L’Isola della Cona fra le zone umide di rilievo internazionale, la riserva di Staranzano entra nella Convenzione Ramsar

L’Isola della Cona fra le zone umide di rilievo internazionale, la riserva di Staranzano entra nella Convenzione Ramsar

IL RICONOSCIMENTO

L’Isola della Cona fra le zone umide di rilievo internazionale, la riserva di Staranzano entra nella Convenzione Ramsar

Di Federico De Giovannini • Pubblicato il 21 Lug 2025
Copertina per L’Isola della Cona fra le zone umide di rilievo internazionale, la riserva di Staranzano entra nella Convenzione Ramsar

L'area naturale della Foce dell’Isonzo è stata riconosciuta come ‘zona Ramsar’ lo scorso 10 luglio, diventando la terza della Regione e la 61sima in Italia.

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Lo scorso 10 luglio la riserva naturale Foce dell’Isonzo – Isola della Cona è stata ufficialmente riconosciuta come zona umida di importanza internazionale. L’area naturale di Staranzano è infatti entrata a far parte della lista globale dei siti naturali della Convenzione di Ramsar, un organo di portata storica nato nel 1971 in Iran grazie a vari governi, istituzioni scientifiche e organizzazioni internazionali al fine di stipulare un trattato di ampiezza globale sulla conservazione e sulla gestione degli ecosistemi naturali.

Sono ben 172 i Paesi che vi aderiscono e oltre duemila in tutto il mondo i siti riconosciuti e tutelati come “zone Ramsar”; in tutta Italia, con il recente ingresso dell’Isola della Cona e di altre tre aree (tutte in Toscana), se ne contano al momento 61. In Friuli Venezia Giulia se ne annoverano già due, di storica istituzione: nel gennaio 1978 è entrata nell’elenco Ramsar la riserva naturale della Val Cavanata, mentre l’anno successivo sono state le Foci dello Stella tra Marano Lagunare e Precenicco a ottenere l’importante titolo.

Le attività della Convenzione hanno fin da subito giocato un ruolo di primo piano nella tutela delle cosiddette “zone umide” (paludi, acquitrini, torbiere, distese d’acqua marina a bassa profondità) e del loro valore per l’ambiente. Un argomento su cui non solo si è parlato di recente nel contesto staranzanese – per esempio durante l’ultima edizione del Festival dell’Acqua -, ma si è anche agito: si stanno infatti avviando a conclusione gli interventi di rinaturalizzazione e trasformazione in zona umida dei dieci ettari di ex-terreno agricolo acquisiti dal Comune nell’ambito del progetto Interreg “Poseidone”, già presenti all'interno dell'area protetta e ora riconvertiti a questa nuova destinazione d'uso. 

In virtù di questo impegno, ma soprattutto dell’ampia e unica biodiversità che la popola, la piccola riserva ha ottenuto il «massimo riconoscimento mondiale per la tutela della biodiversità e degli ecosistemi legati all’acqua», scrive il Comune di Staranzano. «È una bella notizia e una grande soddisfazione poiché le nostre zone umide sono state riconosciute come importanti a livello mondiale» commenta il sindaco Marco Fragiacomo, condividendo anche l’orgoglio di tutta la Giunta e di chi in particolare si interfaccia quotidianamente con tale realtà: Matteo De Luca, responsabile scientifico dell’Isola della Cona e Roberta Russi, assessore all’ambiente.

È stata la Regione Fvg, racconta Fragiacomo, a fare domanda di riconoscimento. La risposta è stata positiva in ragione, si legge nella comunicazione ufficiale dell’Ente, del «particolare valore dell’area che accoglie oltre 340 specie di uccelli di cui quasi un terzo nidificanti e si estende per 15 km lungo la foce dell’Isonzo e in ambienti palustri e acquatici costieri a diverso grado di salinità, che comprendono anche aree ripristinate su ex coltivi». «Le presenze complessive di uccelli acquatici durante la stagione migratoria – continua il documento - e lo svernamento si attestano mediamente sui 25000 individui con una significativa presenza nei mesi invernali di grossi contingenti di oche svernati».

Essendo Staranzano il Comune capofila fra gli afferenti all’Isola della Cona (ovvero San Canzian d’Isonzo, Grado e Fiumicello – Villa Vicentina), Fragiacomo conclude dichiarando che «questo riconoscimento implica una maggiore responsabilità da parte nostra nel salvaguardare questi ambienti e migliorarne la fruizione anche per scopi educativi. La rinaturalizzazione dei nuovi terreni sta volgendo al termine: l’intenzione è continuare su questa strada per ampliare le aree della nostra riserva».  

Foto Matteo De Luca

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