Il verde ‘condimento’ di turismo e armonia

Il verde ‘condimento’ di turismo e armonia

Il colore

Il verde ‘condimento’ di turismo e armonia

Di Ferruccio Tassin • Pubblicato il 25 Feb 2021
Copertina per Il verde ‘condimento’ di turismo e armonia

Ferruccio Tassin ci racconta di un colore particolare, il verde. In un territorio vocato al turismo il verde dovrebbe avere maggiore spazio e rispetto.

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Senza ricorrere a trattati, con simbologie astruse, che ne descrivano storia, significati, il verde è colore che piace. Ha incantato grandi religioni, parlando di paradiso, vestito bandiere, ridato speranze, annunciato la vita che rinasce, un ciclo che inizia, la giovinezza...

Dal ciglio della strada ben rasato, all’esuberanza di un bosco, da non casuale mescolanza di piante in un parco, alla riva di un fiume, da malga alpestre, a ciuffettata barena lagunare, il verde sembra respirare con noi. L’occhio pascola sul colore, trasmette all’anima desiderio di serenità, lampi o romanzi di vita.

Quando, bambino, forse attirato dalla parola “efficienza”, che cominciava a martellare la stampa, chiesi al Barba Rafaèl perché sprecare tempo, fatica a “barbirâ”, tosare, quasi da mania, orli insignificanti dei suoi pochissimi campi, mi rispose:” à di parê bon!” In italiano, un “deve fare bella figura!”, e non provvisoria. Quattro brevi parole di un’espressione friulana, densa di significato, mi hanno cambiato le idee, sono diventate canoni estetici, semplici, elementari nella funzione del verde. 

Si capisce - discorrendo di cinquanta-sessant’anni fa - che il mondo era diverso, se non altro per la magra agricoltura di sopravvivenza. Financo il minimo veniva sfruttato: erba per conigli, bracciata in più di verde per le mucche, elemento fondamentale nella semplice, variegata, economia domestica. Però, era il senso estetico a colpire, non casuale, parte di un sistema: la mucca all’abbeveraggio era strigliata senza fretta, con gusto razionale, li ruis, serpentoni di gambi di segala, per il filare dei bachi da seta, erano di armonico, uniforme, diametro. Forse si trattava di sentire mutuato dalla natura, ma effetti li aveva, eppure il lavoro era tremendamente dispendioso: tempo, fatica, da aggiungere a fatica. 

Oggi, capita di vedere rogge e fiumi “che Diu nus vuardi”, nell’alveo e sulle rive, strade sfalciate quando il sorghum halepense, la rundìna, per dirla alla popolare, ha superato l’altezza d’uomo, ha figliato radici, sparso semi alla natura e, secca gandìda, spera e sogna fresa o falce amica. Aree pubbliche, con decespugliamenti e tagli che avvengono d’emergenza, dimenticate adiacenze di zone commerciali e industriali che nuotano nel degrado, persino scuole, già troppo spesso insopportabilmente monotone e tristi all’interno, mostrano il peggio di sé nella manutenzione del verde, dall’erba a siepi, cespugli ed alberi. Verdi compressi come polli nella stia in «giardini» di abitazioni commerciali, in progetti scempiati da matite selvagge, si insinuano nei nostri paesi, inaugurando angoscianti tipologie del nulla.

Dove para, questo? Si immagina già la domanda in un penoso constatare che il verde è più considerato problema che risorsa. Para a sognare verde rispettato, in lode di chi la natura ha creato e di chi la natura dovrebbe godere, in simbiosi possibile, adoperando appena un filo delle potenzialità che Dio avrebbe voluto donarci, lasciandoci ampia libertà nell’uso. Ahinoi, qui non c’è né destra, né sinistra, né centro. Fatta la cernita di ciò che ci resta, in una zona vocata al turismo, in tutti dovrebbe saltar fuori la dignità d’un ragionamento normale: usare il verde, il più delle volte ereditato gratis, per rispettarlo, alleandoci con lui per una vita migliore.
È auspicio non impossibile per scenari che facciano emergere l’intelligenza umana. Il risultato può anche essere quello di far diventare verde di bile chi del verde se ne frega e lo considera un inciampo, o far rimanere al verde, fallito, chi della natura ha fatto una bandiera. Forse il rimedio già esiste: invita a confrontare il verde educato con quello dell’abbandono e bisbiglia alla nostra anima e alla nostra mente immagini e parole suadenti col sapore di paradiso.

In foto, rive di una roggia col verde soffocato dai rovi.

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