L’Ute inaugura il nuovo anno accademico: la «sete di conoscenza» festeggia 40 anni

L’Ute inaugura il nuovo anno accademico: la «sete di conoscenza» festeggia 40 anni

L'ANNIVERSARIO

L’Ute inaugura il nuovo anno accademico: la «sete di conoscenza» festeggia 40 anni

Di Rossana D'Ambrosio • Pubblicato il 11 Ott 2025
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La cerimonia si è svolta all’Auditorium della Cultura Friulana con il viaggio nella storia dell’arte di Antonio Morassi, a cura della studiosa Maria Masau Dan.

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È lo stesso Dante a ricordarcelo dal lontano Trecento: l’umanità non venne creata perché si abbandonasse alla brutalità dell’istinto, ma «per seguir virtute e canoscenza». Su questa falsariga venerdì 10 ottobre si è inaugurato il nuovo anno accademico dell’Ute, che in occasione della Capitale europea della cultura compie 40 anni. «Quest’inizio consentirà di percorrere un cammino di cultura e conoscenza – rimarca il prefetto Ester Fedullo – importante per la comunità in quanto apre spazi di socializzazione».

Un’offerta formativa ogni anno più densa, che spazia dallo studio delle lingue all’arte passando attraverso la medicina o i tanti laboratori teatrali d’intaglio del legno, uncinetto, merletto a tombolo, senza lesinare attività motorie che preservano dalle patologie dell’età avanzata o i giochi di società per rilassarsi, come il burraco. «È un momento bello di condivisione – sottolinea nell’esprimere la vicinanza delle istituzioni – che renderà tutti più consapevoli degli aspetti culturali di questa città». Oltre 500 iscritti per un totale di 128 corsi che rispecchiano l’anima genuina della città, «un tessuto sociale estremamente ricco – ribadisce l’assessore alla Cultura Fabrizio Oreti – che vi rende una bella squadra, attenta a dinamiche legate al presente e al futuro. Perché il 5 dicembre la Capitale europea si chiuderà con uno spettacolo di luci, ma per il 2026 ci attendono altre sfide, che affronteremo con il vostro sostegno».

A portare i saluti della presidente Carigo Roberta Demartin è poi il consigliere di indirizzo Anna Pettarin: «In questo mondo in continua trasformazione – riflette nella gremita sala dell’Auditorium – l’Ute rappresenta un faro che arricchisce il nostro spirito, creando legami di amicizia e confronto». «Svolgete un ruolo – interviene poi Daniele Ungaro in rappresentanza del rettore di Udine Angelo Montanari - che le università italiane non sono ancora in grado di assolvere: la formazione continua». Archivio di Stato, Banca d’Italia, Club Unesco Gorizia - ma anche Fondazione Coronini o Cai Gorizia – sono solo alcuni degli enti e associazioni a sostegno di Ute cui il presidente Lucia Samero ha volto i ringraziamenti: «Sono quarant’anni di vita, di storia ricca d’incontri – ricorda - di crescita personale ma anche collettiva. È stato un cammino realizzato attraverso quella sete di conoscenza che si rinnova e rinforza, in quanto l’università della terza età è il luogo in cui si sceglie di continuare a imparare». Una crescita che è in primis un «imparare assieme» confrontandosi con l’altro e stringendo legami.

«Qui si ritrova una vera comunità – evidenzia – un presidio culturale prezioso per il nostro territorio». Fra le socie che nel 1986 fondarono Ute la stessa Lidia Devetak presente in sala, che insieme a molte altre piantò il seme di quella cultura oggi più che mai viva e radicata. «Quarant’anni fa – prosegue Samero – hanno avuto una visione, ed è una grande soddisfazione vedere che le cose continuano a funzionare». Concluso il trasloco dal Centro polivalente all’Istituto delle Ancelle di Gesù, resta da riattivare il servizio di prestito della biblioteca, che annovera oltre 3500 volumi. «Di questi 128 corsi, 28 sono laboratori – spiega – un centinaio didattici e sei di attività motoria». Senza contare viaggi di istruzione o visite a mostre, come a quella su Mušič o all’altra di Treviso programmata il 13 dicembre, quando sarà possibile ammirare i capolavori dell’esposizione “Da Picasso a Van Gogh”. A celebrare il nuovo anno accademico, infine, non poteva che essere il viaggio nella storia dell’arte proposto da Maria Masau Dan, incentrato sulla figura del goriziano storico dell’arte Antonio Morassi. «Non c’è persona più europea di lui, qui a Gorizia – assicura Masau Dan– e abbiamo un debito nei suoi confronti».

Una figura tanto «luminosa» quanto schiva e riservata, che il 2 ottobre del 1976 ricevette la cittadinanza onoraria insieme al poeta gradese Biagio Marin e al noto Ervino Pocar. «Toni era un ragazzo biondo – lo descrive Marin - con bei capelli ondosi e riccioluti. Stava in casa a studiare per scuola, a suonare per ore il violino, e perfino a dipingere». Appena sedicenne dipinge un’incantata “Natura morta con iris e gattini”, mentre l’anno seguente si ritrae studiando Rembrandt. Un artista «controcorrente senza essere rivoluzionario» che racchiude una bibliografia «mastodontica», chiarisce la storica dell’arte. Oltre 30mila le fotografie lasciate alla Ca’ Foscari di Venezia, conservate in una fototeca «organizzata pensando alle generazioni future». Dopo gli studi allo Stadtgymnasium di Gorizia – dove affianca l’amico Marin e Umberto Cuzzi – abbandona la pittura per iscriversi alla facoltà di Lettere di Vienna, influenzato da Leo Planiscig. «L’indirizzo avanguardistico e rivoluzionario della rivista “Der Blaue Reiter” – scrive – le pitture astratte di Kandinskj e di Klee portarono un tale sconvolgimento nelle mie idee che abbandonai la pittura per rivolgermi alla storia dell’arte».

Con un occhio alla sua terra e l’altro al resto del mondo frequenta l’università con l’«indimenticabile maestro» Max Dvořák, innovatore nella stessa Vienna. Nel frattempo continua a dipingere con uno stile libero che guarda ai postimpressionisti, laureandosi nel 1916 con una tesi su Michele Sammicheli e poi con una seconda su Jacopo Bellini, stavolta a Roma con Adolfo Venturi. Finalmente nel 1920 viene nominato ispettore dell’Ufficio di Belle Arti di Trieste, una professione che gli consentirà di «passare al setaccio» luoghi, oggetti o dipinti catalogando il patrimonio del territorio. A rientrarvi saranno opere capitali come il trittico di Pellegrino da San Daniele della Basilica di Aquileia o l’altarolo di Montona, «oggetto ricco di storia» che venne donato da Bartolomeo Colleoni a Bartolomeo d’Alviano. Il corso su Antonio Morassi avrà inizio il 9 gennaio per concludersi il 30 dello stesso mese. Le iscrizioni ai corsi proseguiranno per tutto l’anno accademico in orario di segreteria. Per ulteriori informazioni consultare il sito www.utegorizia.it (Foto: Rossana D'Ambrosio).

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