l'incontro
Una danza lunga 60 anni, la storia del Balletto di Roma raccontata a Gorizia

Lo spettacolo riapre domani sera la stagione del Teatro Verdi, alle 18 ospite la giornalista Carmela Piccione con il suo libro sulla storica compagnia.
Una compagnia nata dalla passione per la danza e da un progetto di vita condiviso. “1960 Passi di danza” riassume in quasi 150 pagine una storia di amore, successi, fatica, incontri, qualche delusione, tradizione, capacità di rinnovamento: tutto ciò, insomma, che ha reso grande il Balletto di Roma. A scriverne è la giornalista e critica Carmela Piccione, appena riconfermata alla guida della Commissione Danza del ministero della cultura, ospite venerdì sera alle 18 nel ridotto Macedonio di Gorizia per la prolusione dell’atteso “Il Lago dei Cigni, ovvero il canto”.
La coreografia e regia sono di Fabrizio Monteverde, lo spettacolo è liberamente ispirato a Il Lago dei Cigni e all’atto unico di Anton Čechov Il Canto del Cigno. Lo spettacolo, che domani alle 20.45 riapre la stagione 2023-2024 del Teatro Verdi, vedrà sul palco Carola Puddu e Roberta De Simone, presenti assieme a una rappresentanza della compagnia all’incontro introduttivo aperto al pubblico e moderato dalla scrivente. La prolusione sarà dedicata al volume, edito nei primi mesi del 2023 ma pensato per il sessantesimo di fondazione del Balletto di Roma, formazione che ha esordito nell’agosto del 1960 in occasione delle Olimpiadi ospitate nella Capitale.
Tre anni di ritardo nella sua uscita dovuti alla pandemia, ma tre anni sono anche quelli che hanno impegnato Carmela Piccione per la realizzazione del libro, un ensamble di interviste di prima mano, citazioni di interviste d’epoca, ritagli critici del tempo, programmi di sala estrapolati dai libretti che accompagnavano gli spettacoli: il tutto sapientemente tenuto insieme da un unico e spesso filo conduttore, l’amore per la danza. È questo che permette all’autrice di ripercorrere le vicende del Balletto di Roma dalla fondazione ai giorni nostri, articolando la narrazione in sei capitoli, uno per ogni decennio di vita.
Ma è sempre l’amore per la danza che le permette di inserire le vicende della compagnia e della scuola sullo sfondo di una società in cambiamento, che dalla Dolce Vita di felliniana memoria ci porta nello sperimentalismo degli anni Ottanta contrassegnati dal maggiore spazio del mezzo televisivo, sfruttato anche per diffondere il verbo di Tersicore nella Penisola. Ed è sempre l’amore per la danza a guidarla nella delicata narrazione del rapporto di stima, fiducia e complicità che ha legato Franca Bartolomei e Walter Zappolini, capaci di creare un sodalizio umano e artistico ricordato con affetto e venerazione da tutti coloro che li hanno conosciuti.
L’incontro di domani sarà anche l’occasione per conoscere le attuali condizioni della danza in Italia, gravata dall’immobilismo delle istituzioni spesso incapaci di comprendere le necessità del settore per la mancanza di preparazione specifica da parte di chi – a livello governativo – dovrebbe appunto sostenere e appoggiare lo sviluppo di una disciplina che fa parte della cultura e della tradizione italiane. E tuttavia “La danza ha già un futuro: i teatri sono sempre pieni quando gli spettacoli sono di qualità. Ultimamente si sono voluti aiutare i giovani coreografi che però non sempre erano all’altezza del ruolo o avevano le competenze per sostenerlo".
"C’è bisogno di danzatori, di direttori artistici, ma anche di manager: anche nella danza deve esserci imprenditorialità, non ci si può attendere solamente aiuti dallo Stato. Un tempo c’erano più compagnie, adesso una compagnia è formata da tre diversi gruppi ma non dovrebbe essere così: queste sono delle comunità, delle realtà che non permettono alla danza di progredire. Eppure quello della danza - conclude Carmela Piccione – è un mondo in espansione”.
A favorirlo sono anche alcuni programmi televisivi, non solo quelli rivolti al grande pubblico come “Amici” (a cui, peraltro, deve parte della sua notorietà la stessa Carola Puddu, protagonista dell’edizione 2021) ma anche le numerose riprese di spettacoli come “Les Etoiles” recentemente proposto su Rai5 da Daniele Cipriani entertainment. I canali si sono moltiplicati rispetto ai tempi della “Maratona di danza” con cui Vittoria Ottolenghi, il sabato mattina su Rai Uno, intratteneva gli amanti del balletto con un programam che, per la sua smaccata impornta didattica e la sua lenta pacatezza, non sarebbe più appetibile per il pubblico odierno.
Manca la vera critica, i quotidiani più importanti, un tempo palestra per molti, adesso non ospitano più la critica sugli spettacoli, riservata alle riviste specializzate. Come in diversi altri campi, anche nella danza l’orizzonte è costruito con luci e ombre: il desiderio di realizzare nuove produzioni, l’impegno di danzatori e coreografi, la voglia di conoscere e assaporare il calore del palcoscenico da parte del pubblico e, dall’altro lato, le difficoltà economiche e gestionali di uno spaesamento amplificato dal Covid.
Problemi e ostacoli che la leggerezza di un grand jetté e l’odore di pece di una sala prove riescono a far dimenticare: perché anche in questo si manifesta l’illusione della danza, capace di rendere apparentemente semplice ciò che è frutto di sacrificio e impegno.
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