LE REAZIONI
Il dossier Monfalcone sui tavoli di Roma, sinistra critica: «Non cambierà nulla»
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Moretti e Bullian dicono «basta annunci». La consigliera di minoranza Morsolin rilancia su sicurezza, lingua italiana e corsi di formazione.
Il “Piano Monfalcone”, portato a Roma la scorsa settimana dal sindaco Anna Maria Cisint, fa discutere e genera le reazioni politiche di chi la pensa diversamente. Lo ricordiamo: al tavolo nella Capitale si è parlato di mitigazione degli impatti sociali del cantiere sulla città, di un progressivo incremento delle assunzioni dirette di figure polifunzionali, di formazione e sicurezza sul lavoro.
«Dopo annunci su annunci, dopo aver reclamato la "cacciata" di una parte della comunità straniera di Monfalcone, in una campagna elettorale perenne, registriamo che il sindaco di Monfalcone riconosce la necessità di un'integrazione vera degli stessi, nonché un intervento sul sistema dei subappalti. Meglio tardi che mai: ora attendiamo di conoscere i contenuti veri, concreti e non solo quelli annunciati, per capire la reale portata del cosiddetto Piano Monfalcone» commentano il capogruppo del Pd in Consiglio regionale, Diego Moretti, e il consigliere Enrico Bullian di Patto per l'Autonomia-Civica Fvg.
«Tematiche centrali come la necessità di arrivare a un'integrazione vera dei lavoratori stranieri, a partire dall'apprendimento della lingua italiana del quale azienda e istituzione comunale dovrebbero farsi realmente carico – continuano i due consiglieri – della necessità di assunzioni dirette passando per la diminuzione del subappalto per garantire condizioni retributive e di sicurezza adeguate ai molti lavoratori dell'indotto, le avevamo poste in occasione dell'audizione in II Commissione dello scorso 18 dicembre, che avevamo chiesto proprio per chiarire e approfondire il dossier».
Inoltre, Moretti e Bullian fatto notare che «continuano a mancare al tavolo soggetti che potrebbero dare un apporto fondamentale sulle questioni, come la Regione stessa e le organizzazioni sindacali. E il Piano dovrebbe coinvolgere anche altre tematiche legate alle istituzioni, alla responsabilità sociale d'impresa e in particolare i diritti di cittadinanza, dalla libertà di culto e alla pratica sportiva». «In ogni caso - concludono i consiglieri - ora restiamo in attesa di conoscere i contenuti concreti dell'accordo che si definirà, e capire quindi se siamo ancora una volta fermi agli annunci o meno».
Sulla questione, non è convinta nemmeno la consigliera comunale de La Sinistra per Monfalcone, Cristiana Morsolin la quale – attraverso un messaggio divulgato tramite i suoi canali social – riferisce che «dopo l’ennesimo tavolo romano non cambierà nulla nelle vite e nella capacità di reddito dei monfalconesi». Morsolin muove quindi le prime critiche partendo dal Fondo Amianto di cui «Cisint non ha parlato».
«Dopo quasi otto anni di governo della città – sottolinea la consigliera – su circa 8mila lavoratori, in Fincantieri le assunzioni dirette sono solo 40». Secondo Morsolin andava chiesto con forza «di cambiare la politica di assunzione e di ridurre drasticamente l’appalto portando delle professionalità interne all’azienda». In merito ai corsi di formazione, l’esponente dell’opposizione si domanda invece se esiste un effettivo problema di formazione.
«A Monfalcone, le paghe sono le più basse della regione – continua Morsolin – il dumping salariale di cui parla la sindaca lo fa l’azienda non il lavoratore». Sul tema sicurezza e operai che non parlano l’italiano Morsolin afferma: «Non si può scaricare la responsabilità sul lavoratore mentre questa è dell’azienda titolare della sua sicurezza». Infine, secondo Morsolin, il sindaco «doveva chiedere a Fincantieri di organizzare corsi di italiano pagando i formatori e, magari, il Comune potrebbe dare degli spazi per ospitarli».
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