Costanzo e Rohrwacher rileggono il Caso Montesi, il film presentato a Gorizia

Costanzo e Rohrwacher rileggono il Caso Montesi, il film presentato a Gorizia

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Costanzo e Rohrwacher rileggono il Caso Montesi, il film presentato a Gorizia

Di Eliana Mogorovich • Pubblicato il 18 Feb 2024
Copertina per Costanzo e Rohrwacher rileggono il Caso Montesi, il film presentato a Gorizia

Saverio Costanzo e Alba Rohrwacher hanno presentato ieri la pellicola al Kinemax sul caso del 1953: «Certe bestialità culturali non sono cambiate affatto».

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Lo straniamento per il fatto di parlare di un film che nessuno ha visto, di gran lunga superato dalla rilassatezza dell’atmosfera e dalle battute che hanno coinvolto tutti i protagonisti della serata. Ieri sera al Kinemax di Gorizia, nel breve incontro con il pubblico precedente la proiezione di “Finalmente l’alba”, Saverio Costanzo e Alba Rohrwacher hanno condiviso con gli spettatori pensieri sul cinema, sulla società odierna, sulla Cinecittà degli anni Cinquanta, focus attorno a cui ruota la trama della pellicola.

Presentato in anteprima alla Mostra del Cinema di Venezia, distribuito nelle sale cinematografiche italiane da 01 Distribution a partire dal 14 febbraio, il film ha iniziato il suo tour promozionale con un fitto calendario di presentazioni che, ieri, ha portato regista e attrice da Gorizia a Udine e poi Pordenone, in un rincorrersi di appuntamenti verso cui loro stessi hanno espresso perplessità.

«Siamo arrabbiati – ha infatti detto Alba Rohrwacher – perché non ha tanto senso trovarci a parlare di un film prima di vederlo: anziché fare tutto e male bisognerebbe fare poco e bene perché la cosa più interessante è scambiare il proprio punto di vista con chi il film l’ha visto». A seguire l’incontro, in prima fila, gli assessori Patrizia Artico e Maurizio Negro mentre è spettato a Fabrizio Oreti il compito di portare i saluti dell’amministrazione, con i ringraziamenti al Kinemax per l’infittirsi di incontri con i protagonisti del mondo del cinema.

Eventi stanno segnando il progressivo avvicinamento al Premio Amidei, evento che contribuirà a conferire centralità a Gorizia anche in vista dell’appuntamento con la Capitale europea della Cultura 2025. «È romano?» gli chiede sottovoce Costanzo. «I difetti ce li ho tutti» risponde l’assessore alla Cultura, avviando quel clima leggero che connota il resto della presentazione.

Incalzati da Gabriella Gabrielli nel ruolo di presentatrice e dal direttore del Kinemax Giuseppe Longo, il regista e la sua musa, compagna di vita e di diverse pellicole, raccontano il film senza svelarlo completamente, focalizzandosi sull’estrema attualità della vicenda. La trama ruota attorno a Mimosa, giovane ragazza romana che, accompagnando la sorella ai provini per un kolossal in costume, viene scelta dalla protagonista Josephine Esperanto, diva di fama internazionale, per un piccolo ruolo.

La star del film (interpretata da Lily James) la costringe a seguirla in una notte dissoluta costellata di personaggi equivoci, promiscuità, droga, invidie e falsità che Mimosa (un’intensa Rebecca Antonaci) riesce ad attraversare mantenendo la purezza del proprio sguardo sul mondo. Attorno a loro troviamo Joe Keery nei panni di Sean Lockwood, star in ascesa intenzionato a sfruttare la notorietà della Esperanto per farsi strada; e poi gli splendidi cammei di Alida Valli intessuti delicatamente da Alba Rohrwacher e l’elegante Rufus Priori, raffinato collezionista d’arte interpretato da un ammaliante Willem Dafoe.

Ma nella pellicola compare, senza palesarsi pienamente, un’altra protagonista: «Il punto di partenza è, nel 1953, il ritrovamento del cadavere di Wilma Montesi, giovane aspirante attrice di Cinecittà trovata stuprata e uccisa sulla spiaggia di Capocotta. Si tratta – ha spiegato Costanzo, che ha dedicato la pellicola al padre – di una storia che colpì notevolmente l’opinione pubblica: per la prima volta i giornali speculavano moltissimo su questo ritrovamento per il coinvolgimento di personaggi della politica e dello spettacolo, addirittura il processo venne spostato a Venezia per offrire ai giornali una scenografia più interessante. Federico Fellini ne parlò come la perdita di innocenza di un Paese e nelle scene finali di “La dolce vita” c’è un riferimento a questa vicenda nella ragazza che non viene sentita da Mastroianni: in lei Fellini ha rappresentato Wilma Montesi, che non si può sentire perché già morta».

«La società dell’epoca non è molto diversa da quella di oggi: ciò che colpì molto a quel tempo era il fatto che Wilma avesse l’ambizione di diventare attrice, desiderava cioè fare ciò che voleva ma ne venne giustificata l’uccisione perché “se l’era cercata”» – prosegue Costanzo, che aggiunge: «Continuiamo a sentire questa frase anche adesso ed è tipica di una società maschilista, certe bestialità culturali non sono cambiate affatto. Ma anche la figura della diva: pensiamo alla fatica che doveva provare per mantenere il potere di essere libera. Ecco, provate a vedere il film come la ricerca della libertà femminile».

Figura senz’altro positiva è quella di Alida Valli che Alba Rohrwacher interpreta dopo essersi accostata a Monica Vitti in “Mi fanno male i capelli” di Roberta Torre. «Come si è accostata a questi due personaggi?», le viene chiesto. «In realtà non ho interpretato nessuna delle due: per quanto riguarda Monica Vitti interpreto un personaggio che fantastica di essere lei, la imita con ingenuità e questo mi ha permesso di intessere un dialogo con Monica. Qui Alida Valli è un piccolo omaggio che Saverio e io le facciamo in una galleria di personaggi pericolosi, contraddittori: la Valli è un personaggio positivo capace di riconoscere la verità della protagonista».

Longo interviene accennando alla presenza al Kinemax, qualche giorno prima, di Dante Spinotti, ricordo che gli offre lo spunto per complimentarsi con Costanzo per le inquadrature dei personaggi; e qui si inserisce una piccola, inattesa gag fra il regista e la Rohrwacher sulla bellezza o meno di queste inquadrature. «Sì, è una tua caratteristica quella di inquadrare in un certo modo i volti, ma non è un complimento, è solo una caratteristica» afferma l’attrice cercando di frenare il disappunto del compagno.

«Ho voluto rendere un omaggio alle donne: siamo ancora negli anni Cinquanta e ho voluto usare un’ambientazione d’epoca per parlarne perché spesso risulta più facile da comprendere» ha affermato Costanzo in chiusura dell’incontro, prima di assicurare il proprio ritorno in occasione del Premio Amidei.

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