Mario Snidero da Sant'Antonio di Fiumicello, una vita tra i campi e il lavoro

Mario Snidero da Sant'Antonio di Fiumicello, una vita tra i campi e il lavoro

Il personaggio

Mario Snidero da Sant'Antonio di Fiumicello, una vita tra i campi e il lavoro

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 03 Set 2021
Copertina per Mario Snidero da Sant'Antonio di Fiumicello, una vita tra i campi e il lavoro

Classe 1928 continua a lavorare nei campi dell'antico borgo friulano, «la nostra è una società difficile».

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Per incontrarlo si entra in un’altra dimensione. C’è poco da fare quando si sente il tempo scorrere più lentamente, quando la frenesia della contemporaneità non batte più sul veloce ticchettio dell’orologio o si scandisce dalle notifiche di un cellulare. Tra attrezzi da lavoro e ingegnosi marchingegni l’esistenza scorre quasi più lenta. E fa nascere una saggezza e un modo di vivere calcabili dalle parole, rigorosamente proferite in friulano, che raccontano di vita vissuta.

Una vita tra i campi, a contatto con la natura che tanto sa dare ma anche tanto sa togliere. E insegnare. Un’esistenza votata al lavoro, al servizio della comunità e a fare del bene, “parsè che a far un favor al è un plasè”, come dice lui a chi gli domanda. E la sua storia, nella semplicità, narra di un Friuli dalle radici genuine, di un Goriziano che guarda alle tradizioni con un occhio ben severo ma fiducioso sul futuro.

Mario Snidero, classe 1928, gran parte della sua esistenza l’ha vissuta a Fiumicello, nel borgo di Sant’Antonio. Nato a Premariacco già nel 1932 si era trasferito con la famiglia ad Aquileia in località Strassonara dove frequenta le scuole elementari. Nel 1937 è a Fiumicello, dove rimane ad oggi.

Dal lavoro alle Acli fino a presidente dell’albo professionale o impegnato nel Consorzio di Bonifica a Udine quindi consigliere dei Pensionati e poi nell’Anb, l’Associazione Nazionale Bieticoltori. Alla chiusura di un importante stabilimento a Cervignano, Mario era in prima fila a cercare di far valere i diritti dei lavoratori.

Un impegno costante, unito alla fatica nei campi che ha ereditato dal padre e che porta avanti ancora nonostante l’età e con forza e determinazione da vendere. “Una pianta, quanto sta per morire – racconta Mario – lascia sempre un ultimo seme, un ultimo germoglio per fare in modo che la propria specie possa andare avanti. La nostra società, però, fa esattamente il contrario”.

Una società difficile, quella contemporanea, secondo il rustico ma sempre sveglio Snidero. “Al posto dei bambini ci sono i cani e non vi è più rispetto per le donne. La donna è come il vino, se lo si tratta male ne esce aceto ma se lo si tratta bene esce ottimo”.

Tra i meriti del buon Snidero anche quello di aver dato impulso, tra i vari, alla Mostra delle Pesche e la fondazione della cooperativa agricoltori, adesso fusa assieme ad altre realtà.

E Mario, in una involontaria e quasi inconsapevole resistenza, ci racconta di un mondo che non può scomparire e di una tenacia che non può morire.

Foto Enzo Andrian.

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