La veglia dei giovani richiama oltre 200 ragazzi da Gorizia e Nova Gorica

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La veglia dei giovani richiama oltre 200 ragazzi da Gorizia e Nova Gorica

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 19 Nov 2022
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Il cammino dalla Transalpina fino alla concattedrale, domani la Giornata mondiale della gioventù.

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Hanno camminato da piazza Transalpina/trg Evrope gli oltre 200 ragazzi e ragazze che hanno preso parte alla veglia organizzata in modo congiunto dalla diocesi di Capodistria-Koper e dall’arcidiocesi di Gorizia, in vista della Giornata mondiale della gioventù di domani, 20 novembre. A guidare il percorso i due responsabili delle pastorali giovanili, don Primož Eriavec e don Nicola Ban, alla presenza del responsabile per la capitale europea della cultura 2025 per la diocesi di Capodistria, don Bogdan Vidmar.

All’arrivo nella concattedrale di Nova Gorica, dedicata al Cristo Redentore, il momento di preghiera e le riflessioni dei due pastori, monsignor Jurij Bizijak e monsignor Carlo Redaelli. Bizijak, citando un passo degli Atti degli Apostoli circa la guarigione di un paralitico a opera di San Pietro, ha ricordato come “si tratta di un bell’esempio della chiesa delle origini che si è alzata dalla tavola di Pentecoste e si è messa in piazza ad annunciare la buona novella. Con gratitudine ricordiamo le generazioni che hanno tramandato il Vangelo e le tradizioni, speranzosi di poterla tramandare alle future".

"Vogliamo seguire gli esempi del Qoelet, che incita i giovani, ma anche l’apostolo Paolo che richiama a i Tessalonicesi a scambiare la propria lettera con quella dei Laodicesi e viceversa”. Citando anche la Madonna di Monte Santo, Bizijak ha poi lasciato la parola all’omologo goriziano Redaelli: “Ci fossimo trovati ad Aquileia 1600 anni fa, non avremmo avuto la croce al centro della chiesa, un simbolo all’epoca incomprensibile”. Il vertice della Curia ha evidenziato come "stasera alla festa di Cristo Re, che regna dalla croce, vorrei non fossimo abituati alla croce, che ci desse lo stesso fastidio che dava ai cristiani dei primi secoli".

"Mi sono chiesto perché Giovanni Paolo II ha affidato ai giovani la croce, perché non ha affidato loro una bella effigie della Madonna o un’icona del Natale, e una croce darla agli anziani? Darla ai giovani vuol dire capire la portata del messaggio, ma anche perché nella croce si concentra il male del mondo, anche la guerra, così come tutto l’amore di Dio. Il figlio di Dio che viene ucciso è anche l’amore di Dio, lo stesso che nel grembo di Maria viene riconosciuto da Elisabetta come la fonte di gioia. Una gioia e una vita che passano dalla croce".

"Pensiamo alla croce come qualcosa che ci dà fastidio ma che allo stesso tempo ci svela il mistero del male e l’amore di Dio”, così ancora Redaelli. La veglia si è conclusa con un momento conviviale e con l’evidente necessità e desiderio, soprattutto da parte delle giovani generazioni, di organizzare ulteriori manifestazioni di aggregazione non solo in vista dell’appuntamento culturale ma come esigenza di un territorio che si sente, e dovrebbe sentirsi, unito.

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