il convegno
Fiori sul confine di Gorizia, le ferite della storia rilette dai partigiani
Momento d'incontro dapprima in piazza, poi al Kinemax. Gobetti: «Non nego le foibe».
Una simbolica stretta di mano in un angolo della città che è stata storicamente simbolo di divisione. Quest’oggi, le associazioni nazionali dei partigiani italiane e slovene si sono incontrate a Gorizia nella cornice di un convegno organizzato dall’Anpi, per ricordare il lavoro fatto dalla commissione mista incaricata di redigere una relazione sui fatti del confine orientale. Un lavoro ampio che ha visto l’impegno di 14 studiosi, 7 per parte, tra il 1993 e 2001 ma i cui risultati non hanno avuto l’ampio eco come invece avrebbero voluto.
In vista della Giornata del ricordo, che cadrà il 10 febbraio, due componenti di quel gruppo - Fulvio Salimbeni e Nevenka Troha, sono stati tra i relatori al Kinemax. Prima, però, la stessa Anpi e la controparte Zzb-Nob si sono date appuntamento in piazza Transalpina, dove hanno deposto dei fiori al centro del rosone che unisce le due città di frontiera e i rispettivi Stati. Tra loro, c’era anche Eric Gobetti, autore del saggio “E allora le foibe?”, storico più volte contestato per quanto scritto riguardo proprio l’uccisione degli italiani dai titini.
Attacchi che non sono mancati nemmeno alla vigilia dell’incontro, soprattutto da parte di forze politiche di centrodestra. “Queste accuse - ha commentato Gobetti - arrivano quasi sempre da questa parte politica, la più interessata a sfruttare politicamente questa storia drammatica. Di fatto, fa politica sul dramma della gente che è morta o che è stata costretta ad emigrare per ragioni politiche alla fine della guerra. Non rispondo nemmeno a queste accuse, so perché vengono fatte e chi legge i miei libri sa che io non nego la storia di quei Paesi”.
Il saggista rifiuta anche l’accusa di “ridurre il dramma”, ma “semplicemente lo includo nella storia più complessa di quel confine. Esattamente come dice l’articolo 1 della legge istitutiva della Giornata del ricordo, che parla di vicenda complessa del confine orientale. Lo faccio così come un qualunque storico per qualunque evento”. Per quanto riguarda invece i lavori della commissione italo-slovena, da quel punto tracciato “ci siamo molto allontanati. L’intento originale era positivo e forse utopistico, ma i risultati sono stati messi in un cassetto”.
Dopo qualche anno dalla pubblicazione, è stata istituita la giornata del 10 febbraio, “che di per sé non è una legge da cancellare, ma va rivista in una logica di rappacificazione e non celebrata in un’ottica nazionalista e revanscista”. Aspetti trattati anche durante il convegno, in particolare dal professor Gorazd Bajc, docente di Filosofia all’Università di Maribor, che ha evidenziato come anche negli ultimi anni - nonostante gli sforzi fatti dai presidenti Mattarella e Pahor - non si siano fatti passi ulteriori. Come una visita ufficiale a Lubiana.
“Una storia ufficiale non può esserci se non in un regime autoritario” ha aggiunto, ricordando anche come la relazione venga ignorata dai più in vista della Giornata. Nonché dal cinema, criticando le fiction prodotte negli ultimi anni sul tema. A chiudere il cerchio sono stati il presidente nazionale di Anpi, Gianfranco Pagliarulo, e l’omologo della Zzb-Nob, Marijan Krizman.
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