PREVENZIONE E CURA
Si chiude il percorso fisioterapico per le donne operate al seno di Andos Monfalcone, ecco i risultati
La fisioterapista specializzata Fabiana Alt ha seguito un gruppo di otto pazienti per un anno. Positivi i feedback finali. Focus anche sul recupero della fiducia nelle proprie capacità motorie.
Si è chiuso lo scorso 30 ottobre, dopo un anno intero di durata, il progetto “Recuperare la performance motoria dopo chirurgia ricostruttiva nella donna operata al seno” voluto da Andos Monfalcone e finanziato in gran parte dall’Unione delle Chiese Metodiste e Valdesi. L’iniziativa, proposta dall’associazione bisiaca di volontari nello spazio di via Valentinis 86 concesso dal Comune di Monfalcone come ambulatorio, ha permesso di trattare attraverso la pratica fisioterapica i disturbi insorti in donne di varie fasce d’età a seguito di interventi di chirurgia demolitiva e ricostruttiva per rimuovere carcinomi mammari.
Ad intraprendere il progetto è stata Fabiana Alt, fisioterapista specializzata nel campo e attiva per Andos da quasi 25 anni; a beneficiare del trattamento è stato un gruppo di otto pazienti: più di metà nella fascia d’età 50-60 anni, le restanti comprese tra i 30 e i 50. La maggior parte delle partecipanti, riferisce Alt, si sono sottoposte alla chirurgia nell’ultimo quinquennio, ma non è mancata una paziente che è stata operata ben 13 anni fa ed una che ha dovuto effettuare un nuovo intervento di ricostruzione a settembre.
Gli esiti del percorso, racconta la fisioterapista, sono stati generalmente positivi. La stessa modalità di impostazione delle sedute – meno “concentrata” e più diluita nel tempo rispetto ai trattamenti consueti nelle strutture sanitarie – ha permesso di distribuire l’azione sul lungo periodo e valutare di volta in volta il prosieguo sulla base dei feedback delle stesse partecipanti: «Tutto si è svolto a seconda dei casi. Il numero di sedute erogate è stato vario, da un minimo di quattro a un massimo di ventisette: qualche paziente è stata seguita solo per tre mesi, altre per l’anno intero».
Alt ripercorre le prime tappe del percorso terapeutico. All’inizio, racconta, «ciascuna paziente ha compilato il questionario DASH, un modo specifico e interessante che permette di “fotografare” disabilità e problemi dell’arto superiore attraverso tutta una serie di domande di autovalutazione della propria capacità di eseguire movimenti e attività quotidiane, lavorative, sportivo-ricreative, concentrandosi anche sulla cura di sé e sulla qualità del sonno». Sono così emerse situazioni di difficoltà e limitazione che le 8 partecipanti riscontravano nel compiere vari gesti o nell’intraprendere un’attività sportiva: sensazione di tensione, dolore tra collo e torace, “pesantezza” di braccio e mano dovuta a debolezza muscolare o addirittura formicolii.
Le tecniche impiegate da Alt nell’intervenire caso per caso hanno spaziato dai movimenti assistiti per attivare la muscolatura al massaggio dei tessuti profondi e all’applicazione di tape muscolari e propriocettivi, in alcuni casi richiedendo anche trattamenti manuali delle cicatrici. Due aspetti fondamentali trattati nelle sedute, riferisce la fisioterapista, sono stati l’insegnamento alle pazienti di esercizi da svolgere in autonomia e, soprattutto, la rassicurazione a superare preoccupazioni ed “auto-limitazioni” nei movimenti del braccio dovute al timore per le vicine cicatrici: «Ho cercato di stimolare le partecipanti a recuperare forza e controllo del movimento con attività che favoriscono l’elasticizzazione dei tessuti. Sono state tutte contente, perché sono tornate a “sentirsi libere” di effettuare movimenti del braccio senza temere effetti collaterali dovuti alle cicatrici».
Ciascuna delle otto donne ha percepito un progresso nel recupero della propria mobilità: dal questionario finale di autovalutazione, è emerso che 5 di esse si sono dichiarate “molto migliorate” e tre “abbastanza migliorate”. In generale, conclude Alt, «tutte le partecipanti hanno espresso soddisfazione e si sono dette contente del tempo a disposizione per intraprendere il percorso ed effettuare le sedute». Se non nel breve termine, l’intenzione resta quella di riproporre in futuro simili progetti: i benefici si sono visti, ed ora che ad impreziosire l’ambulatorio di via Valentinis vi è un nuovo lettino elettrico acquistato grazie al contributo del Comune di Monfalcone, la strada per permettere alle donne operate al seno di recuperare la mobilità e innanzitutto la propria fiducia risulta chiara e ben definita.
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