Un'azienda su tre di Nova Gorica rischia la chiusura, il Covid colpisce duro oltreconfine

Un'azienda su tre di Nova Gorica rischia la chiusura, il Covid colpisce duro oltreconfine

oltre il 70% lavora con l'Italia

Un'azienda su tre di Nova Gorica rischia la chiusura, il Covid colpisce duro oltreconfine

Di Timothy Dissegna • Pubblicato il 11 Feb 2021
Copertina per Un'azienda su tre di Nova Gorica rischia la chiusura, il Covid colpisce duro oltreconfine

La pandemia ha colpito duro le imprese slovene, soprattutto a causa dei confini chiusi. Emergono, però, nuove opportunità.

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Se c’è un dato chiaro e oggettivo che emerge dalla pandemia in corso, è sicuramente che il Covid non conosce confini. Lo sanno bene Friuli Venezia Giulia e Slovenia, la cui frontiera è tornata ad essere protagonista delle misure di contenimento al virus decise soprattutto dal governo di Lubiana. In un contesto socio-economico come quello di Gorizia, però, le ripercussioni sono state inevitabili, in particolare per quelle realtà che operano a stretto contatto con oltreconfine. Non a caso, secondo una ricerca della Camera territoriale artigianale-imprenditoriale di Nova Gorica (che conta 600 soci), il 73% delle aziende locali opera con l’Italia.

“Fino a inizio settimana l’80% dei negozi sono rimasti chiusi - racconta Roberta Fortuna (nella foto), direttrice dell’ente -, solo negli ultimi giorni hanno ricominciato ad aprire. Si tratta principalmente di piccole realtà, mentre la grandi catene sono riuscite ad operare anche nei mesi scorsi”. A soffrire della situazione sono soprattutto i ristoratori, che hanno dovuto abbassare le serrande già a fine ottobre. Per loro “non ci sono ancora segnali di riapertura. Alcuni continuano con il take away, ma non basta. Ieri ho parlato con un titolare che ha 20 dipendenti e non sa come fare”. Il lockdown e i confini chiusi sono stati una mazzata per il settore, la cui clientela italiana è fino al 70% in alcuni casi.

Da martedì, quindi, oltre ad alcune scuole “hanno riaperto i piccoli negozi - prosegue Fortuna -, con tante restrizioni. Una volta a settimana i dipendenti devono fare i test, ma anche clienti per accedere ai servizi, soprattutto per i centri cosmetici”. Questi ultimi, fino a poco tempo fa, potevano operare solo con persone che necessitavano di cure per la pelle. L’ente camerale ha inoltre rilevato nel suo sondaggio che il 40% degli intervistati ha dovuto sospendere le attività durante la seconda ondata, arrivando al 70% tra chi è stato costretto a limitarla. Tra i numeri più allarmanti, ci sono quelli su chi è rimasto definitivamente a casa: il 20% ha dovuto fare licenziamenti per il calo delle entrate.

Tutto ciò si riflette sul mercato del lavoro, con un aumento dei disoccupati del 21,7% tra gennaio 2021 e 2020. La media della Slovenia è invece del 14,6%. “Ora le casse integrazioni arrivano anche al 100% ma solo per chi è chiuso con decreto. Finora erano all’80% e l’azienda doveva pagare il restante 20%”. Circa il 43% di chi è stato chiuso ha ricevuto la misura, mentre i liberi professionisti hanno ottenuto un sussidio di 600 euro, ora aumentato a 1.100 euro al mese. “Si può sopravvivere, ma l’obiettivo è lavorare e guadagnare. La situazione è critica e, quando le misure dello Stato finiranno, non sappiamo se le attività riapriranno effettivamente”. Il rischio, infatti, è che 1/3 delle Pmi locali muoia.

“Noi stiamo proponendo nuove misure, complementari con quelle nazionali. Lavoriamo tanto anche con i comuni, anche per coprire alcuni costi, in aiuto a commercianti e ristoratori”. Il bacino di riferimento è di sei comuni, di cui il più grande è proprio Nova Gorica. Ci sono, però, anche dei cambiamenti in corso: “Tante aziende hanno sviluppato le vendite online e alcune sono cresciute, soprattutto nel campo IT”. Proprio questo sarà centrale nella nuova area industriale di Kromberk: “Tante aziende sono interessate ad investire, il Comune aprirà a breve la vendita di lotti e abbiamo già molta richiesta”. L’appeal è dato anche dai finanziamento pubblici per insediarsi.

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