l'incontro
Il viceministro Rixi a Monfalcone, porto base per la ricostruzione Ucraina

L'esponente del governo ha rimarcato la necessità di velocizzare le ferrovie, attese semplificazioni sugli escavi entro l'anno.
Mentre in Ucraina si continua a combattere, l’Europa inizia già a ragionare sulla ricostruzione del paese. I grandi temi di politica internazionale si intrecciano così con il possibile destino dei porti di Monfalcone e Trieste, individuati come possibili basi logistiche per l’invio di materiali nell’ex repubblica sovietica una volta che Kiev potrà rimettere mano a edifici e infrastrutture distrutte. Un tema toccato questa mattina dal viceministro ai Trasporti, Edoardo Rixi, ospite nella sala del Consiglio di Monfalcone davanti ai diversi attori del sistema porto.
L’idea del governo Meloni è quello di sfruttare gli scali in riva all’Adriatico per inviare merci a est, “bisogna però velocizzare la linea ferroviaria a 100 chilometri orari - ha rilevato l’esponente dell’esecutivo -, il governo precedente aveva preventivato gli interventi entro e dopo il 2026 ma bisogna accelerare. Tutta l’area dell’Ucraina subirà un investimento importante in termini di Pil dopo la guerra”. Nel frattempo, sulla città bisiaca rimangono diversi nodi, a partire dalla portualità come la questione dragaggi.
Aspetto, questo, ostico anche per aree come il Tirreno e la Sicilia, ha evidenziato Rixi, ricordando che nel 2018 sono state fatte modifiche sulla regolamentazione. Ora c’è in cantiere un emendamento frutto del lavoro con Assoporti, cercando di avviare un tavolo con gli altri ministeri - in primis quello dell’Ambiente - per arrivare a una velocizzazione delle procedure. Il peso dei rallentamenti per lavori anche banali è stato illustrato dal presidente del Consorzio economico della Venezia Giulia, Fabrizio Renato Russo.
Problemi che comportano la rinuncia per diverse imbarcazioni ad attraccare nel punto più a nord dell’Adriatico. “Per ora ci affidiamo ai presidenti delle Autorità portuali - ancora Rixi - che consentono di agire con l’attuale legislazione”. La speranza è che la partita si possa chiudere nell’arco di qualche mese, anche se lo stesso leghista non nasconde le difficoltà correlate. In questo senso, c’è anche il lavoro per uniformare a livello nazionale le Sovrintendenze ai beni culturali, insieme al ministro della cultura Gennaro Sangiuliano.
“Dobbiamo fare delle norme, altrimenti non potremo più abbattere vecchie case popolari ma anzi bisognerà tutelarle. Una follia”. Il discorso è analogo per quanto riguarda i sedimi e vecchi manufatti portuali. Al netto di questi punti, il viceministro ha rilevato che “se non partiamo oggi con la pianificazione, non saremo adeguati a offrire domani i nostri scali. L’Italia è in competizione con altri, non con sé stessa e il sistema evolverà rapidamente nei prossimi anni”. Ha quindi elogiato Monfalcone per le capacità portuali su ferro.
La realtà del Nordest, infatti, “è la migliore rispetto al resto d’Italia”. C’è poi il tema della ricerca di figure professionali da inserire nella navalmeccanica e portualità, lavorando sulla semplificazione dei titoli insieme a Confindustria. In questo senso, il sindaco Anna Maria Cisint ha ricordato lo sviluppo avuto con l’arrivo delle navi da crociera, con una futura nuova tratta. Infine, c’è il tema della tutela da investimenti esteri: “Pensare a investi russi oggi è impossibile, sulla Cina preoccupa la situazione geopolitica nel Mediterraneo”.
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