Il personaggio
Voci dal Confine - Settant’anni senza memoria per Gino De Finetti

A quattordici lustri dalla scomparsa dell'artista rimane l'amaro paradosso: più conosciuto a Berlino, Parigi e Amsterdam che a casa sua. La città si può permettere di dimenticarlo?
Quest’anno ricorrono i settant’anni dalla morte di Gino De Finetti (Pisino d’Istria, 1877 – Gorizia, 1955), uno dei pittori più originali del Novecento europeo. Eppure, a Gorizia, città dove scelse di vivere e dove la sua vita si concluse, non si è levata una parola di ricordo ufficiale.
De Finetti fu un artista cosmopolita: studi a Monaco, successo a Berlino, adesione alla Secessione dal 1906, collaborazioni con riviste come Jugend e Simplicissimus. A Parigi si confrontò con Degas e Toulouse-Lautrec, a Venezia espose alle Biennali, ad Amsterdam partecipò alle Olimpiadi artistiche. In Germania venne riconosciuto come “il pittore del movimento”, capace di fissare sulla tela l’energia dei cavalli, degli atleti, delle danzatrici.
Dal 1922 la villa di Corona, vicino a Mariano del Friuli, divenne il suo rifugio e il suo laboratorio. Nel 1950 vi dipinse una Via Crucis intensa e drammatica per la chiesa del paese. Quella villa, che potrebbe essere oggi un centro culturale dedicato alla sua memoria, versa purtroppo in stato di abbandono: mentre i fabbricati minori sono stati recuperati e ospitano attività enogastronomiche, il corpo principale cade a pezzi.
La fine di De Finetti fu improvvisa e quasi simbolica: il 5 agosto 1955, nell’ufficio postale di Gorizia, mentre stava spedendo alcune litografie a un medico di Rotterdam, venne colpito da infarto. Morì così, in fila, tra la gente comune, con una busta stretta in mano.
Settant’anni dopo, resta l’amaro paradosso: più conosciuto a Berlino, Parigi e Amsterdam che a casa sua. E la domanda che pesa: davvero Gorizia, nel pieno di GO! 2025, può permettersi di dimenticare un artista che rappresenta l’anima stessa del confine, fatta di lingue, incontri e contraddizioni?
“Voci dal Confine” lo ha ricordato nei suoi Racconti della domenica, restituendogli almeno la voce che le istituzioni hanno taciuto. Ascolta l’episodio su Youtube o su Spotify.
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