Il convegno
Un secolo di Azione Cattolica: «Proseguire nell'impegno educativo e verso il 2025»
Il presidente Cappelli ha rimarcato il significato associativo, ovvero «saper partire dagli stili di vita quotidiani, non sottrarsi alle sfide e non nascondere».
L'Azione Cattolica di Gorizia ha celebrato i suoi cento anni di vita con un convegno che è stato promosso questa mattina nella "Sala Incontro" della parrocchia di San Rocco a Gorizia. "L'impegno educativo dell’Azione Cattolica in 100 anni di storia a servizio della Chiesa e del Paese": è stato questo il titolo dell'iniziativa alla quale sono intervenuti Paolo Cappelli come presidente diocesano, Giuseppe Notarstefano in qualità di presidente nazionale, lo storico Ernesto Preziosi e l'arcivescovo Carlo Roberto Maria Redaelli. A condurre l'inoltro è stata la giornalista di Avvenire, Lucia Bellaspiga.
Il convegno è stato un'occasione utile per partire dalla considerazione che l'associazione diocesana è nata in una Gorizia "città che esce dall'ordinario", una comunità multiculturale e che raccoglie un crogiuolo di culture. Un' Ac "nata da donna" come ha sottolineato Bellaspiga nella sua introduzione. Il presidente diocesano Paolo Cappelli ha inizialmente illustrato il percorso di riscoperta delle radici dell'Azione Cattolica, un lavoro di approfondimento su donne e uomini che si sono messi a disposizione facendo del servizio una delle loro ragioni di vita. "Abbiamo voluto mettere a disposizione delle nuove generazioni queste figure tenendo conto della realtà sociale, politica ed economica in cui la nostra associazione è nata e parlando delle persone che l'hanno vissuta nel quotidiano" ha spiegato Cappelli.
Il presidente nazionale Giuseppe Notarstefano ha parlato di un'Azione Cattolica intessuta nella società e che per essa è divenuta un lievito. "Non dobbiamo solo soffermarci su chi siamo ma per chi siamo" così Notarstefano, il quale ha pure sottolineato che quella dell'associazione è una storia fatta di amore, amicizia, relazioni, fraternità, condivisione, servizio e formazione. Per lo storico Ernesto Preziosi "La storia associativa si riallaccia a quella della salvezza e dell’incarnazione" e ha aggiunto: "Questa storia bisogna viverla in comunione con Cristo consentendo il cammino del laicato che sa farsi teologia". Due figure laicali di spicco richiamate dallo storico sono state, per esempio, Armida Barelli e Vittorio Bachelet.
Far vivere l'Azione Cattolica, quindi, non è viverla da nostalgici ma viverla per il futuro che per Cappelli significa saper partire dagli stili di vita quotidiani, non sottrarsi alle sfide e non nascondere "ciò che siamo". E ancora, per Notarstefano: "Azione Cattolica è una palestra di sinodalità nella quale bisogna vivere. Una sinodalità da guardare con una visione gioiosa senza cedere allo specialismo o alle settorialità per restituire la pienezza dell'umanità necessaria per tenere insieme le persone". Vincere l'indifferenza delle nuove generazioni - un problema non solo per la chiesa ma per la società tutta - è stata la considerazione finale di Preziosi secondo il quale l'associazione dovrà sapere riunire, istruire, fare testimonianza e "far riscoprire l'esperienza cristiana mettendo al centro il Vangelo ed i suoi aspetti concreti da inserire nella vita di ogni giorno per poter raggiungere i giovani".
Il convegno si è concluso con l'intervento dell'arcivescovo Redaelli. Il presule ha sottolineato quanto il lavoro dell’Azione Cattolica sia necessario per essere da esempio nei confronti dei laici nelle comunità visto il calo dei sacerdoti. Per monsignor Redaelli non si deve considerare la presenza di preti stranieri in diocesi come una sorta di neocolonialismo e questi inoltre non rappresentano la soluzione alla crisi di vocazioni che si sta vivendo. Un altro tema richiamato dall' arcivescovo è stato quello di Gorizia e Nova Gorica Capitale della Cultura nel 2025. "Abbiamo un tesoro da condividere che è la fede, essere cristiani è un dono e non bisogna nasconderlo. Buon lavoro all'associazione per i prossimi anni di lavoro".
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