L'OPERA
Piazza Transalpina ospita la 'donna vitruviana' di Francesca Chialà, due le performance inaugurali il 16 e il 18 luglio

Bambini e bambine daranno vita a una performance di body art per promuovere pace e sostenibilità, dipingendo quattro grandi tele di 40 metri. La scultura dell’artista resterà fino a dicembre.
Mercoledì 16 luglio alle 9.30, nel cuore simbolico di GO! 2025 – Capitale Europea della Cultura, piazza Transalpina, teatro della storica riunificazione tra Gorizia e Nova Gorica, sarà inaugurata dal sindaco di Gorizia Rodolfo Ziberna la scultura-mosaico “La Donna Vitruviana” realizzata dall’artista, performer, regista e sociologa Francesca Chialà.
Saranno coinvolti tantissimi bambini, in una spettacolare Performance di Body Art per promuovere la pace e la salvezza del pianeta: attorno al cerchio mosaico di pietra posato al posto del muro abbattuto nel 2004 e simbolo della nuova Europa Francesca Chialà disporrà nell’atto performativo quattro grandi tele di 40 metri, dando forma a un enorme quadrato. Stimolati dalla musica, i bambini dipingeranno con mani e piedi le lunghe Tele della Pace, trasformandole in opere collettive, attraverso il gesto del corpo e il colore. Il progetto è promosso dal Comune di Gorizia con il supporto organizzativo del Gect Go e in collaborazione con il Premio Sergio Amidei.
Un’azione partecipativa che rievoca i due simboli geometrici di Leonardo, il cerchio e il quadrato, che incorniciano anche la scultura mosaico “La Donna Vitruviana”: il cerchio, simbolo del cielo e della perfezione spirituale, e il quadrato, immagine della terra da proteggere e custodire. Nell’armonia tra queste due forme si compie il senso profondo della Performance: radicarsi nella realtà per tendere verso l’ideale, unire i corpi e i cuori per costruire un futuro di Pace, proprio dove un tempo esisteva una barriera.
“La Donna Vitruviana” resterà fino a dicembre 2025 in piazza Transalpina, come simbolo permanente di unione tra popoli, dialogo tra culture e impegno concreto per la sostenibilità. Realizzata in vetro e foglie d’oro e inserita in un cerchio e un quadrato di metallo, la scultura mosaico è composta da un uomo e una donna in equilibrio nella posizione dell'albero nello Yoga, simbolo di armonia tra maschile e femminile, tra Oriente e Occidente, tra scienza e spiritualità. Inaugurata all'Arsenale di Venezia durante la Biennale d'Arte 2024, l’opera lancia un forte appello alla salvezza del pianeta e alla promozione della pace: solo le donne e gli uomini insieme potranno salvare il pianeta se capaci di armonizzare la propria parte femminile e maschile, Animus e Anima come li chiamava Jung
L’arte contemporanea dialogherà poi con il cinema nella seconda spettacolare performance di venerdì 18 luglio, grazie alla partnership con il Premio Internazionale alla miglior sceneggiatura cinematografica Sergio Amidei, in programma a Gorizia dal 7 al 23 luglio. Venerdì 18, alle 9.30, le quattro grandi tele già protagoniste della prima azione collettiva saranno dipinte sul lato opposto sempre da tanti bambini, in un gesto creativo che coniugherà arte partecipativa, sostenibilità e riuso dei materiali. Stimolati dalle colonne sonore dei film di Ferzan Ozpetek, i piccoli performer dipingeranno insieme alla Chialà le Tele della pace dall'altro lato, in un’esperienza immersiva che unisce movimento, colore e musica. L’evento vedrà la partecipazione degli ospiti del Premio Amidei, creando un ponte tra arti visive e cinematografiche all’interno del programma transfrontaliero di GO! 2025.
Nelle due Performance di Body Art del 16 e 18 luglio verranno utilizzati i sette colori della Pace, come simbolo universale di armonia e speranza. Un gesto artistico e collettivo che vuole onorare la memoria dei troppi bambini coinvolti nei teatri di guerra nel mondo, con un pensiero speciale rivolto ai bambini di Gaza e a tutte le giovani vite segnate dai conflitti.
Quest’anno il riconoscimento del Premio Amidei andrà a Ferzan Ozpetek per il suo stile unico, la sua poetica intensa e lo sguardo puro ed eccentrico che ha saputo raccontare l’intimità, le relazioni e le identità in modo profondamente umano. Il legame tra la Donna Vitruviana della Chialà e la poetica di Ozpetek è profondo, in particolare nel suo ultimo film “Diamanti": entrambi celebrano l’equilibrio tra i poli opposti dell’essere umano, la delicatezza delle relazioni, la riconciliazione tra anima e corpo. In modo ancor più simbolico, questo dialogo si rafforza attraverso le radici turche di Ozpetek, regista nato a Istanbul e cresciuto artisticamente in Italia, figura-ponte tra Europa occidentale e orientale. Proprio a Gorizia, città simbolo del confine che ha diviso a lungo l’Europa, la performance sottolinea questa doppia identità, valorizzando il superamento delle divisioni e la costruzione di un dialogo aperto e inclusivo.
Il collegamento tra arte contemporanea e cinema è d’altronde già insito nel percorso artistico di Francesca Chialà, che ha fondato “La Festa delle 7 arti”, un movimento che unisce in modo innovativo e performativo le diverse discipline artistiche e persino lo sport per stimolare l'impegno civile e culturale per promuovere i diritti umani e ambientali. Ogni suo atto performativo, installazione o scultura è un rituale collettivo. Per la Chialà l'arte non è semplice rappresentazione ma presenza attiva, capace di incidere sul reale; i suoi progetti sono spazi di cura e mobilitazione in cui la comunità è parte integrante dell'opera.
«La Donna Vitruviana è parte viva del mio cammino, intrecciato con la mia visione di arte come rito collettivo, come atto politico e spirituale – dichiara l’artista, ringraziando tutte le personalità coinvolte nell’organizzazione del progetto - sogno un’arte che stia nelle piazze, nei corpi, nelle relazioni e appartenga a tutti. Il mio pensiero va a Gaza, all’Ucraina, alle troppe guerre dimenticate nel mondo. Nelle due performance di Body Art, ogni bambino che dipinge con il proprio corpo, ogni mano che tende l’altra, è un piccolo atto di pace. “La Donna Vitruviana” non è una risposta, ma una domanda aperta. E forse proprio per questo, necessaria».
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