la situazione
Ramadan a Monfalcone, resta lo stallo con piazza Repubblica off limits

L'avvocato Latorraca: «Ribadito che il diritto di culto è incomprimibile, il Comune è tenuto ad un confronto immediato e ineludibile sul tema della sede e ai soli fini della sicurezza».
I decreti del Consiglio di Stato sul caso Monfalcone pubblicati ieri e firmati dal presidente Giulio Castriota Scanderbeg sono chiari. La libertà religiosa non è in una situazione di pregiudizio. Le problematiche sollevate sono ben più complesse, ampie e non risolvibili in poco tempo. Martedì 19 marzo ci sarà il pronunciamento sul merito delle note vicende nella sede naturale del procedimento dove il Comune e le parti ricorrenti potranno esprimere le proprie posizioni. Se per il sindaco Anna Cisint «la trasparenza è evidente», la situazione non è così “cristallina” per i rappresentanti dei Centri islamici e per il loro legale, Vincenzo Latorraca.
I nodi da risolvere
Occorre farsi alcune domande per capire davanti a quale situazione si trova l’intera città. L' istanza di esecuzione avanzata per conto dei Centri è di fatto stata accolta? L’«ineludibile e immediato confronto» auspicato nei decreti, ci sarà? C’è già stato? Cambia effettivamente qualcosa dopo il pronunciamento di questi due nuovi decreti? Le proposte avanzate dalla Questura in merito alle provvisorie sedi di preghiera, possono definirsi una valida mediazione paragonabile a quel confronto richiesto ed auspicato dai decreti?
Analizzando tutti i trascorsi della vicenda cominciata a novembre, verrebbe da dire che la richiesta di ottemperanza avanzata la scorsa settimana dai Centri, “ritorna al mittente”, per ora, in quanto è stata respinta la manifestata urgenza sostenuta dalle comunità islamiche per pregare nelle sedi di via Don Fanin e di via Duca d’Aosta senza nemmeno attendere l’udienza di merito che farà chiarezza sul futuro. Un dato evidente emerso dalla conferenza stampa di ieri pomeriggio, arriva ancora dalle parole del sindaco Cisint che sul confronto si è espressa dicendo: «Non si chiede con la spada» perché «l’integrazione prevede che si facciano dei passi».
«Il confronto – spiega ancora la prima cittadina – è un modello che abbiamo già dimostrato in questi sette anni. Invece, sul confronto in merito alle sedi di preghiera si è già mosso il questore Di Ruscio». Per Cisint quindi, l’intervento della Questura rappresenta di per sé l’espletamento del confronto richiamato nei decreti. La natura delle sedi interessate dalle ordinanze dirigenziali risulta non conforme a quanto richiesto dalle comunità islamiche. Il Comune dichiara di non agire seguendo un’ideologia di fondo e il sindaco Cisint comunica ai cronisti presenti che non vi è alcuna correlazione di tutta la vicenda con una sua eventuale candidatura alle elezioni europee.
Le transenne
Netta anche la risposta del vertice della giunta su possibili varianti rispetto alla conversione d’uso delle strutture: «Non saranno concesse» in quanto non sussistono le condizioni urbanistiche e di sicurezza per poterlo permettere. A tutela di tutti e a onor di cronaca, va detto, che le aree transennate in piazza della Repubblica consentiranno l’allestimento delle tendostrutture che ospiteranno le attività e i panel del Festival Geografie, in programma dal 20 al 24 marzo. Lo comunicano i cartelli posti sulle barriere. Sono l’ufficialità. Al momento i fatti sono questi, altre interpretazioni fanno male a tutta la comunità monfalconese che è in attesa degli esiti di giustizia che saranno indicati dalle prossime sentenze.
La posizione dei Centri islamici
Sono da poco passate le ore 14 di oggi (martedì 12 marzo) e l’avvocato Vincenzo Latorraca, difensore dei Centri musulmani di Monfalcone, replica sugli ultimi sviluppi del caso pendente davanti il Consiglio di Stato. Lo fa replicando alle nostre richiesta di dare contezza degli esiti sull’istanza di esecuzione avanzata per conto delle comunità e chiarimenti sull’«ineludibile e immediato confronto auspicato nei decreti».
«ll presidente del Consiglio di Stato – così l’avvocato Latorraca - con il primo decreto, ha sospeso l'esecutività dei provvedimenti del Comune ed invitato le parti ad un confronto sul tema della sicurezza assumendo che lo scopo è garantire il rispetto del diritto di culto». Per il legale dei centri, il Comune si è sottratto al confronto «per tale ragione – motiva il legale - è stato depositata l'istanza di esecuzione».
Cosa effettivamente cambia dopo il pronunciamento di questi due nuovi decreti? «Con il secondo decreto è stato ribadito che il diritto di culto è incomprimibile e che il Comune è tenuto ad un confronto immediato e ineludibile sul tema della sede ed ai soli fini della sicurezza» così l’avvocato. Le proposte avanzate dalla questura in merito alle provvisorie sedi di preghiera, possono definirsi una valida mediazione paragonabile al confronto richiesto ed auspicato dai decreti? «La Questura ha risposto ad una richiesta delle associazioni di manifestare in luoghi pubblici e non ha alcuna attinenza con l'uso degli immobili per pregare, per il quale l'unico soggetto tenuto a confrontarsi resta il Comune di Monfalcone».
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