Dubbi e paure nella Protezione civile, volontari e sindaci riuniti a Gorizia

Dubbi e paure nella Protezione civile, volontari e sindaci riuniti a Gorizia

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Dubbi e paure nella Protezione civile, volontari e sindaci riuniti a Gorizia

Di Timothy Dissegna • Pubblicato il 17 Feb 2024
Copertina per Dubbi e paure nella Protezione civile, volontari e sindaci riuniti a Gorizia

Questa mattina l'incontro tra l'assessore regionale Riccardi, sindaci e coordinatori di Protezione civile. Le perplessità sulle incombenze per le squadre.

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È stato un lungo confronto quello tenutosi stamattina a Gorizia, aperto alle amministrazioni comunali e relativi gruppi di Protezione civile della provincia. In sala Dora Bassi, l’assessore regionale delegato Riccardo Riccardi ha voluto incontrare i vertici locali del sistema per fare il punto sull’applicazione del decreto legislativo 81 del 2008. Una necessità nata all’indomani della morte di un volontario di Preone, con il conseguente intervento della magistratura e il successivo stop in via precauzione dei volontari.

«Abbiamo voluto organizzare questo ciclo di incontri dividendoli per aree territoriali omogenee - ha spiegato Riccardi - con l'intento di favorire il dialogo con operatori e volontari e fare chiarezza sull'applicazione dell'impianto normativo che regola l'attività di Protezione civile. È importante fugare ogni dubbio affinché il sistema riparta a pieno regime dopo l’impasse generata lo scorso anno da un'interpretazione del decreto 81». Sono state quindi illustrate le modifiche introdotte con decreto dal governo Meloni a gennaio.

L’esponente della giunta Fedriga ha assicurato l'impegno della Regione nel «venire incontro alle diverse esigenze dei gruppi del territorio, da quelli dei Comuni più grandi alle realtà più piccole. Metteremo a disposizione - ha aggiunto Riccardi - tutte le risorse che servono per la fornitura dei dpi e l’organizzazione di percorsi formativi coerenti con le attività da svolgere». Il quadro normativo è stato quindi illustrato dall’avvocato della Regione, Daniela Iuri, rimarcando insieme a Riccardi che «un piano del rischio non può esistere», poiché la Pc non è un’azienda.

Spinti anche dai meccanismi burocratici e legali, sono state diverse le domande poste da sindaci e coordinatori del territorio. Se il primo cittadino di Romans, Michele Calligaris, ha rilevato che «rischiamo di non poterci permettere più il sistema del volontariato» e proposto di aprire a figure professionali; l’omologo di Doberdò del Lago, Paolo Vizintin, ha chiesto se non fosse il caso di rivedere la struttura non più incentrata sui Comuni ma sulla Regione. «Immaginare che il sistema regionale entri a casa di un sindaco è ingiusto» ha replicato Riccardi.

L’assessore delegato di Gorizia, Francesco Del Sordi, ha ricordato l’incidente mortale accaduto nella sua squadra nel 2009. Guardando poi alle difficoltà per le diverse amministrazioni a seguire tutta la rendicontazione su acquisto materiali e corsi di aggiornamento dei volontari, ha proposto di creare una struttura intermedia che dia supporto. «Non possiamo creare una cosa autonoma rispetto al contesto nazionale» ha osservato l’assessore regionale, mentre il responsabile Amedeo Aristei ha puntualizzato che «sono 12 anni che operiamo sotto questa norma».

Difficoltà sono emerse nel corso dei vari interventi. In ogni caso, Riccardi ha sottolineato come la norma stabilisce che sindaci e coordinatori di Pc non siano assimilabili a datori di lavoro e ai dirigenti nell'ambito della sicurezza e esclude per il mondo del volontariato la prima parte ai fini delle responsabilità penali, applicando solamente la parte dedicata alla formazione e all'uso dei dispositivi di protezione individuali (dpi). Il sindaco Rodolfo Ziberna ha sostenuto la necessità di adeguare continuamente i mezzi con cui far fronte agli avvenimenti.

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