A Visintini il kopjafa ricorda i soldati ungheresi, «faro tra popoli europei»

A Visintini il kopjafa ricorda i soldati ungheresi, «faro tra popoli europei»

La cerimonia

A Visintini il kopjafa ricorda i soldati ungheresi, «faro tra popoli europei»

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 15 Lug 2023
Copertina per A Visintini il kopjafa ricorda i soldati ungheresi, «faro tra popoli europei»

Italiani, sloveni e ungheresi uniti nel ricordo della tragedia della Prima guerra mondiale. La commemorazione organizzata tra Budapest e San Martino del Carso.

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Un monumento in legno che si innalza al cielo come il ricordo, la preghiera o il canto. È il kopjafa che per la tradizione ungherese rappresenta il modo, dapprima singolare poi, modificatosi nel corso degli ultimi decenni, di gruppo, per ricordare i defunti. Qui, sul Carso, sull’Altopiano di Doberdò, nome impresso nella memoria storica ungherese dopo gli eventi bellici della Prima guerra mondiale, ricordano i caduti dell’Honved.

Ve ne sono tre, da venerdì, perché proprio il 14 luglio è stato solennemente innalzato il terzo sul territorio. Gli altri due sono stati posizionati tra Savogna d’Isonzo e Sagrado. In questo caso vicino alla Cappella ungherese di Visintini, in comune di Doberdò del Lago. Un momento commemorativo toccante alla presenza di associazioni italiane, slovene e ungheresi organizzato dal Gruppo Speleologico Carsico di San Martino del Carso con la fondazione onlus per la ricerca sulla Grande Guerra Nagy Háború Kutatásáért Közhasznú Alapítvány di Budapest e delle associazioni civili ungheresi, guidate dal professor Márton Danku István di Gödölló, che hanno realizzato il monumento ligneo

Va detto che a sostenere l’erezione del kopjafa è stato il comune di Doberdò del Lago che ha messo a disposizione, tramite l’amministrazione comunale, il luogo su cui è stato posato. Presente, infatti, il sindaco, Fabio Vizintin, assieme agli omologhi di Sagrado, Marco Vittori, e di Fogliano Redipuglia, Cristiana Pisano. Con loro il sindaco di Újfehértó, Hosszú József e il parroco cattolico della città, Imre Juhàsz.

“L’altopiano di Doberdò è un luogo tragico per la memoria degli ungheresi”, così lo storico e archivista Pintér Tamás a inizio cerimonia. “Questo posto vide la creazione, già durante la guerra, di vari cimiteri militari, utilizzati anche, poi, dagli italiani che conquistarono l’altopiano nell’agosto 1916. Rimasero attivi anche dopo Caporetto fino a che le salme non furono traslate in altri cimiteri come quello di Palmanova”.

“Questo kopjafa vuole essere un monumento che ricordi non solo i caduti ma anche che italiani e ungheresi lavorano assieme per la memoria e per la collaborazione transazionale sempre più stretta”, ha concluso Tamás.

Il primo cittadino di Doberdò, Vizintin, ha voluto introdurre il proprio discorso in lingua slovena per poi proseguire in italiano. “Qui siamo abituati a salutarci e iniziare le cerimonie in entrambe le lingue”, così il sindaco. “Su queste nostre terre è morta metà popolazione dell’Europa centrale e noi, ora, stiamo costruendo una cultura dell’amicizia e del rispetto dei popoli. Queste manifestazioni sono importanti per il rispetto degli altri e così vogliamo sia la nostra terra e l’Europa in cui viviamo”.

“Un’Europa – sono ancora le parole di Vizintin – che rispetta tutti i popoli e la loro storia. Con la collaborazione dei popoli sloveno, italiano e ungherese possiamo fare da faro per altre manifestazioni simili per tutti i popoli d’Europa. Il nostro ritrovarsi qui può diventare un appuntamento annuale”.

“Nessuno può essere vincitore in un inferno del genere – ha chiosato il il sindaco di Újfehértó, Hosszú József – ed è per questo che tutti i caduti sono eroi e fratelli”. A turno, infine, le associazioni italiane e ungheresi hanno deposto una corona, accompagnati dal suono di una campana portata appositamente dall’Ungheria per la cerimonia. 

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