Monsignor Štumpf entra a Nova Gorica: saluti e omelia bilingui per il nuovo vescovo di Capodistria

Monsignor Štumpf entra a Nova Gorica: saluti e omelia bilingui per il nuovo vescovo di Capodistria

La cerimonia

Monsignor Štumpf entra a Nova Gorica: saluti e omelia bilingui per il nuovo vescovo di Capodistria

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 02 Feb 2025
Copertina per Monsignor Štumpf entra a Nova Gorica: saluti e omelia bilingui per il nuovo vescovo di Capodistria

Il presule ha richiamato i valori del Giubileo, «ci salviamo assieme, gomito a gomito, non da soli», e ricordato la figura paterna.

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Dopo l’ingresso di ieri in Cattedrale a Capodistria, il vescovo Peter Štumpf, classe 1962 di Murska Sobota, è arrivato questa mattina a Nova Gorica nella concattedrale di Cristo Salvatore per la prima messa di “insediamento” anche nella realtà novogoriziana. Un’accoglienza affollata da fedeli non solo della città ma del mandamento, come mandamentale, se così si può chiamare, è stata la presenza musicale corale durante la celebrazione eucaristica. Tra i sacerdoti presenti il parroco, g. Milan Pregelj, e il vicario a Go! 2025, g. Bogdan Vidmar.

Štumpf ha salutato e ringraziato più volte in entrambe le lingue, dimostrando non solo la conoscenza della lingua italiana ma della complessità generale del territorio del Goriziano, inteso nella sua forma completa e quindi italiano e sloveno.

«È difficile succedere a grandi vescovi. Le parole solide, benefiche ma anche coraggiose e profetiche dei vescovi Janez Jenko, Metod Pirih e Jurij Bizjak hanno sempre soffiato dolcemente nelle vele della Chiesa locale di Capodistria, guidandola con sicurezza attraverso le correnti della nostra epoca. Con convinzione ci hanno parlato, mostrando che le loro parole trovavano dimora nella Sacra Scrittura, nell'insegnamento del Papa e dei Padri della Chiesa. Ci hanno incoraggiato a leggere, meditare e mettere in pratica queste parole. A tutti e tre i vescovi va il mio sincero grazie», ha ribadito il presule durante l’omelia.

Il presule ha ricordato momenti non semplici e il perché ha chiesto di poter ricevere l’amministrazione della diocesi il 1 febbraio: «Oggi ricorrono cinque anni dalla morte del mio amato padre Giuseppe. La notte tra il primo e il due febbraio ero con lui all’ospedale di Murska Sobota. Lentamente si stava congedando dalla vita. Lo aiutavo a respirare e gli ho amministrato i sacramenti. Quella notte siamo stati soli, immersi nella preghiera. Al mattino gli ho chiesto: «Papà, mi vuoi bene?». Mi ha risposto con un semplice: «Sì». Sono state le sue ultime parole per me. Da allora, nei momenti difficili in cui devo prendere decisioni, mi chiedo: «Cosa farebbe mio padre in questa situazione?». Era un uomo giusto, di preghiera e di bontà. Per l’anniversario della sua morte ho chiesto a Papa Francesco di poter assumere l’incarico di amministratore della diocesi di Capodistria il primo febbraio, per celebrare la mia prima Messa con voi il giorno successivo, in questa splendida concattedrale di Cristo Redentore».

Non sono mancati i riferimenti all’anno giubilare. «Camminiamo fianco a fianco. Nessuno vi arriva da solo. È impossibile giungere in cielo da soli. Il cielo è la comunità dei glorificati, coloro che sulla terra hanno creduto insieme, pregato insieme, celebrato insieme l’Eucaristia, si sono aiutati a vicenda e hanno anche sofferto insieme; molti sono persino morti nella fede nel cielo», così Štumpf che ha ribadito anche la propria umanità: «Anche un vescovo, spesso, fatica a trovare il giusto equilibrio tra giustizia e misericordia, tra dovere e indulgenza, tra verità e timore del giudizio altrui, tra il Vangelo e il mondo. Essere tutto per tutti, eppure talvolta essere il primo nella Chiesa e altre volte l'ultimo, è davvero impegnativo».

Una presenza fissa anche quella dei campanari che, da varie località del Friuli Venezia Giulia, hanno accompagnato la celebrazione con il tradizionale scampanio: presente, a nota, anche un suonatore dalla stessa città di Nova Gorica. In prima fila, tra i vari, anche il vicesindaco Anton Harej

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