Accusa di greenwashing alla Miko, il Tribunale di Gorizia revoca l'ordinanza

Accusa di greenwashing alla Miko, il Tribunale di Gorizia revoca l'ordinanza

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Accusa di greenwashing alla Miko, il Tribunale di Gorizia revoca l'ordinanza

Di Redazione • Pubblicato il 17 Mar 2022
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Accolto il reclamo contro Alcantara, dopo la prima ordinanza in Italia sul greenwashing.

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Aveva fatto molto discutere lo scorso novembre, diventando una delle prime decisioni in Italia - nonché in Europa - sul tema del greenwashing. Il Tribunale di Gorizia aveva emesso un'ordinanza cautelare nei confronti della Miko, azienda tessile del gruppo giapponese Asahi Kasei con base a Sant'Andrea, dopo un ricorso d’urgenza presentato dall'azienda rivale Alcantara. Secondo la controllata della Toray Industries, anch'esso gruppo nipponico, la competitor avrebbe adottato una concorrenza sleale.

I giudici goriziani hanno quindi accolto il reclamo di Miko e revocato l'ordinanza di primo grado ritenendo infondata l'azione di concorrenza sleale promossa dall'azienda dell'Umbria. "Il Tribunale - spiega il colosso goriziano in una nota - ha in particolare osservato che non sia stata offerta prova circa il concreto rischio di perdita di clienti a causa della presunta ingannevolezza dei messaggi oggetto del giudizio". Al centro della discussione il materiale "Dinamica", utilizzato anche su alcuni modelli di auto.

"Miko ribadisce con vigore che il valore del prodotto 'Dinamica' - aggiunge - non è mai stato oggetto di contestazioni, neanche nella precedente ordinanza. La qualità del prodotto di Miko è da tempo riconosciuta da clienti internazionali di vari settori industriali, primo fra tutti quello dell'automotive, in cui Dinamica è utilizzata in maniera sempre più frequente". Nella loro prima decisione, i giudici avevano evidenziato che “la sensibilità verso i problemi ambientali è oggi molto elevata e le virtù ecologiche decantate da un’impresa o da un prodotto possono influenzare le scelte di acquisto, le dichiarazioni ambientali verdi devono essere chiare, veritiere, accurate e non fuorvianti, basate su dati scientifici presentati in modo comprensibile”.

Il Tribunale aveva quindo ordinato di non diffondere più messaggi promozionali a riguardo, nonché la pubblicazione della decisione sul proprio sito e l’invio dell’ordinanza ad alcuni suoi clienti della stessa. Alcantara aveva quindi definito la strategia di Miko come "greenwashing", ossia messaggi ingannevoli volti a costruire un'immagine di sé positiva sotto il profilo dell'impatto ambientale, quando in realtà non è così. Il dito era puntato su una microfibra realizzata in parte con poliestere riciclato, che abbina resistenza a leggerezza, consentendo un uso assai versatile del tessuto.

I messaggi pubblicitari definiti ingannevoli erano quindi affermazioni a fini commerciali di carattere green e ambientalistico. Secondo l'accusa, questi sono stati attribuiti illecitamente al prodotto creato a Gorizia, al suo impiego e al suo metodo di produzione. Le asserzioni riguardano, secondo quanto sostenuto dall'Alcantara e riportato a suo tempo dal diudice nell’ordinanza, la composizione e la derivazione del tessuto commercializzato da Miko, l’utilizzo di coloranti naturali, la riciclabilità e l’asserita riduzione del consumo di energia e delle emissioni di CO2 dell’80%. Ora, quindi, i giudici hanno revocato quell'ordinanza.

Accusa di greenwashing alla Miko di Gorizia, la replica di Alcantara

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