Le voci
Dall’Universale al Particolare, l'arte di narrare il territorio di Oleotto e Komel affascina al Gorizia most

La terza edizione del festival trasforma luoghi e dettagli in storie, un ponte creativo fra cinema, letteratura e musica. Stasera la chiusura alla Maks di Nova Gorica.
Secondo Stendhal l’universale può essere raggiunto solo attraverso il particolare. Uno stratagemma riguardante la narrazione letteraria, che nell’era contemporanea trova estensione anche all’ambito cinematografico. Prosegue la Terza edizione di “Gorizia most” inaugurata venerdì 4 aprile dall’associazione Nuovo Lavoro in via Rastello e proposta ieri al Trgovski dom alla presenza del regista e sceneggiatore Matteo Oleotto, in dialogo con lo scrittore e filosofo Mirt Komel. A moderare l’incontro - che rientra nell’ambito della Festa dell’editoria indipendente - gli editori Patrizia Dughero e Simone Cuva della Qudulibri, che hanno organizzato l’evento con la collaborazione di alcuni enti, fra cui Maks knjigarna kavarna, arci Gong, Esto Knjige, Gorizia a capo, Založba Zrc e Društvo Humanistov Griške.
«Il festival è iniziato venerdì pomeriggio con Sara Lamanda – rimarca Dughero - con la quale abbiamo allestito una prima ondata di poesia presentando la sua “Regina di primavera”, un abito che mostra i colori dell’Isonzo e si connette con l’intero Friuli Venezia Giulia, con fiori che provengono da tutta la regione». L’intento di “Most” è quello di realizzare «un ponte a molti archi» fra sponde diverse, coniugando musica, letteratura e cinema in una festa corale che nell’anno della Capitale europea abbracci unitamente Nova Gorica e Gorizia. Un festival che nel pomeriggio di ieri è proseguito con Andreina Cekova Trusgnach e Roberto Marino Masini, ai quali sono seguiti Boris Pangerc e Michele Obit, e letture di Roberto Cogo accompagnate da suoni di chitarra elettrica e drum machine. A leggere “Battiti sottotraccia” è stata invece Cristina Micelli, alla quale sono seguiti i testi letti da Monic Guerra, Lussia Di Uanis e Paolo Pascolo.
«Già il 14 marzo qui al Trgovski abbiamo offerto alcune anteprime sulla tematica della traduzione dallo sloveno all’italiano di una poeta triestino-slovena, Erika Fornazaric. E ancora con grande attenzione alla poesia, oggi ci avviamo alla vera e propria inaugurazione di questo festival, in cui l’arco che intendiamo attraversare si distende tra le scritture di crime da parte di Mirt Komel e il regista Matteo Oleotto». Il primo è filosofo e ricercatore all’università di Lubiana, autore di diversi romanzi, fra cui “Il tiglio spezzato. Indagine sulle sponde dell’Isonzo” (pubblicato nella versione italiana di Michele Obit nel 2024). L’altro è il più noto autore di “Zoran, il mio nipote scemo” (2013) e di alcune serie televisive, tra le quali spicca “Volevo fare la rockstar” e la più recente “Eppure cadiamo felici”. Meno conosciuto è il film di Cupellini “Lezioni di cioccolato” (2007), in cui Oleotto recita come attore, mentre proprio in questi giorni sta montando il secondo lungometraggio della sua carriera, che probabilmente uscirà con il titolo “Ultimo schiaffo”. La riflessione del regista si concentra sui luoghi della narrazione filmica, che nel proprio lavoro divengono protagonisti al pari degli attori: «Perché il luogo deve parlare – spiega – deve avere un rapporto con i protagonisti». Ai luoghi proposti dal location manager il regista contrappone quelli interiorizzati attraverso un processo intimo.
«Il mio ultimo film l’ho girato in montagna, vicino Tarvisio – spiega – dove la neve e il freddo sono protagonisti. Gli attori compiono la generica azione di attendere, ma con la neve si è trattato di un’attesa diversa». La storia si dipana a Cave del Predil, «cittadina mineraria fra le più brutte e affascinanti» dove palazzi del realismo socialista s’innalzano surreali tra le cime dei monti. Komel delinea invece tre tipologie di ambientazioni, distinte fra luoghi reali, fittizi e non nominati. «Come in “Seven” di David Fincher, dove la città non ha nome, o in “Matrix”, dove la città non è nominata, ma s’indovina». Un’operazione che secondo Oleotto risulta «più semplice per il romanzo, rispetto al cinema». «Per “Zoran, il mio nipote scemo”, ho scelto di girare in Slovenia le parti ambientate in Italia e in Italia quelle ambientate in Slovenia, con l’intento di raccontare un territorio unico». Il filosofo di Lubiana riflette invece sulla sua opera “Detective Dante. Indagine a Nova Gorica”, osservando come il luogo stesso sia «contaminato dalla morte», al contempo «familiare e strano». Una letteratura che confluisca nel cinema e viceversa, in cui il processo creativo possa trarre ispirazione dalla musica.
«Scrivo ascoltando la colonna sonora di “Twin Peaks” – rivela Komel – per staccarmi dalla realtà e calarmi nel giusto stato d’animo». Dal luogo riconoscibile al non-luogo, secondo Oleotto «perfetto per la storia». «In letteratura non è necessario rendere i luoghi in maniera realistica – ribadisce Komel - è sufficiente narrarli. L’universale non si scrive attraverso una storia di ampio respiro, per citare Stendhal, ma immergendosi nei dettagli». «È un festival in cui la poesia crea un’ondata di partecipazione e di voci – sottolinea Dughero – dalla Slovenia a tutto il Friuli, come la scrittrice Di Uanis. La poesia trascina nel suo flusso come fa l’Isonzo, con autori che mettono in musica la propria poesia. Una serie di arcate che connettono temi poetici, di crime o di sceneggiatura filmica, ai quali parteciperanno alcuni esponenti dell’associazione degli editori del Friuli Venezia Giulia con il nuovo direttivo, presentando le ultime novità librarie e i progetti».Il festival si concluderà nella serata di domenica a Nova Gorica, in Erjavčeva 53.
Rimani sempre aggiornato sulle ultime notizie dal Territorio, iscriviti al nostro canale Telegram, seguici su Facebook o su Instagram! Per segnalazioni (anche Whatsapp e Telegram) la redazione de Il Goriziano è contattabile al +39 328 663 0311.

Occhiello
Notizia 1 sezione

Occhiello
Notizia 2 sezione
