpini (Ana). La stessa mattina, il primo cittadino ha consegnato al presidente Paolo Verdoliva i Tre soldi goriziani.
A ricevere l’onorificenza c’era il presidente dell’Ana Sebastiano Favero, a cui poi sempre Ziberna ha spiegato: “All’inizio si pensava di dare questo riconoscimento alla sezione di Gorizia dell’associazione, ma quando gliel’ho proposto mi hanno suggerito senza indugio di rivolgermi direttamente alla sezione nazionale. Questa per me è stata una dimostrazione viva di come tutti gli alpini si sentano appartenere a un’unica grande famiglia”.
Per Favero si è trattato di un momento di grande emozione: “Ci riempie di profondo orgoglio testimoniare la vicinanza concreta tra la nostra associazione e la gente comune. Con impegno intendiamo tramandare i valori fondamentali per essere cittadini fino in fondo di questa patria”. Patria che lo stesso Ziberna aveva definito essere “il bene più prezioso”, riferendosi alla tragedia e al sacrificio che si cela dietro ciascuna delle 216 medaglie d’oro affisse sul labaro dell’Ana.
“Oggi più che mai è un piacere essere diventati cittadini di questa città – ha poi aggiunto il presidente di Ana – essendo il nome di Gorizia un simbolo di resistenza e di valori come la testimonianza e l’appartenenza. Senza valori e identità non c’è futuro: cari alpini, guardiamo avanti senza paura”.
“Viva gli alpini, viva Gorizia, viva l’Italia!”, è stata l’esortazione finale di Favero, prima di lasciare lo spazio sul palco al coro “Ardito desio” della sezione Ana di Palmanova e alla fanfara della brigata alpina “Julia”. I due gruppi hanno eseguito un programma musicale scelto per infondere nel pubblico l’essenza di cento anni di vita alpina, in cui le sponde dell’Isonzo, usando le parole del presentatore, “si incontrano con la maestà della vita e la trascendenza delle montagne”.
Nell’arco di un paio d’ore ecco quindi susseguirsi un repertorio composto non solo da grandi classici come la “Marcia dall’opera “Mosè in Egitto” di Gioacchino Rossini, “La leggenda del Piave”, “New York” di Giuseppe Manente, ma anche da brani del goriziano Augusto Cesare Seghizzi (“Rapsodia II”), del praghese Julius Fučík (“Kinizsi”) e del prolifico compositore vicentino Bepi De Marzi (“Rifugio bianco”, “Il signore delle cime”).
La serata si è infine conclusa con l’esecuzione, da parte del coro con l’accompagnamento musicale della fanfara, di “Valore alpino - 33” e – tutti in piedi e mano sul cuore – dell’inno di Mameli. Il clima è caldo e la città è pronta per accogliere il migliaio di penne nere attese per la grande sfilata di oggi, che inizierà alle 9 di mattina partendo dal Parco della Rimembranza per arrivare in piazza Vittoria.
Foto Tibaldi
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