Bambina disabile maltrattata in asilo a Ronchi, cosa sappiamo delle indagini

Bambina disabile maltrattata in asilo a Ronchi, cosa sappiamo delle indagini

Il caso

Bambina disabile maltrattata in asilo a Ronchi, cosa sappiamo delle indagini

Di I.B. • Pubblicato il 26 Feb 2024
Copertina per Bambina disabile maltrattata in asilo a Ronchi, cosa sappiamo delle indagini

Questa mattina i militari hanno dato esecuzione all'ordinanza cautelare emessa dal Gip di Gorizia che ha disposto gli arresti domiciliari.

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Le indagini sono partite dopo una segnalazione ai carabinieri di Ronchi dei Legionari per ripetuti strattonamenti da parte di alcune insegnanti di un asilo della zona: la conclusione questa mattina, lunedì 26 febbraio, quando i militari della Compagnia di Monfalcone hanno dato esecuzione a un’ordinanza cautelare, emessa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Gorizia, che ha disposto la misura degli arresti domiciliari nei confronti di due maestre di una scuola materna di Ronchi dei Legionari, gravemente indiziate, a vario titolo, del reato di maltrattamenti di minori all’interno dell’istituto, peraltro da considerarsi presunte innocenti sino ad eventuale condanna definitiva.

I provvedimenti giungono all’esito di una complessa attività investigativa, condotta dagli agenti della locale stazione iniziate a dicembre 2023 sotto la direzione dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Gorizia. La segnalazione che ha fatto avviare le indagini è partita, come detto, a seguito di ripetuti strattonamenti da parte di personale docente ai danni di una bambina con disabilità.

Gli episodi
Dopo le prime informazioni testimoniali acquisite dagli investigatori, su disposizione dell’autorità giudiziaria, i militari hanno proceduto a intense attività d’indagine, soprattutto di natura tecnica nei locali ove si intrattengono solitamente i minori per le attività formative e ludiche, che hanno permesso di documentare diversi episodi di maltrattamenti, secondo la ricostruzione degli inquirenti, agiti dalle indagate quasi quotidianamente nei confronti della minore, spessissimo anche davanti agli altri bambini.

La frequenza e intensità delle ritenute violenze, sia fisiche, con spinte, strattoni e schiaffi, che psicologiche con grida, urla, rimproveri spesso conditi da parolacce e financo imprecazioni, hanno indotto gli inquirenti ad accelerare le attività d’indagine e ad avanzare richiesta di misura cautelare al GIP, finalizzata ad ottenere, quanto prima possibile, un vaglio delle acquisizioni investigative da parte del Giudice delle Indagini Preliminari, che, appunto, ha confermato la serietà dell’impianto accusatorio riconoscendo, tra l’altro, la sussistenza dell’esigenza cautelare del pericolo di reiterazione dei sospettati maltrattamenti.

Indagine in corso
«È doveroso rammentare che l’applicazione di una misura cautelare è strumento tipico della fase delle indagini, di tal che le arrestate vanno considerate comunque innocenti sino all’eventuale condanna definitiva», scrive il comando provinciale in una nota. «Il procedimento si trova ancora in fase, seppure avanzata, di indagine, nella quale non si è avuto, sin d’ora, alcun contraddittorio con indagati e rispettivi difensori e nel prosieguo si dovrà procedere, nel minor tempo possibile, a tutti i dovuti approfondimenti anche finalizzati alla verifica delle eventuali ricostruzioni/spiegazioni di indagati, persone offese e relativi difensori», conclude la nota. 

Il commento
A intervenire sulla vicenda è il presidente della Regione, Massimiliano Fedriga: «Se fossero confermate le accuse di maltrattamenti contestati alle insegnanti, nei confronti delle quali è stata avanzata la richiesta di misura cautelare, allora ci troveremmo di fronte a un fatto di una gravità inaudita», riporta una nota. Per il vertice dell'esecutivo, «ciò che ci lascia senza parole è il fatto che episodi di questo tipo sarebbero accaduti all'interno di una scuola, che è il luogo educativo per antonomasia, dove ogni alunno dovrebbe essere accompagnato nel suo percorso di crescita sia affettivo che relazionale, in quelli che sono senza dubbio gli anni più importanti della vita».

«Ma ciò che lascia ancor più sgomenti - rimarca - è che i fatti possano aver riguardato chi è ancora più fragile, come una persona con disabilità. Compito delle istituzioni deve essere quello di tutelare, nel modo più deciso possibile, la crescita dei minori; ed è per questa ragione che va messa in atto ogni tipo di azione in grado di creare una rete di protezione capace di scongiurare il verificarsi di simili situazioni. I luoghi di formazione sono e devono restare il baluardo e il caposaldo in sicurezza di una comunità».

Foto d'archivio

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