Centri islamici ancora in attesa a Monfalcone, il nodo su numeri e sicurezza

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Centri islamici ancora in attesa a Monfalcone, il nodo su numeri e sicurezza

Di Salvatore Ferrara • Pubblicato il 04 Mar 2024
Copertina per Centri islamici ancora in attesa a Monfalcone, il nodo su numeri e sicurezza

Oggi il commento del sindaco Cisint sul caso del niqab in una scuola di Pordenone, annunciando un progetto a tutela delle ragazze musulmane.

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«Dovranno essere adottate, previo leale confronto tra le parti, tutte le iniziative e le misure adeguate e idonee ad evitare ogni possibile pericolo alla incolumità delle persone e delle cose». È la precisazione che compare nel testo del decreto emanato mercoledì scorso dal Consiglio di Stato, che si è espresso provvisoriamente sull’ordinanza cautelare impugnata dai centri islamici di Monfalcone. In attesa della discussione di merito che avverrà nella Camera di Consiglio del prossimo 19 marzo, è proprio su questo specifico passaggio che i tecnici del Comune di Monfalcone stanno ancora lavorando facendo seguito alle richieste contenute nella lettera spedita via pec - nella giornata di venerdì - dalle comunità musulmane all’ente.

«Abbiamo richiesto l’applicazione di quanto stabilito dal Consiglio di Stato» aveva dichiarato al nostro giornale, nella stessa giornata, il presidente onorario del Centro Darus Saalam, Bou Konate che ha aggiunto: «Vanno definiti ancora i numeri massimi permessi per la partecipazione alle salat». Ad ora, non ci sono novità in tal senso anche se – va detto – non si tratterà di stabilire solo i numeri massimi dei partecipanti ai riti. Di «gravi pregiudizi di sicurezza» che gravano sui due stabili oggetto delle ordinanze dirigenziali - prima dell’inaugurazione del centro cittadino di sabato scorso - è nuovamente tornato a riferire il sindaco Anna Cisint che ha parlato di «accanimento sui tecnici comunali che sono stati ben chiari» e di «sconcertante mistificazione dell’azione del Comune».

Se da un lato Cisint si è detta ben consapevole che «la libertà di culto è un valore», nella giornata odierna, è tornata ad esporsi sulle espressioni del convivere sociale che si manifesta quotidianamente in città. Lo ha fatto commentando quanto è accaduto in una classe quarta di una scuola primaria di Pordenone, dove una maestra ha segnalato che una delle sue studentesse si è presentata in classe indossando il niqab.

«La veste che copre integralmente il corpo, conferma che le mie denunce sul processo di islamizzazione in corso riguardano, in maniera diffusa, anche altre realtà italiane, dalle quali sempre mi arrivano continuamente sollecitazioni ad andare avanti nella mia azione» commenta Cisint. «Le comunità islamiche si muovono con la stessa logica nelle grandi e medie città italiane nelle quali la loro presenza è consistente per imporre i loro modelli culturali – continua il sindaco - far valere la legge coranica al posto di quella italiana e creare luoghi di preghiera anche al di fuori di ogni legalità».

Cisint ha pure ricordato di aver adottato un provvedimento che impedisce l’ingresso negli uffici comunali alle donne che coprono il volto con il velo e ha comunicato che si sta effettuando una disamina per proporre un’introduzione normativa affinché si vieti l’uso della copertura integrale delle donne e delle bambine. «Plaudo all’iniziativa dell’onorevole Dreosto di portare il problema in Parlamento. Si tratta di bloccare una deriva, che in città come Monfalcone è degenerata nella diffusione di questa pratica, compreso sempre più l’utilizzo del niqab, che è il segno peggiore della sottomissione delle donne».

Il primo cittadino condanna inoltre la «sopraffazione che viene a colpire le minorenni». «Non solo a scuola devono coprirsi corpo e volto, ma non possono intrattenere rapporti con le compagne non musulmane e sono, spesso, sottratte dalle lezioni prima ancora del conseguimento del diploma delle medie per essere mandate in Bangladesh per matrimoni forzosi combinati dai genitori. A ciò si aggiungono le forme di violenza che esse subiscono negli appartamenti sovraffollati e di cui abbiamo avuto conto dalle bambine che si sono ribellate e ci hanno chiesto protezione. Attraverso il Garante dei Minori e i nostri psicologi, sto mettendo a punto un progetto che intendo promuovere per tutelare le ragazze musulmane delle scuole cittadine» così in chiusura Cisint.

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