il racconto
Il vino di Cormons nell'estrema Russia, la nuova avventura di Buzzin
L'esploratore ha raggiunto Vorkuta, oltre il Circolo polare artico. Il viaggio a -40°C.
Era il suo viaggio numero 16 nelle profondità della Russia, un Paese tristemente al centro delle cronache internazionali in questi ultimi giorni. Adalberto Buzzin, però, è tornato nella sua Cormons prima che il conflitto con l’Ucraina arrivasse a un punto di non ritorno, dopo aver esplorato in lungo e in largo il nord dell’immensa federazione. Un viaggio che da San Pietroburgo ha portato il 66enne in alcune delle zone più inospitali della Terra, fino alla città “senza strade” di Vorkuta poco a nord del Circolo polare artico.
Nel mezzo, anche delle tappe a Novyj Urengoj e Nadym, in Siberia sotto il 66° parallelo. Poi a Salechard, a cavallo di questa linea immaginaria, terminando l’avventura al 67° parallelo. “Pensavo di trovare temperature fino a -50°, invece siamo arrivati fino a -42°, ma essendo vicini al mare c’era molto umidità e ne risenti molto dal punto di vista del fisico. e anche le macchine fotografiche”. Le rigide condizioni hanno costretto l’esploratore a dosare l’uso della sua strumentazione, mentre ci hanno pensato alcune tv nazionali a filmare.
Parte della sua avventura è stata infatti raccontata dai media locali, con i giornalisti rimasti sorpresi del fatto che fosse lì e di dove volesse andare. Al Canale 1, la principale rete russa, ha anche donato il vino del Collio, gesto che ha da sempre contraddistinto le sue missioni. “La voce si è sparsa e siamo passati attraverso alcune tv in Siberia. Da lì siamo andati in quella di Vorkuta, su un canale che è visto da Mosca a Vladivostok”. Proprio qui è stato scelto come “testimonial” per invitare i giovani a rimanere a Vorkuta, spopolatasi negli anni.
La città contava oltre una quarantina di miniere, oggi ne sono rimaste attive una manciata. Da una popolazione di 250mila persone, ne sono rimaste circa 80mila: “La città è sempre bella e spaziosa, c’è tutto. Ci puoi arrivare solo in treno postale o in aereo dalla capitale. Offre molto ancora e potrebbe risorgere come ai tempi d’oro”. Mentre sempre più ragazzi preferiscono lasciare quelle terre per zone più ospitali ed economicamente favorevoli, un intero popolo invece è rimasto ancorato alla tradizione nomade, con diverse differenze tra nord e sud.
Si tratta dei Nenets, “che da 4.000 anni vivono nella tundra, un mare bianco per otto mesi con temperature estreme. Qui a volte si alzano delle tempeste di neve e per giorni non puoi uscire dalla tenda. Eppure li ho trovati sempre ospitali, sorridenti e contenti. Sul come riescano a vivere così, un pope mi ha risposto che loro hanno il tempo, noi l’orologio”. Concetti che ribaltano completamente gli assiomi occidentali, adattati dall’uomo in un contesto dove ben poche cose sopravvivono. Una sfida costante nel rapporto di simbiosi tra natura ed essere umano.
Tornato a casa da qualche giorno, Buzzin sta studiando già la prossima partenza. Al netto di quando si potrà tornare in Russia. “Spero di poter raggiungere la regione della Čukotka, l’ultima che mi manca. È proibito l’accesso, se non con permessi particolari concessi da un ministero. È un iter particolare, ma sono ormai un po’ conosciuto laggiù”. Una nuova avventura che il cormonese conta di poter inserire nell'album dei ricordi, potendo così vantare di aver scoperto ogni angolo del gigante euro-asiatico.
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