A Visco anche le cornacchie hanno un’anima. Una storia estiva patetica, ma vera

A Visco anche le cornacchie hanno un’anima. Una storia estiva patetica, ma vera

il racconto

A Visco anche le cornacchie hanno un’anima. Una storia estiva patetica, ma vera

Di Ferruccio Tassin • Pubblicato il 21 Feb 2021
Copertina per A Visco anche le cornacchie hanno un’anima. Una storia estiva patetica, ma vera

Nel verde di un parco, i pensieri sono immersi nelle storie dei suoi abitanti. Ferruccio Tassin le esplora con i dubbi dell'esistenza.

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A Visco, nell’ampio verde di via Gorizia, volano uccelli rari come il picchio verde, onnipresenti gazze, merli e invadenti confratelli: colombi, tortore. Quando maturano uva e cachi, storni a grandinate, benché diradati dai gatti. Si vedono sghirats, scoiattoli rossicci e scuri, in evoluzioni spettacolari e silenziose; gracidano rane, rospi; zampettano, notturni, i ricci; strisciano orbetti, biacchi, e uno che si chiama hierophis viridiflavus. Nelle notti calde, vagolano, tenui chiarori intermittenti, nel buio, le lucciole.

Tante le storie di animali nella via: dalle tartarughe ai fagiani rari, ai gatti che lasciano la pelle per bipedi dal volante senza giudizio. Ma una storia, in giorni estivi, ha tenuto con gli occhi in su chi sa guardare. Il cra cra è risuonato - forte e drammatico - migliaia di volte, accompagnando voli di due cornacchie, che roteavano su spazi limitati, con brevi pause sulle cime degli alberi più alti. Non era il solito verso, ma qualcosa di accorato. Peccato non capire la loro lingua! Si preoccupavano questi uccelli intelligenti, di un cornacchietto che saltellava di siepe in siepe, cercando di guadagnarle in altezza. Forse era uscito troppo presto dal nido e non sapeva certamente volare.

Coi giorni, ha fatto progressi, fino a esibirsi in brevi voli, che lo portavano su alberi di media altezza. Sembrava crescere; i cra cra dei suoi due custodi sembravano incoraggiare, in maniera sempre sollecita, sempre roteando in volo e osservando dai punti più alti. Poi in dramma: forse attaccato da gatti, secondo natura, non ornitofili, il cornacchietto si è fermato a terra per finire la sua breve vita. Non lo hanno abbandonato: cra cra insistenti lo hanno chiamato; lui rispondeva per quel che poteva. Poi la fine, sottolineata dagli ultimi cra cra e dall’abbandono della zona di volo. Chissà se le cornacchie hanno un’anima … Se non ce l’hanno, le sono molto, molto, vicine!

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