È già la seconda volta
Tornano i vandali al Bunker di San Michele del Carso, divelta la porta del radar e la panchina rossa
Il comitato si dice amareggiato anche perché gli atti vandalici sono comparsi assieme alle bandiere rosse del Primo Maggio. «Apprezziamo la tradizione ma questa porcheria non c'entra con i pali della Majenca».
Quella che doveva essere una consueta tradizione della zona carsica ma non solo si è trasformata, a San Michele del Carso, in un momento per vandalizzare l’area del Bunker risalente al periodo della Guerra Fredda.
A darne notizia il comitato che, dal 2015, si occupa della manutenzione del sito. “L'oggetto in sé non è un mistero – spiegano - si è svolta in questi giorni la tradizionale Majenca, una delle numerose usanze che, in tutta la Mitteleuropa e oltre, in questi giorni accompagna la posa di numerosi Maibaum, pali del Mai, Maja, Mlaj. Secondo diverse, ma affini, modalità. L'apparizione di tante bandiere rosse sui rilievi del carso isontino è una vista familiare”, precisa il comitato.
Ciò che ha accompagnato questa inattesa novità, invece, ha lasciato i volontari basiti: “i due pali che abbiamo trovato sono corredati da un quadretto di arroganza, incuria e chiari atti vandalici”.
Il comitato afferma di non essere mai stato interpellato, “questi ignoti si sono anche presi la libertà di costruire dei basamenti in cemento, addossati alla cupola osservatorio. Un comportamento arrogante: come se si fossero trovati su un terreno di cui possano disporre a loro piacimento”.
Di fatto la particella che il comitato ha in concessione è un’area demaniale, con la varia normativa che poi ne segue. “Un secondo palo con bandiera è stato legato con fil di ferro ai rami più alti di un pino nelle vicinanze, una soluzione rozza, che non ha nulla a che vedere con la tradizione”.
Non contenti di ciò, gli ignoti vandali hanno distrutto la panchina rossa, posata a marzo per sensibilizzare sul numero antiviolenza 1522. Alla panchina è stata divelta la seduta che i volontari hanno trovato poco distante. Tra l’altro il tutto è stato completato da una forzatura della botola del pozzo radar e vari rifiuti disseminati attorno alla cima dello Škofnik: bicchieri di plastica, resti di cibo, mascherine, mozziconi di sigaretta e i resti di un piccolo falò. “Ricordiamo il fragile contesto in cui ci troviamo, che è a estremo rischio d'incendio. Siamo sbalorditi – proseguono - e delusi per un evento che poteva e doveva svolgersi con altre modalità, proprie della società civile”.
Il comitato si dice, comunque, deluso per le energie che andranno spese per il ripristino e per le seccature burocratiche, “non abbiamo intrapreso questa avventura per passare il tempo a presentare denunce”. “Ma spiace soprattutto perché vediamo un evento legato alla tradizione sfruttato come un'opportunità per esercitare arroganza. Questo, prima che i danni materiali, è un aspetto che troviamo infame”.
Il comitato ha, così, scelto di lasciare le bandiere il più possibile fuori dalle inquadrature delle foto (che abbiamo poi pubblicato, ndr) così da evitare "ogni confusione tra questa porcheria e i veri pali delle località limitrofe".
L’invito è a “cercare di dare il nostro contributo alla valorizzazione di questa bella zona carsica: l'abbiamo fatta conoscere a visitatori provenienti dai luoghi più diversi e più lontani, collaborando con e pubblicizzando le attività di ristoro locali. Cogliamo l'occasione per affermare che, nel perseguire ciò, un incidente come questo non è sufficiente a scoraggiarci”, concludono.
Il comitato conclude segnalando che i pali sono posati precariamente e sono fonti di pericolo assieme ai resti della panchina danneggiata: sul territorio, difatti, vige il divieto di accesso a tutte le pertinenze del bunker. Fatto segnalato anche da vari cartelli in loco.
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