Una vita in mare, Igor Šterk porta il suo film a Gorizia: «La storia di mio padre»

Una vita in mare, Igor Šterk porta il suo film a Gorizia: «La storia di mio padre»

l'intervista

Una vita in mare, Igor Šterk porta il suo film a Gorizia: «La storia di mio padre»

Di Rossana D'Ambrosio • Pubblicato il 05 Apr 2024
Copertina per Una vita in mare, Igor Šterk porta il suo film a Gorizia: «La storia di mio padre»

Il regista sarà il prossimo ospite della rassegna dedicata ai film sloveni, organizzata dal Kinoatelje al Kinemax. Il racconto della sua cinematografia.

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Nato a Lubiana nel 1968, Igor Šterk è un regista e sceneggiatore cinematografico celebre per aver diretto il lungometraggio drammatico “Ekspres ekspres” (1995), “Messa a punto” (2005) e il thriller “9:06” (2009). In realtà la sua produzione è copiosa, vantando ben sedici vittorie e otto candidature, fra cui al Rotterdam film festival con “Ljubljana” (2002) e allo Slovenian film festival con il documentario “Lezione di settembre” (2021). Lo abbiamo contattato prima della presentazione del film “Sterkìade” (2023) che si terrà giovedì 11 aprile alle ore 20 presso il Kinemax di Gorizia, ospite della rassegna del Kinoatelje.

Chi è Igor Šterk? Come ti sei avvicinato al cinema?
Fin da ragazzo, amavo andare al cinema. Ai tempi del liceo divenne una sorta di passione, ricordo ancora vividamente come guardai per la prima volta film del calibro di “Brasil” (Terry Gilliam), “Paris, Texas” (Wim Wenders), “Monty Python – Il senso della vita” (Terry Jones), “Blade Runner” e “I duellanti” di Ridley Scott, “L’appartamento” di Billy Wilder, “Psycho” e “La finestra sul cortile” di Hitchcock, “Barry Lindon” di Stanley Kubrick, e tanti altri. Per fortuna ho vissuto a Lubiana, dov’è disponibile una cineteca, e dove ho potuto trascorrere molte giornate della mia giovinezza.

Con un gruppo di amici abbiamo poi girato alcuni cortometraggi in Super 8, mentre dopo il liceo ho tentato la fortuna sostenendo gli esami per accedere alla Scuola di cinema di Lubiana. Una volta superato l’ostacolo dell’accesso ho iniziato ad apprendere l’arte della regia cinematografica.

Il mestiere del cinema: che significato ha per te?
Credo che rappresenti una delle forme d’arte più affascinanti: i più grandi film sono una sorta di attentato all’insieme dei sensi. A partire dal suono per arrivare alla musica e alla visione… Raccontare una storia attraverso tutti questi sensi può rappresentare un’esperienza potente e indimenticabile, a dispetto di ogni altra.

Il cinema sloveno è un cinema giovane. Ritieni che stia diventando competitivo?
Per una nazione così piccola e una produzione cinematografica tanto ridotta, penso che ce la stiamo cavando abbastanza bene. Lo scorso anno un cortometraggio sloveno si è aggiudicato un premio cinematografico europeo, il Cezare. Mentre non molto tempo fa un film sloveno ha vinto il Leone per la migliore opera alla mostra del cinema di Venezia. Molti film del nostro Paese vengono selezionati ai festival cinematografici più importanti a livello mondiale.

È facile reperire fondi, oppure è complesso come da noi in Italia?
Direi che ovunque è difficile trovare fondi per il proprio film. In Slovenia esiste soltanto un contributo per quattro o cinque lungometraggi professionali all’anno, a fronte di moltissimi registi che cercano di realizzare il loro nuovo (o primo) film.

Quale film rappresenta meglio il tuo lavoro? Qual è il tema che maggiormente ti affascina?
Adoro cambiare, passando da un genere all’altro, quindi è quasi impossibile rispondere. Sono molto orgoglioso del film di formazione “Come along” (2016), anche se probabilmente resterà l’unico film per ragazzi che avrò girato. Mentre il mio ultimo lavoro – “Sterkìade” – è basato su una storia autobiografica, che è qualcosa che realizzi una volta sola nella vita. Il mio primo film “Ekspres ekspres” è un omaggio all’era del cinema muto e pressoché senza dialoghi. Unico nel suo genere. D’altra parte, adoro la combinazione di poetico e comico con quel pizzico di realismo magico, e questa sarà la tematica che intendo esplorare nel mio prossimo film.

Hai mai pensato di lavorare negli Stati Uniti?
Non proprio, soprattutto ora che l’unica regola sembra essere quella del botteghino e dei supereroi della Marvel. Non è ciò cui aspiro. Anche se adoro i film di P.T. Anderson; lo scorso anno il mio film preferito è stato “Beau ha paura” di Ari Aster, quindi ancora si può assistere al grande cinema americano. Ma immagino che negli Stati Uniti sia molto difficile trovare la propria strada per realizzare un film.

“Sterkìade”: esattamente che cosa intendi?
Il mio ultimo film è un’opera autobiografica sulla mia famiglia, in particolare su mio padre. Pazzo per la vela per tutt’una vita, ha attraversato gli oceani girando il mondo in solitaria. Una passione che ha coltivato per decenni, assentandosi da casa anni interi; quindi, è un po’ come l’Iliade e l’Odissea di Omero, di qui il titolo “Sterkìade”. Allo stesso tempo allude all’insieme dei componenti della famiglia: a partire dal mio bisnonno tutti hanno portato il cognome “Sterk”.

Un’infanzia e un’adolescenza senza padre: come sei sopravvissuto?
Non è proprio così. Mio padre si è perso in mare nel 2009, quando avevo 41 anni. Però certamente, sin da quando ero bambino navigava per i mari, cercando di attraversare l’Oceano Atlantico per la prima volta quando avevo solo otto anni. Hai le tue paure, temi che possa accadere qualcosa. Lo percepivo attraverso gli occhi di mia madre, sapendo che non sarebbe stato facile aspettare settimane o mesi, a volte addirittura anni, se tutto andava per il meglio.

Hai paura del mare, oppure hai lo stesso spirito di avventura di tuo padre?
A 21 anni attraversai con lui l’Oceano Atlantico s’una barca a vela lunga appena sei metri e mezzo. Senza motore, era una regata chiamata “Mini Transat”, per le barche a vela non più lunghe di sei metri e mezzo. È stata un’esperienza straordinaria: 22 giorni di navigazione senza sosta, giorno e notte in mare aperto, in balia di onde grosse e della forza incredibile degli elementi naturali. È difficile da comprendere e da descrivere, se non l’hai sperimentato. Quindi ho quello stesso spirito di avventura e adoro viaggiare. Dieci anni fa girai il mondo assieme a mia moglie per un anno intero. È stato il viaggio di una vita, ma lo rifarei di nuovo.

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