Visita d'ispezione al Cpr di Gradisca, il racconto di Moretti e Bullian: «Situazione disumanizzante»

Visita d'ispezione al Cpr di Gradisca, il racconto di Moretti e Bullian: «Situazione disumanizzante»

LA TESTIMONIANZA

Visita d'ispezione al Cpr di Gradisca, il racconto di Moretti e Bullian: «Situazione disumanizzante»

Di Federico De Giovannini • Pubblicato il 06 Set 2025
Copertina per Visita d'ispezione al Cpr di Gradisca, il racconto di Moretti e Bullian: «Situazione disumanizzante»

Ad accompagnarli stamattina anche le parlamentari dem Serracchiani e Scarpa. Nelle prossime settimane verrà pubblicato un report sulle criticità raccolte ed emerse.

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Duplice l’attenzione oggi, a Gradisca d’Isonzo, sul Cpr di via Udine. In concomitanza con la manifestazione “guidata” da Marco Cavallo che ha coinvolto circa trecento persone fino alla struttura per chiederne la chiusura e il superamento come modello di gestione, i consiglieri regionali Diego Moretti ed Enrico Bullian e le parlamentari del Partito Democratico Debora Serracchiani e Rachele Scarpa hanno condotto una visita ispettiva al suo interno.

Ad accompagnarli anche il presidente regionale Acli Nicola Fadel ed alcuni collaboratori, con l’incarico di raccogliere testimonianze, valutazioni e storie di alcuni casi personali al fine di redigere un report che sintetizzi quanto osservato (il quale verrà pubblicato nelle prossime settimane).

Si è trattato, per Moretti, di una visita «decisamente impattante dal punto di vista emotivo»; una visita che ha permesso di avere, seppur in un breve lasso di tempo, una «panoramica francamente devastante» sulle condizioni del luogo - questo il commento di Bullian. Entrambi i consiglieri hanno già visitato il Cpr nel corso degli anni, l’ultima volta nel novembre 2023. Più tesa oggi la situazione secondo Moretti, che non ha mancato di sottolineare comunque «l’impegno a mantenere alta la professionalità» da parte delle forze dell’ordine e degli addetti della cooperativa che gestisce il centro nonostante, aggiunge Bullian, «un contesto esasperato che sta poco a degenerare».

Entrambi gli esponenti sono convinti che il sistema Cpr rappresenti il «paradigma dell’incapacità e del fallimento dello Stato nella gestione del fenomeno migratorio». «Pur non essendo di fatto un carcere, in molti vi si trovano detenuti solo per irregolarità amministrative legate al permesso di soggiorno senza aver fatto null’altro» riferisce Moretti.

Secondo quanto appreso da Bullian, una significativa percentuale di chi negli anni vi viene trattenuto era già reduce da condanne penali scontate in Italia: l’ingresso al Cpr assume dunque i tratti «una sorta di prolungamento del carcere con la differenza che in questo caso non è risaputa la durata della detenzione amministrativa». L’unica stima a cui fare riferimento e in cui sperare è quella sul tempo di permanenza medio, ovvero quattro mesi: «Non tutti, però, hanno sufficienti conoscenze linguistiche o giuridiche per capire i cavilli della situazione in cui si trovano» fa ancora notare Bullian.

Attualmente sono 72 le persone all’interno della struttura di via Udine. Il personale delle Forze dell’Ordine coinvolto tra Polizia, Carabinieri, Esercito ed altri corpi, riferisce Moretti, arriva a quota cento in un giorno: quattro i turni, ciascuno con differenti 25 unità. Un «dispendio di personale che sottrae risorse dal territorio e dal vicino Triveneto con costi esagerati e scarsa efficienza», concordano entrambi i consiglieri.

L’altro concetto da sottolineare, racconta infine Bullian, è la «disumanizzazione di questa forma detentiva. Le condizioni sono estreme: i bagni trasandatissimi, si dorme in sei in una cella, lo spazio e piccolo e non esistono veri e propri ambienti comuni. “Ci uccidono psicologicamente”, mi ha detto uno dei trattenuti con cui abbiamo interloquito». Non sono previste attività comuni ricreative, sportive o di alcun genere: eventuali libri da leggere per passare il tempo vengono forniti su richiesta dal personale della cooperativa Ekene, che si impegna a garantire servizi essenziali quali barbiere, cucina, infermeria, mediazione culturale. «Quella che vivono è una situazione alienante – conclude il consigliere regionale di Patto per l’Autonomia – parcheggiare in “detenzione amministrativa” queste persone non serve a nessuno». 

A partecipare alla manifestazione per interloquire con le associazioni e ad incontrare la delegazione a fine visita è stata anche Laura Fasiolo, consigliera regionale del Pd. Anche Fasiolo, che ha a più riprese visitato il centro di permanenza per il rimpatrio, rinnova l'appello a «porre fine a questi luoghi fuori da ogni umanità»: «Rinnovo le richieste, già presentate nell'Aula del Consiglio regionale, di rafforzare la presenza di mediatori culturali e di assegnare risorse per la comprensione di lingua e cultura con il superamento delle difficoltà comunicative, premessa a qualsiasi forma di comunicazione. Gli stessi sindacati di Polizia Siulp e Coisp chiedono che i migranti "vengano concretamente seguiti nel percorso di inserimento sociale, evitando una marginalizzazione che, sovente, genera le condizioni ideali affinché le fasce più disagiate finiscano per delinquere"».

Foto d'archivio Il Goriziano 

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