Agroalimentare veggy in crescita a Gorizia, Biolab cerca dipendenti

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Agroalimentare veggy in crescita a Gorizia, Biolab cerca dipendenti

Di Timothy Dissegna • Pubblicato il 11 Nov 2022
Copertina per Agroalimentare veggy in crescita a Gorizia, Biolab cerca dipendenti

Fatturato record nel 2021, oggi 85 dipendenti. Il sindaco Ziberna spinge sul festival vegetariano.

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Il “vegetarianesimo” ormai non è più una cosa per “pochi”. Alla Biolab di Gorizia lo hanno iniziato a capire già nel 1991, registrando un costante incremento degli affari dal 2011 e, l’anno scorso, è stato toccato il fatturato record di 12 milioni di euro con la vendita di alimenti vegetariani e vegani. Cifre illustrate questa mattina dal presidente Massimo Santinelli e dal direttore commerciale Marco Pedicchio al sindaco Rodolfo Ziberna, all’assessore alle Attività produttive Luca Cagliari e al presidente del Consorzio industriale della Venezia Giulia, Fabrizio Russo.

Una visita per scoprire da vicino la realtà produttiva che ancora oggi ha sede in via dei Vegetariani, nata alcuni anni fa da una battuta dell’allora assessore alla toponomastica Sergio Cosma, poi realizzatasi. Oggi lo stabilimento principale è nella zona industriale di Sant’Andrea ma le tre sedi attuale sono già strette. La previsione per il 2023 punta infatti a 15 milioni di euro, con una produzione che per il 55% è destinata all’export. “Cerchiamo nuove persone da assumere - ha spiegato Santinelli - ma è difficile trovarle”.

Il vertice sottolinea che non sono richieste particolari competenze tecniche, se non “affidabilità, buona volontà e voglia di lavorare”. Nell’ultimo anno, sono state assunte una decina di figure dopo che queste avevano già lavorato come interinali. Ad oggi, sono 85 i dipendenti, di cui una sessantina fissi e gli altri attinti dalle agenzie. Margine, questo, determinato dalla mole di lavoro che varia a seconda del periodo, ma la richiesta da parte del mercato è comunque costante. Se non in crescita, come testimoniano le collaborazioni con le catene.

La produzione goriziana, infatti, serve grandi marchi della grande distribuzione organizzata come Coop e Lidl, sia con propri prodotti sia producendo per terzi. In ogni caso, gran parte della materia prima - soprattutto la soia - arriva da produzioni locali: “Diamo importanza al territorio - ancora il presidente - e abbiamo 17 ettari di coltivazione bio tra Gorizia, San Lorenzo Isontino e il Preval”. Alcune cose, comunque, arrivano dall’estero e il rincaro è stato inevitabile: “Dall’Ucraina c’è stata speculazione sul grano, il costo della soia è schizzato del 30%”.

Pesa anche il caro energia, con le bollette passate da 400mila a 800mila euro all’anno. “Abbiamo il progetto di un impianto fotovoltaico - ha rivelato Santinelli - ma copre solo il 30% del nostro fabbisogno”. La voce su cui non si vuole tagliare, però, è quella di ricerca e sviluppo, che ha portato a offrire sul mercato nuovi prodotti che hanno conquistato diversi mercati. Una sfida importante, contando che i competitor sono Nestlé ed Unilever. “Abbiamo un portafoglio di prodotti molto ampio - così Pedicchio - gli affettati sono metà della nostra produzione”.

Ovviamente si tratta di tutti prodotti che “imitano” la carne, ossia offrono al gusto lo stesso sapore ma sono composti da altri elementi. Un mondo ancora distante da quello del sintetico, che soprattutto negli ultimi tempi si sta facendo avanti nell’agroalimentare. Tema di cui preoccuparsi, come sostengono le associazioni di categoria? “Bisogna mettere mano al consumo tradizionale di carne - la risposta del fondatore di Biolab -, i prodotti a base di soia vengono comunque dall’agricoltura. Serve un equilibrio tra le cose, non c’è motivo d preoccuparsi”.

All’interno dell’azienda, nel 2019 la società Friulia è diventata socia di minoranza. C’è poi il tema della Rosa di Gorizia e della sua “variante” di Gradisca - “Hanno avuto una bella idea” il commento - mentre dal primo cittadino è arrivata la proposta di ripensare a un festival vegetariano. La kermesse, nata proprio da quest’azienda, è durato 5 anni e aveva raccolto un grande successo di pubblico, richiamando anche importanti divulgatori. Uno sforzo importante che in tutte le edizioni ha monopolizzato l’attività, richiedendo anche un grosso investimento economico.

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