cronache di contea
Quel campo di concentramento fascista a Visco, gabbia per migliaia di persone
Il sito web dedicato sta suscitando molto interesse in tanti visitatori. A visitare il luogo anche il professor Gaj Vidmar, il racconto di Ferruccio Tassin.
Il sito web dell’associazione internazionale “Terre sul confine di Visco” (campoconcentramentovisco.altervista.org) sta suscitando un buon interesse, sia in Italia che all’estero. Lo scorso anno, sono andate a visitarlo - per la prima volta - 1463 persone. Quest’anno, fino a giugno, gli accessi sono state 1067. Qui si trovano articoli, notizie storiche, foto e documenti sul campo di concentramento fascista di Visco, rimasto in funzione, per migliaia e migliaia, di donne, uomini e bambini della ex Jugoslavia, dal febbraio al settembre 1943.
Il terreno su cui sorse era stato per cinque secoli sul confine, un confine fra stati e culture. Il cuore logistico, vincolato dalla Soprintendenza, è ancora sostanzialmente intatto. Il resto del campo era costituito da tende e baracche prefabbricate, che sparirono dopo il “rabalton”, in parte portate via da gente dei nostri paesi e in parte mandate in Germania. A pieno regime, nel campo ci sarebbe stato posto per 10mila persone, ma non ne vide rinchiuse più di 3 o 4mila, anche se con un certo movimento di arrivi e partenze. Il quadro introduttivo del sito è in italiano, tedesco, inglese, spagnolo, sloveno, ceco, francese e cinese. Fino ad oggi, sul campo sono state discusse quattro tesi di laurea e sono stati pubblicati alcuni libri.
Numerosi anche i visitatori giunti di persona, comprese intere scolaresche. Nei mesi scorsi, è venuto a visitarlo da Volterra Gianni Galleri, un giornalista che scrive per il portale www.meridiano13.it e che si occupa di Europa Orientale e Balcani. Altra visita di rilievo, è stata quella del professor Gaj Vidmar - era venuto appositamente da Lubiana con suo figlio Mik - nipote del primo Presidente della Repubblica di Slovenia Josip Vidmar. Il professor Vidmar, che è docente di statistica medica all’Università di Lubiana, è anche lontano parente del Poeta Igo Gruden, sul quale, di recente, è stato pubblicato, dalla Goriska Mohorjeva, il libro bilingue “Sognando la libertà”, che tratta della vita del poeta Igo Gruden nel campo di Visco e delle 19 poesie che scrisse durante la detenzione.
Tante scuole e associazioni hanno chiesto a chi scrive di illustrare, con l’ausilio di un corposo patrimonio di immagini, le vicende storiche di questo luogo, che era stato un grande ospedale nella Prima Guerra mondiale, campo per profughi del Piave, teatro di una spettacolare operazione di commando dei partigiani, che prelevarono, da un deposito della Wehrmacht, un camion e rimorchio di armi nel 1944. Nel 1945, gli Inglesi disarmarono 20mila collaborazionisti, poi il luogo divenne caserma fino al 1996. La parte vincolata riguarda 70mila metri quadrati sui 120mila dell’ex caserma. Il campo, però, ne contava più di 180mila.
Nella foto, il campo di concentramento di Visco, ripreso da un drone.
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