I versi di ‘Se la sorgente si prosciuga’ di Macor uniscono la poesia friulana, slovena e italiana

I versi di ‘Se la sorgente si prosciuga’ di Macor uniscono la poesia friulana, slovena e italiana

Al Kulturni dom

I versi di ‘Se la sorgente si prosciuga’ di Macor uniscono la poesia friulana, slovena e italiana

Di Rossana D'Ambrosio • Pubblicato il 06 Feb 2025
Copertina per I versi di ‘Se la sorgente si prosciuga’ di Macor uniscono la poesia friulana, slovena e italiana

Al via il primo Festival ‘Incontro di culture – Natura senza confini’ nell’ambito della Giornata della cultura slovena.

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«Se ‘l flun al va a dispiardisi tal mar/ e nol torna/ al flun al mûr», recitano i versi del poeta friulano Celso Macor nella poesia “Se la sorgente si prosciuga”. Ha registrato il tutto esaurito lo spettacolo omonimo proposto in prima serata martedì presso il Kulturni dom di Šempas, replicando poi ieri sera - 5 febbraio - al Kulturni dom di Gorizia. Una serata musicale e letteraria conclusiva del primo festival “Incontro di culture: Natura senza confini”, nato per celebrare la Giornata della cultura slovena. Il concerto s’innesta nell’ambito del progetto Cross-Culture organizzato dall’Unione delle associazioni culturali di Nova Gorica - ZKD Nova Gorica e Porte a Nordest, in collaborazione con la Società filologica friulana e l’Unione delle associazioni culturali slovene di Gorizia – ZSKD. «Ci troviamo al secondo appuntamento del concerto – ha ricordato il presidente dell’associazione Porte a Nordest, Federico Portelli – il messaggio che reca è la reale valorizzazione della pluralità di culture di questo territorio».

Concorde il presidente del Kulturni Igor Komel, secondo cui il capitale offerto da Go2025 «non verrà disperso, sinonimo di quella Gorizia che deve essere un futuro comune, in cui ciascuno cerchi di riconoscersi e collaborare». In quest’ambito di comunione s’inserisce Celso Macor, primo scrittore friulano ad aver presentato una sua opera presso il Kulturni. Un festival che fonde musica, teatro e danza per sensibilizzare i cittadini su tematiche ambientali, coniugando letteratura presente e passata attraverso le performance degli artisti. «”Se la sorgente si prosciuga” coglie uno dei messaggi principali – ha rimarcato Tanja Badalič – quello che la Natura è casa, sorgente, vita». E proprio l’acqua sarà il tema del festival che si terrà in primavera, proseguendo a mostrare «quanto poco ci vuole per allontanarsi da un idilliaco paesaggio naturale ai suoi opposti». Cuore pulsante dello spettacolo è il delicato scrigno di poesia che ha preso forma nei versi di Pavlina Pajk, Ljubka Šorli, Tanja Badalič, ma anche Srečko Kosovel, Zoran Božič, Luca Buiat e Celso Macor, dal quale ultimo è stato estrapolato il titolo. Versi nudi che raccontano il paesaggio in cui scorre l’Isonzo, con le stagioni che di anno in anno vanno avvicendandosi.

E come non richiamare alla memoria la prosa lieve della “Trilogia isontina” di Macor, dove ritroviamo il celebre “Isonzo, finalmente fiume di pace”? Una Natura, quella di Macor, costellata di crochi e acque turchesi, ma anche ritmata dal turbinio roboante della Soča/Isonzo che serpeggia per «centotrentacinque chilometri» fino a raggiungere il golfo di Trieste. È qui che con imponenza «si disperde. Muore». Quasi che la storia condensata fra le sue acque possa svanire nelle infinite altre storie che raccontano l’evoluzione delle civiltà. «Addio vecchio fiume – saluta nostalgico Macor nel primo capitolo – Con una punta di tristezza lo vediamo perdere le ultime forze e sparire nell’infinito verde del mare di tutti». Un fiume che è «simbolo», sentiero e guida, poiché «sulle rive dei fiumi i popoli hanno tratto ispirazione per la musica, la letteratura», come del resto è accaduto per i blues sublimati dalle acque del Mississipi. A dirigere la Big Band NOVA di Nova Gorica è stato il maestro Blaž Pahor, con versi trasposti in partitura musicale dai compositori Blaž Pahor, Patrick Quaggiato, Vid Bavcon, Miran Rustja, Anže Vrabec e Danijel Černe.

All’interno del programma sono inoltre stati inseriti due brani strumentali, realizzati da David Mozetič e Anže Vrabec, mentre a interpretare le composizioni è stato il virtuosismo di Martina Feri, accompagnata dalle promettenti allieve Tina Bolko, Jasna Gornik, Tina Renar e Neja Volčič (Glasbena matica FVG), oltre che da Klara Pregelj, allieva del professor Ivo Špacapan (Glasbena šola Nova Gorica). Con un’ouverture adattata dai versi di Anže Vrabec, la solista Tina Renar si è esibita con “Cesta samotnih” (“Strada dei solitari”), dove un sognante Srečko Kosovel osserva i castagni fuori alla finestra mentre «le nuvole se ne sono andate/ in uno sfavillio dorato». A intersecarsi a Kosovel è stata “Jablana” (“Il melo”) di Tanja Badalič e “Fermarsi ancora” del poeta cormonese Luca Buiat, cui segue la celebre “Se la risultiva si suja” (“Če se izvir posuši”, “Se la sorgente si prosciuga”) di Celso Macor, nell’interpretazione avvolgente di Martina Feri. Ecco scorrere nell’immaginazione del pubblico quel fiume mitico che «sgorga da un grande nevaio», carnale «come una vena palpitante» e ritenuto dall’alpinista Julius Kugy «il più bel fiume d’Europa».

A questo componimento nostalgico segue “Sâtu ‘l me paìs” (“Poznaš mojo vas?”, “Conosci il mio paese?”) interpretato da Neja Volčič, distillato di poesia primigenia in cui case, stalle e campi si lasciano abbracciare dal profumo dell’estate, e dove «tutto è colmo d’ombre/ che giungono dal tempo dei sogni». Seguiranno ancora i versi di Buiat, Vrabec e Pahor, per concludere con l’accorata “Pomladna sinfonija” (“Sinfonia primaverile”) di Ljubka Šorli cantata da Tina Bolko. Una regia firmata Tamara Babić Nikiforov, che ne ha curato anche la sceneggiatura grazie alla selezione dei testi da parte di Martina Trampuž e Tanja Badalič e all’interpretazione di Martin Gerbec accompagnato da Serena Fogolini. Uno spettacolo con ingresso a offerta libera, il cui ricavato verrà devoluto all’associazione Društvo Repek che opera a tutela degli animali.

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