LE REAZIONI
Bambina disabile maltrattata in asilo, la comunità di Ronchi sotto shock

Riserbo tra le famiglie e dalla dirigenza. Il sindaco: « La sicurezza e il benessere dei bambini sono una priorità assoluta per la nostra comunità».
C’è sgomento a Ronchi dei Legionari a seguito della notizia del caso dei maltrattamenti che una bambina disabile avrebbe subito in una delle scuole dell’infanzia. Sono due le insegnanti coinvolte nei gravi fatti provati dagli occhi elettronici installati nella scuola frequentata dalla vittima dei maltrattamenti. Le maestre sono state raggiunte dalla notifica dell’ordinanza cautelare ai domiciliari. Sotto shock anche il Comune, il cui sindaco Mauro Benvenuto è stato travolto dal clamore mediatico.
Il primo cittadino si è detto sconcertato nell'aver appurato la grave notizia, definita «un duro colpo per tutta la nostra comunità. È un episodio che preoccupa e al tempo stesso crea un allarme non di poco conto nella comunità, ho grande fiducia nella giustizia che dovrà fare il suo corso. Posso solo affermare di non aver colto alcun sintomo, sospetto, sia negli ambienti scolastici, sia in quelli della città, prima che venissero resi noti i risultati delle indagini».
«Credo sia difficile - rimarca - senza alcuna segnalazione, venire a conoscenza di episodi che, se appurati, sono di un enorme gravità. Sono anch’io genitore e padre di cinque figli e posso comprendere benissimo lo stato d’animo di quei genitori. Rivolgo a loro tutto il mio sostegno, il mio calore e la mia solidarietà con l’auspicio che la magistratura faccia piena luce su quanto accaduto. La sicurezza e il benessere dei bambini sono una priorità assoluta per la nostra comunità».
Assoluta la riservatezza delle famiglie anche se sui social le polemiche sono molto accese. Mentre le indagini degli inquirenti continuano, se a chiudersi nel riserbo – assolutamente comprensibile – legato al segreto d’ufficio è la dirigente scolastica Franca Soranzio, questa mattina è intervenuto il parroco di San Lorenzo e Santo Stefano, monsignor Ignazio Sudoso. «In attesa di riscontri dell’autorità giudiziaria – sono le parole di monsignor Sudoso – è dolorosissimo dover constatare che un luogo preposto all’educazione delle nuove generazioni sia stato teatro di gravi violenze».
Il sacerdote è quindi restato molto turbato dai fatti accaduti, ma ha inteso lasciare ancora un breve messaggio rivolto a tutta la comunità. «Sarebbe auspicabile che tali vicende non tocchino solo l’emotività del momento – specifica il parroco – ma ci spingano ad avere una reale preoccupazione educativa e formativa verso i nostri piccoli e le nuove generazioni».
«Nei nostri pensieri ci siano sempre i più fragili che vanno al primo posto e che hanno bisogno di vedersi tesa la mano verso di loro per essere aiutati e amati - conclude monsignor Sudoso - quanto accaduto rivela la difficoltà della nostra società di saper stare accanto alle persone che non sono autonome ma che hanno bisogno di noi e che per questo chiamano in causa le nostre responsabilità e richiedono l'impegno delle nostre energie spesso assorbite da stili di vita non pienamente umani».
Interviene anche il Garante regionale dei diritti della persona, Paolo Pittaro, che in una nota ritiene «se confermato, di particolare gravità quanto accaduto presso la scuola materna». Per Pittaro, tutto ciò è «una gravità accentuata, perché le violenze sarebbero state effettuate nei confronti di un minore, che oltretutto trattasi di un minore disabile e che le autrici di tali indegni comportamenti sarebbero due insegnanti, ossia coloro che, istituzionalmente, dovrebbero proteggere tali soggetti particolarmente fragili».
«Sorge immediata la esigenza - conclude il Garante - non solo di un controllo, per quanto possibile, della correttezza e della normalità dei rapporti all'interno degli istituti ma anche, e soprattutto, una riflessione attenta sulla formazione, la preparazione e l'attitudine degli insegnanti di porsi nei confronti sia dei minori che dei disabili, in modo da individuare ogni possibile atteggiamento improprio, aggressivo ovvero di discriminazione».
Foto di Katerina Holmes
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