I due ponti ferroviari a Pieris saranno dismessi, «diventino una ciclabile»

I due ponti ferroviari a Pieris saranno dismessi, «diventino una ciclabile»

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I due ponti ferroviari a Pieris saranno dismessi, «diventino una ciclabile»

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 23 Gen 2022
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Fronte contrario alla Galleria del Carso tra Ronchi e Aurisina, le richieste dei sindaci.

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Non solo la Galleria del Carso. Tra i progetti di viabilità, in questo caso su rotaia, che coinvolgono più comuni e che stanno interessando l’opinione pubblica nell’ultimo periodo, vi è sicuramente anche quello dello spostamento della sede ferroviaria di Rfi per quanto riguarda la linea Venezia-Trieste nella zona di Pieris e Turriaco. In sostanza il superamento dei due ponti attuali a favore di uno unificato con il conseguente spostamento della stessa linea dei treni qualche metro più in là.

Per realizzare ciò, è prevista la demolizione del cavalcavia stradale posto sulla SP1, al confine fra i due territori, che andrebbe sostituito da una nuova strada, spostata verso ovest rispetto al cavalcavia esistente, al di sotto del viadotto ferroviario. Alcune problematiche sono insorte dallo studio che, sul progetto, hanno fatto le amministrazioni di Turriaco e San Canzian d’Isonzo, con alcune proposte che sono state condivise dai due sindaci.

Per il “potenziamento della linea ferroviaria Venezia-Trieste. Variante dell’Isonzo”, questo il nome del progetto, Turriaco si è detta fermamente contrario alla proposta di variante in galleria Ronchi-Aurisina “non riscontrandone benefici a fronte di una evidente insostenibilità ambientale, con impatti devastanti sul territorio carsico". Ha quindi sottolineato che le maggiori ricadute si avrebbero in zona industriale. I principali disagi verranno arrecati all’ultimo lotto (verso sud) della Zona artigianale di via dei Manaruti, occupato da una ditta che commercializza prodotti per l’edilizia.

Questo sarà attraversato dal nuovo tracciato ferroviario: gran parte dell’area esterna, attualmente adibita ad area di stoccaggio materiali, andrà perduta. Un danno economico viene provocato anche all’amministrazione comunale, che si vede sottratta di parte terminale della viabilità della Zona artigianale, quella destinata alla sosta e alla manovra degli autoarticolati. Infine, anche il terreno agricolo (di proprietà privata) posto al termine della viabilità pubblica risulterà in parte occupato dalla realizzazione del nuovo sedime ferroviario, ma soprattutto sarà reso inaccessibile nelle attuali modalità.

Per compensare gli evidenti disagi e danni economici dovuti alla perdita di gran parte del magazzino esterno è stata proposta la sostituzione del terreno sottratto con analoghi terreni adiacenti, idonei per metrature, distribuzione degli spazi, accessibilità e possibilità di sfruttamento. La scelta di tali terreni dovrà però avvenire di comune accordo con il privato, che proporrà la soluzione a lui più congeniale, e con l’amministrazione comunale. Ogni spesa inerente a tale compensazione (acquisto di terreni, eventuali cambi di destinazione d’uso, oneri notarili, frazionamenti, urbanizzazioni e altro) dovrà essere a carico di RFI.

Situazione simile si riscontra anche a San Canzian, dove due famiglie si ritroverebbero sostanzialmente tagliate fuori dal nuovo tracciato. Le due amministrazioni, nelle persone dei sindaci Enrico Bullian per Turriaco e Claudio Fratta per San Canzian d’Isonzo, si sono dette unanimemente favorevoli a un utilizzo in chiave ciclopedonale per il vecchio tracciato. Lo stesso, di fatto, si trova a intercettare “perpendicolarmente il tracciato della ciclovia d’interesse regionale FVG5 Ciclovia dell’Isonzo".

"Inoltre - sottolineano -, tali viadotti costituirebbero un importante asse di collegamento est-ovest per la mobilità lenta (ciclabili e cammini), tale da mettere in comunicazioni due territori altrimenti collegati fra di loro solamente dallo stretto e pericoloso ponte stradale della SR14, sul quale peraltro mancano, sia lato Pieris che lato Fiumicello, i raccordi ciclopedonali con la viabilità esistente”.

La richiesta, dunque, è di “mantenere uno dei due viadotti e di destinarlo alla realizzazione di un collegamento ciclopedonale fra le due sponde dell’Isonzo, trasformando il tracciato del binario in pista ciclopedonale con le necessarie rampe di collegamento fra l’impalcato del ponte e la viabilità ciclabile e la sentieristica esistenti. Infine, il sedime ferroviario da dismettere potrà essere utilizzato per la viabilità locale”. Appello, poi, di riunire la cittadinanza in un’assemblea pubblica per spiegare ai vari comuni il progetto.

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